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Tumori

Scoperta la proteina che innesca la crescita dei tumori

19/03/2018

Un piccolo passo in più, nella lunga strada che i ricercatori hanno intrapreso per trovare una cura ai tumori, è stato fatto, grazie alla scoperta pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) e condotta da Emanuele Giurisato, del dipartimento di Medicina molecolare e dello sviluppo dell’Università di Siena, con Cathy Tournier, dell’università di Manchester, e William Vermi, dell’Università di Brescia. Il team di studiosi ha individuato una proteina che permette ai tumori di crescere e svilupparsi. Conoscerla meglio e comprenderne il funzionamento potrebbe aiutare a bloccare le cellule del sistema immunitario chiamate macrofagi, che da tempo si sono rivelate tra le migliori alleate
dei tumori. Ne parliamo con il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

Una nuova pista da seguire per incastrare i “poliziotti corrotti”

“I macrofagi, noti per essere le cellule spazzino del sistema immunitario, si comportano come dei poliziotti corrotti – ha spiegato il professor Mantovani –: invece di fare il proprio dovere, si alleano con le cellule tumorali e le aiutano a crescere”. Quello che i ricercatori hanno scoperto è che questa nuova identità dei macrofagi è resa possibile dalla proteina chiamata ERK5. Come indicano i test eseguiti per ora in laboratorio che sono riusciti a bloccare la crescita dei tumori eliminandola e riducendo quindi il numero dei macrofagi e bloccandone l’azione, questa proteina potrebbe quindi diventare il bersaglio di futuri farmaci antitumorali.

“Siamo riusciti a dimostrare come la crescita di carcinoma si sia ridotta in assenza della proteina ERK-5, mentre contemporaneamente si sia creata una situazione infiammatoria anti-tumorale – ha rilevato anche Giurisato, fra i fautori dello studio -. Questi risultati accrescono la possibilità che andare a colpire i macrofagi pre-tumorali attraverso una terapia che sopprima la proteina ERK-5 costituisca una nuova strategia per future cure antitumorali”. “Una ricerca senz’altro importante – ha concluso Mantovani -, vedremo dove sarà in grado di portarci nel prossimo futuro”.

 

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