Onde d’urto, le nuove frontiere

Le onde d’urto sono una terapia non invasiva, con scarsi effetti collaterali, ripetibile e di basso costo. Oggi, in alcuni casi, possono sostituire l’intervento chirurgico e per il futuro si prospettano applicazioni che solo dieci anni fa erano impensabili. Dall’ortopedia alla cardiologia. Ne parliamo con la dott.ssa Maria Cristina d’Agostino, responsabile in Humanitas del Servizio onde d’Urto, consigliere della Società Italiana di Terapia Onde d’Urto (SITOD) ed ora anche della Società Internazionale (ISMST).

Quali sono i principali vantaggi di questa metodica, specie rispetto all’intervento chirurgico?
“I vantaggi di questa terapia, i cui risultati positivi sono ampiamente documentati dalla letteratura scientifica internazionale, consistono nel fatto che si tratta di una metodica non invasiva, pressoché priva di effetti collaterali di rilievo, ripetibile e di basso costo per il paziente (in quanto erogabile in regime di convenzione Servizio sanitario nazionale, anche se non in tutte le regioni). Le onde d’urto si sono rivelate un vero ‘toccasana’ per molti pazienti, specialmente per coloro che non hanno ottenuto beneficio da altre terapie conservative (farmacologiche e/o fisioterapiche), o addirittura per pazienti che si sono già sottoposti ad un intervento chirurgico ma senza risolvere la loro patologia.
Non possiamo ovviamente considerare in assoluto le onde d’urto come un sostituto della terapia chirurgica: ci sono dei casi in cui infatti non c’è alternativa alla chirurgia (ad esempio le lesioni tendinee vere e proprie, le ostenecrosi in fase avanzata e con importante deformità ossea, oppure le pseudoartrosi instabili o con grave perdita di osso). Tuttavia rispetto a qualche anno fa molti pazienti affetti dalle patologie descritte possono sperare in una risoluzione non chirurgica (e praticamente priva di rischi ed effetti collaterali), sottoponendosi alla terapia ad onde d’urto. Inoltre non si tratta di una semplice terapia palliativa (in grado cioè solo di ridurre il dolore), ma propriamente curativa, cioè potenzialmente in grado di eliminare il processo patologico”.

In Humanitas è in uso un macchinario per le onde d’urto di ultimissima generazione, con possibilità di puntamento automatico, uno dei pochi al mondo con questa tecnologia avanzata. Come funziona?
“Per i trattamenti dei tessuti molli (eseguiti a bassa energia), poiché indirizzati a formazioni anatomiche relativamente superficiali, disponiamo di una sonda ecografica, che ci consente di controllare ‘in diretta’ la struttura da trattare, simultaneamente all’applicazione delle onde d’urto.
Per i trattamenti invece sull’osso (eseguiti ad alta energia), destinati a strutture più profonde e di dimensioni maggiori, è necessaria una precisione millimetrica sul bersaglio, che può essere rappresentato da una linea di pseudoartrosi o da un’area di osteonecrosi. Questo è possibile grazie alla presenza del sistema ‘Lithotrack’, integrato con il litotritore che eroga le onde d’urto: ha lo stesso principio di funzionamento di un piccolo “navigatore satellitare” locale, in grado di informarci automaticamente, istante per istante, sulla posizione della sorgente di onde d’urto in relazione al bersaglio osseo. Questo, unitamente ad un sistema di ‘autocentramento’, ci consente di colpire il bersaglio con grande precisione.
Grazie a queste tecnologie di ultimissima generazione si riduce notevolmente anche il problema del dolore per il paziente: i trattamenti (sia quelli più brevi – circa 10/15 minuti – per i tessuti molli, sia quelli più lunghi per l’osso) sono in genere ben tollerati da tutti i pazienti. Non è necessario quindi associare un’anestesia generale né una sedazione. Solo in alcuni casi, per i trattamenti sull’osso, può essere indicato praticare un’anestesia locale o la somministrazione di farmaci antidolorifici”.

Quali novità sono emerse dall’ultimo convegno su questa metodica, ovvero quali novità ci riserva il futuro per questa terapia?
“Il campo della ricerca in tema di onde d’urto è rivolto alla possibilità di favorire la rigenerazione dei tessuti. In alcuni centri nel mondo già da qualche anno si sta sperimentando, con risultati incoraggianti, la possibilità di rivascolarizzare il miocardio (cuore) ischemico, per esempio, così come la cura delle ulcere cutanee di diversa natura. Nel campo poi della cura del dolore da cicatrice patologica e delle alterazioni vascolari dell’osso in caso di artrosi noi di Humanitas possiamo considerarci fra i ‘pionieri’.
Il messaggio che tutti noi presenti a Rio de Janeiro abbiamo ricevuto è stato: ‘Curare precocemente, per ottenere i risultati migliori’. Non possiamo escludere che si arrivi, in un futuro ormai prossimo, a trattare con le onde d’urto anche le fratture recenti per ridurre i tempi di immobilizzazione e di recupero articolare, diminuendo i disagi per il paziente. In definitiva, quella che alla metà degli anni ’90 appariva come una metodica inusuale per l’ortopedia, nel corso degli anni si è rivelata una valida terapia non invasiva e per il futuro si profila come un prezioso ausilio nel campo della rigenerazione tissutale”.

Di Cristina Bassi

Redazione Humanitas Salute: