Stai leggendo Guerra alle porte, istruzioni per l’uso

Magazine

Guerra alle porte, istruzioni per l’uso

19/03/2003

In occasione della guerra contro l’Iraq, molti cittadini degli Stati Uniti hanno pensato di premunirsi contro la minaccia di attacchi terroristici chimici o biologici. Da molte settimane anche i giornali italiani raccontano di scenari in cui molti hanno fatto incetta di scotch da pacchi e teli di plastica per essere pronti a sigillare ogni fessura delle proprie abitazioni in caso di attacco.

In America
Questa misura non ha probabilmente alcun effetto protettivo, a differenza di altre misure preventive più impegnative, che però non hanno avuto seguito. Si temeva, per esempio, che le quantità di vaccino contro il vaiolo disponibili in tempi brevi sul territorio americano non sarebbero bastate, ma in realtà il timore di effetti collaterali gravi (fino a 50 casi di effetti collaterali potenzialmente letali, con uno o due decessi per milione di vaccinazioni) ha fatto sì che meno di 13.000 professionisti sanitari vi si sottoponessero, contro i 450.000 che erano stati invitati a farlo.

In Italia
In Italia la situazione non è stata presa sotto gamba, anche perché la posizione assunta dal Governo a fianco degli USA ha fatto inserire il nostro paese nella lista di quelli potenzialmente a rischio, anche se non proprio in prima linea.
Le strutture sanitarie italiane hanno però preferito essere pronte ad affrontare eventuali emergenze, e così ha fatto, fin dal mese di dicembre scorso, il Ministero della Salute.
Il piano di intervento italiano prevede una mobilitazione della base del sistema sanitario nazionale (ospedali locali e medici di famiglia in primo luogo) perché l’eventuale diffusione di un agente infettivo raro può essere individuata solo dai medici che si trovano “in prima linea” nel fare le diagnosi. Secondo un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità bisogna infatti sospettare un attacco bioterrorista ogni qual volta ci si trova davanti a una epidemia a rapida diffusione per la quale non ci sono spiegazioni logiche. I luoghi più sorvegliati sono gli aereoporti, dato che batteri e virus, secondo le valutazioni del ministero, dovrebbero essere introdotti nel paese dall’estero.

Negli aeroporti
“In effetti esiste un piano di isolamento delle persone che potrebbero essere affette da malattie contagiose e che vengono identificate già sull’aereo dal personale di cabina” spiega Barbara Bucci, medico presso gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa. “Negli ultimi mesi è stata potenziata la rete di contatto con gli ospedali e i reparti di malattie infettive”. Il compito dei medici di frontiera non si ferma lì: “Veniamo chiamati anche per esaminare materiale sospetto trasportato dai passeggeri o trovato in cabina dal personale di pulizia. In questi casi siamo dotati di apposite tute e maschere per prelevare campioni della sostanza sospetta. Finora, per fortuna, abbiamo avuto varie chiamate d’allarme ma non abbiamo mai trovato nulla”.

Una difesa in caso di attacchi bioterroristici
Ma quali sono le malattie che possono essere diffuse con un attacco terroristico e come ci si può difendere da esse? “Difendersi dal bioterrorismo è assai difficile” spiega Louis Free, direttore dell’FBI, in un recente articolo dedicato all’argomento. “Più che prevenire la diffusione della malattia bisogna essere pronti nell’identificarla, nell’isolare eventuali persone contagiose e nel disporre i trattamenti adeguati”. Il bacillo più facile da trasportare è l’ormai famoso agente infettivo dell’antrace, una malattia che colpisce l’apparato respiratorio e può provocare morte nel 20 per cento dei casi trattati con antibiotico (se non viene curata, la mortalità può arrivare al 75 per cento). Esiste un vaccino contro l’antrace, efficace nel 92 per cento dei casi e utilizzato in genere dalle persone che lavorano con gli animali (l’antrace è molto diffusa tra gli ovini). Come tutti i vaccini ha una quota di rischio che non ne giustifica l’uso su vasta scala, tanto meno in Italia.

Attenzione al vaiolo
Per quanto riguarda invece il vaiolo, formalmente sradicato da tutto il territorio europeo, il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha annunciato che i rischi di effetti collaterali gravi sconsigliano al momento l’uso del vaccino, di cui comunque ci sono scorte sufficienti per tutta la popolazione mai vaccinata, ovvero quella sotto i trent’anni. Chi è stato vaccinato anche molti decenni fa, infatti, dovrebbe aver conservato la protezione immunitaria. Anche volendo immaginare lo scenario peggiore, su cui oggi non ci sono peraltro conferme concrete, secondo il ministro Sirchia la situazione attuale consente “di prevedere che un attacco biologico possa essere in grado di creare alcuni focolai di contagio e pochi casi secondari (cioè con trasmissione da persona a persona) prima che si possa intervenire con tecniche di isolamento e vaccinazione di massa”.

Il ritorno della peste
“Il bacillo della peste è un altro agente infettivo di cui si è ampiamente discusso nel campo del bioterrorismo” spiega Pietro Greco, giornalista, autore di “Bioterrorismo” pubblicato presso gli editori Riuniti. “La sua diffusione è bloccata dal fatto che le persone in buona salute in genere sono abbastanza resistenti alle infezioni e non sviluppano la forma letale. Inoltre il bacillo della peste è sensibile agli antibiotici”.

Rischio botulino
Infine, tra le molte possibili “armi improprie” va annoverato anche il botulino, una tossina in grado di provocare una progressiva paralisi flaccida dei muscoli. Di botulismo, però, si muore anche senza la presenza di terroristi dato che la tossina può contaminare le conserve casalinghe. Non a caso la saggezza popolare insegna che scatole e conserve che presentano rigonfiamenti della capsula devono essere gettate via perché ciò potrebbe segnalare la presenza di batteri all’interno della confezione. Il botulismo, però, non è contagioso per cui un eventuale uso criminale della tossina botulinica si configurerebbe più come un attacco su piccola scala secondo le modalità dell’ormai tristemente famoso Unabomber che dissemina i supermercati del Nordest di cibi esplosivi.
Dal punto di vista delle malattie contagiose, quindi, il cittadino medio italiano non ha bisogno di prendere iniziative personali. L’osservatorio epidemiologico del ministero e dell’Istituto superiore di sanità registra tutti i casi anomali di malattia. Inoltre l’Italia ospiterà, alla fine del mese di marzo, un meeting dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle strategie di isolamento per pazienti con vaiolo e altre infezioni virali altamente contagiose.

A cura di Livia Romano

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita