Sangue nelle urine: le cause e gli esami da fare

La presenza di sangue (ematuria) può manifestarsi in due forme: macroematuria, quando il sangue è visibile a occhio nudo, o microematuria, quando il sangue è rilevabile soltanto al microscopio nell’esame delle urine. In entrambi i casi, è essenziale consultare un medico per identificare la causa di questa condizione.

L’ematuria può manifestarsi:

  • All’inizio della minzione, che può indicare un’origine nell’uretra o nella prostata.
  • Durante l’intera minzione (ematuria totale), suggerendo una possibile origine nella vescica, nell’uretere o nei reni.
  • Alla conclusione della minzione (ematuria terminale), che può essere legata a problemi nella vescica o nella prostata.

Il sangue inoltre può essere:

  • Di colore rosso vivo, indicando un’origine nella parte bassa dell’apparato urinario.
  • Di colore bruno, suggerendo un’origine nella parte alta dell’apparato urinario.
  • Con o senza la presenza di coaguli, a seconda dell’entità dell’emorragia e della sua localizzazione.

Quali sono le cause della presenza di sangue nelle urine e cosa fare? Ne parliamo con il dottor Roberto Musci, urologo e andrologo presso Humanitas San Pio X e i centri medici Humanitas Medical Care.

Sangue nelle urine: le cause

La presenza di sangue nelle urine può avere diverse cause:

  • Neoplasie dell’apparato urinario (reni, ureteri, vescica, prostata e uretra)
  • Calcolosi dell’apparato urinario
  • Traumi all’apparato urinario
  • Infezioni dell’apparato urinario
  • Infiammazioni prostatiche o del collo vescicale
  • Rottura di cisti in caso di rene policistico
  • Interventi chirurgici urologici, con possibili sanguinamenti anche dopo settimane dall’operazione
  • Uso di catetere vescicale
  • Patologie nefrologiche, come le glomerulonefriti
  • Sforzi o esercizio fisico intenso
  • Malattie infettive, tra cui tubercolosi, malaria e schistosomiasi.

A seconda dell’ipotesi diagnostica o della diagnosi effettuata, l’urologo potrebbe indirizzare il paziente da altri specialisti che possano garantire un’appropriata presa in carico.

 

Esistono casi di falsa ematuria, dove il colore delle urine simula la presenza di sangue, ma in realtà è dovuto ad altre cause:

  • Farmaci: alcuni medicinali, come la rifampicina, il propofol, l’ibuprofene e la metildopa, oltre a lassativi contenenti cascara.
  • Alimenti come barbabietole, mirtilli, certi coloranti alimentari e rabarbaro.
  • Emoglobinuria. Quando le urine assumono una colorazione simile al marsala a causa di un’intensa emolisi, che può accadere in condizioni come la talassemia, il favismo e la malaria.
  • Mioglobinuria. Causata dalla presenza di mioglobina nelle urine, può verificarsi a seguito di gravi danni muscolari, come quelli causati da eccessivi sforzi fisici o traumi.
  • Porfiria: una malattia metabolica che colpisce il fegato o il midollo osseo e può portare all’accumulo di porfirine, dando alle urine una colorazione rossa.

Sangue nelle urine: cosa fare?

È essenziale sottoporsi a una visita urologica, in particolare in caso di macroematuria. Durante la visita, lo specialista indagherà su eventuali episodi precedenti di ematuria e sulla storia familiare del paziente. Elementi cruciali da considerare includono il tipo di lavoro svolto dal paziente, eventuali precedenti familiari di patologie simili, i farmaci in uso, l’abitudine al fumo di sigaretta, possibili malattie a trasmissione sessuale e una storia clinica che include patologie urologiche.

In seguito, il medico effettuerà un esame fisico completo per stabilire una diagnosi differenziale, alla ricerca di segni che possano suggerire l’esistenza di problemi sottostanti.

Determinerà poi quali esami effettuare in base all’età, ai sintomi e alla situazione clinica del paziente:

  • Esame delle urine con urinocoltura e antibiogramma: per identificare il tipo di cellule presenti nelle urine, la presenza di cristalli, globuli bianchi, il pH, la presenza e la concentrazione di batteri e l’antibiotico a cui sono sensibili.
  • CTM urine (3 campioni): per la ricerca di cellule con alterazioni sospette per neoplasie.
  • FISH test (Fluorescent In Situ Hybridization): per identificare le quattro mutazioni cromosomiche più comuni nelle neoplasie dell’apparato urinario, rilevabili al microscopio tramite marcatori fluorescenti.
  • Esami del sangue: per valutare la funzionalità renale, la coagulazione, la presenza di indici infiammatori alterati e il livello di PSA.
  • Ecografia dell’apparato urinario: un esame standard per valutare lo stato dell’apparato uro-genitale e l’eventuale presenza di patologie.
  • Cistoscopia: una procedura che permette al medico di esaminare l’interno della vescica. Si tratta di un esame ambulatoriale, di breve durata e non doloroso, durante il quale un dispositivo flessibile con una telecamera viene inserito fino alla vescica, proiettando le immagini su uno schermo.
  • Scansione TC/RNM: un esame di approfondimento che valuta l’intero apparato urinario alla ricerca di neoplasie, calcoli o altre patologie.
  • In caso di sospetta presenza di neoplasie, possono essere necessari esami più invasivi, come cistoscopia con biopsia, TUR (resezione transuretrale) vescicale, ureterorenoscopie diagnostiche e operative.
  • In caso di sospette malattie nefrologiche, il paziente sarà indirizzato a un nefrologo per ulteriori valutazioni.

È fondamentale non sottovalutare la presenza di sangue nelle urine e procedere sempre con una visita urologica di approfondimento.

Redazione Humanitas Salute: