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Prevenzione

Reflusso, zenzero e curcuma per una migliore digestione: esperti in diretta FB.

13/10/2016

Capita a moltissime persone di digerire a fatica o di avvertire un bruciore dietro lo sterno dopo aver mangiato. Disturbi come il reflusso gastroesofageo hanno chiaramente un legame con l’alimentazione. In tutte le patologie funzionali l’alimentazione può influenzarne i sintomi: dalla dispepsia, ovvero la cattiva digestione, che riguarda le alte vie dell’apparato digerente, alla sindrome dell’intestino irritabile che invece riguarda le basse vie, spiegano gli specialisti di Humanitas.

Questa mattina Marco Bianchi, chef e divulgatore scientifico di Fondazione Umberto Veronesi, sulla sua pagina ufficiale di Facebook nello spazio “Uno spuntino con…”, ha rivolto domande agli specialisti di Humanitas su alimentazione e salute intestinale, rispondendo anche alle richieste degli utenti del social network.

Pochi grassi e niente pasti abbondanti per evitare il reflusso

In tanti hanno chiesto cosa fare contro il reflusso, uno dei disturbi più diffusi a carico dell’apparato digerente. Cosa è meglio non mangiare per prevenirlo? «Cibi come menta, caffè, cioccolato, succo d’arancia stimolano la secrezione dei succhi gastrici e l’acidità irrita le mucose dell’esofago. Inoltre il caffè può influenzare la tenuta della valvola che separa lo stomaco dall’esofago e dunque favorire il reflusso. Attenzione alla dieta anche per un altro aspetto: i cibi grassi o i fritti rallentano la motilità dello stomaco. Ecco perché molti pazienti lamentano una sorta di effetto “ascensore” del cibo dopo una cena ad alto apporto di grassi».

Ma proprio dalla tavola possono arrivare anche dei rimedi per il reflusso: «Ad esempio lo zenzero e la curcuma possono aiutare chi ne soffre perché sono sostanze naturali procinetiche ovvero aiutano la motilità delle alte vie dell’apparato digerente».

Ma oltre a queste accortezze su cosa mettiamo nel piatto, il professore consiglia anche delle “norme igieniche” anti-reflusso: «È raccomandato fare piccoli pasti, non sovraccaricarsi e non andare a letto subito dopo aver mangiato».

Comunemente l’intestino viene chiamato il nostro “secondo cervello”, ricorda Marco Bianchi. «Questo perché è l’organo più innervato dopo la testa ed è il motivo per cui lo stress può scatenare i sintomi della sindrome del colon irritabile».

Contro la sindrome del colon irritabile si può limitare il consumo di cibi Fodmap

Ecco un’altra malattia che ha a che fare con l’alimentazione. Si tratta di una condizione più diffusa tra le donne (forse per una diversa soglia del dolore o perché giocano un ruolo gli ormoni femminili) e che può essere contrastata rivedendo la dieta. Sotto accusa sono finiti i cosiddetti cibi Fodmap, ovvero alimenti che contengono determinati zuccheri, ovvero Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccarici e Polioli come il lattosio, dal potere fermentativo. È stato dimostrato che limitandone l’apporto o addirittura eliminandoli dalla propria dieta può far regredire a un mese i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. L’importante è affidarsi sempre a un medico e dunque evitare il fai da te né di ridurre o escludere i Fodmap per lunghi periodi.

Nella tabella una lista dei cibi ammessi e di quelli che invece possono essere limitati per controllare la sindrome dell’intestino irritabile.tabella-fodmap

Il fai da te va evitato anche in caso di sospetta intolleranza al lattosio, quando invece è bene «testare la tolleranza individuale ai singoli alimenti e solo dopo una diagnosi certa di intolleranza eliminare i cibi che lo contengono», o per chi vuole assumere probiotici. In questo caso è «raccomandato chiedere consiglio al medico perché i fermenti lattici sono diversi tra di loro e non tutti hanno evidenze scientifiche a supporto della loro efficacia», concludono gli specialisti di Humanitas.

* La tabella è tratta da healthylifeinurbanjungle.com

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