Il pallone più veloce in un torneo olimpico di pallavolo l’ha scagliato lui, Ivan Zaytsev, lo “zar” della nazionale italiana medaglia d’argento a Rio 2016. 127 kmH è la velocità che ha impresso alla palla battendo un servizio nei quarti di finale del torneo olimpico contro l’Iran. Senza gli azzurri – con i quali ha collezionato una decina di medaglie in pochissimi anni – ha conquistato tornei in Italia e all’estero: lo scudetto con Macerata di tre anni fa e la coppa Cev lo nel 2015 a Mosca, con la Dinamo.
Anni di duro allenamento, uniti al talento con lo zampino dei geni paterni, hanno dato i loro frutti. Figlio d’arte – suo padre Vjačeslav ha vinto l’oro con l’Urss nelle Olimpiadi del 1980 – Ivan Zaytsev ha cominciato a giocare a pallavolo a 7 anni: «È la pallavolo che ha scelto me, se si può metterla così!», racconta il campione a Humanitas Salute. «Non ricordo di aver scelto questa vita, ma di aver preso in mano un pallone da volley quando ero molto piccolo e già non me la cavavo male. Un po’ il mio DNA un po’ aver visto talmente tante partite e allenamenti che alla fine ho imparato guardando molto più di quando pensassi. Il mio primo allenatore poi non era uno scarso!», ride pensando al padre.
Contro il rischio di infortuni è bene anche parlare con un podologo e un osteopata
Da allora non si è fermato mai, sempre preso da allenamenti, sedute in palestra, partite e tornei: «Un giocatore di pallavolo non si ferma mai. Da quando sono titolare sia in Nazionale che nel club credo di aver fatto in tutto massimo due mesi di vacanza in 7 anni. La pallavolo gioca anche a Santo Stefano, alla Befana e a Pasqu
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Ivan ha davanti a sé ancora tanti anni da giocatore ad alti livelli, pieni di successi gli auguriamo. Anni nei quali non perderà l’emozione di scendere in campo: «Quando sento le farfalle nello stomaco me le godo proprio, è una sensazione bellissima. Giocando spesso partite importanti con il tempo impari a sentire a pieno quel momento e non farti soccombere dalle emozioni, anzi ti trascinano oltre i tuoi limiti, quindi ben vengano! In quei momenti può aiutarti la musica, sempre un buon diversivo per scaricare la tensione, rilassarsi e concentrarsi».
Anche se la pallavolo non è uno sport professionistico – «Siamo dilettanti, uno dei tanti fantastici paradossi del mio sport», dice con un po’ di amarezza – lui professionista lo è. E a lui chiediamo un consiglio per tutti i “giocatori della domenica” di pallavolo per prevenire gli infortuni: «Riscaldamento prima di tutto. È noioso soprattutto da giovane quando non vedi l’ora di giocare ma è parte della prevenzione come anche lo stretching a fine gara e l’allenamento. Se poi si hanno a disposizione i mezzi anche un consulto da un podologo e un osteopata è molto utile. Così si può capire se pianta dei piedi e schiena sono a posto prima di subire qualche incidente per una postura sbagliata o le scarpe non adatte».
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E a fine carriera cosa farà Ivan Zaytsev? Resterà nel settore magari da allenatore?
«Credo di non avere la stoffa per fare l’allenatore, non tutti possono farlo solo perché hanno giocato, è un ruolo delicato. Personalmente mi vedo fuori dalla pallavolo quando finirò, magari potrei pensare al beach volleyball: una vita più libera, al mare, senza porte chiuse e aria condizionata, sempre con la mia famiglia che mi sostiene e che vorrei ripagare dei sacrifici che ha fatto».
Se vuoi scoprire perché per Ivan la pallavolo è uno sport indicato per bambini e ragazzi o perché l’alimentazione è importante per un atleta continua a seguire Humanitas Salute.
* Foto tratta dal profilo Facebook ufficiale di Ivan Zaytsev