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Chirurgia plastica

Ricostruire il seno dopo un tumore: ecco perché è importante

12/09/2018

Affrontare un tumore alla mammella richiede l’accettazione di terapie più o meno dolorose e, in alcuni casi, può richiedere anche l’asportazione di una parte o di tutto il seno. Un passaggio delicato per una donna, sia fisicamente sia psicologicamente. Grazie alla collaborazione tra la chirurgia plastica ricostruttiva e la chirurgia plastica estetica è possibile però ricostruire questa importante parte del corpo femminile, nel rispetto della fisicità della paziente, della sua sensibilità e delle sue esigenze. Come avviene l’intervento? E’ davvero così importante? Ne parliamo con il professor Marco Klinger, responsabile di chirurgia plastica in Humanitas, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva che con il suo team lavora anche all’interno della Breast Unit a beneficio delle pazienti oncologiche.

 

Non tutti gli interventi sono uguali

Cosa significa ricostruire una mammella dopo un tumore? Va sottolineato che gli interventi oncologici sono diversi, così come sono differenti le caratteristiche delle pazienti e pertanto ogni ricostruzione è a sé. In Humanitas l’intervento di ricostruzione è inserito nel percorso della Breast Unit diretto dal dottor Corrado Tinterri. Questo centro è dedicato alla diagnosi e alla cura del tumore al seno e accompagna le donne in tutte le fasi di malattia, ricostruzione inclusa, facendo lavorare insieme professionisti diversi, come oncologi, senologi, chirurghi plastici e psicologi. I casi a cui gli specialisti si trovano di fronte possono essere molteplici: si va dalla quadrantectomia che prevede l’asportazione di una sola parte di un seno, alla mastectomia bilaterale che comporta l’asportazione di entrambe le mammelle. Vi è poi la cosiddetta nipple-sparing, una tecnica che prevede lo svuotamento della mammella con conservazione dei tessuti di rivestimento, ovvero cute, areola e capezzolo. In questo “sacchetto” vuoto, sotto il muscolo pettorale si inseriscono le protesi.

 

Quando e perché è opportuno effettuare l’intervento

La decisione del tipo di intervento e dei tempi viene presa dai senologi e dai chirurghi plastici insieme, tenendo conto delle caratteristiche cliniche e fisiche della paziente. “Aver avuto un tumore significa non solo aver avuto una malattia, ma anche aver riportato un trauma – ha spiegato il professor Klinger -: un trauma che è importante non amplificare con quello della mutilazione. Ecco perché sosteniamo con forza la necessità della ricostruzione, al fine di restituire alla paziente la propria condizione iniziale. Più che da una motivazione estetica dunque, la ricostruzione è sostenuta dalla valutazione degli aspetti psicologici, così importanti da influenzare l’atteggiamento nei confronti della malattia e, di conseguenza, di contribuire positivamente alla guarigione”.

Nel caso della nipple-sparing si esegue un solo intervento chirurgico (oncologico e plastico) con notevoli benefici per la paziente, che non viene sottoposta a un doppio intervento. In altri casi, si effettua una seconda operazione, dopo qualche mese dall’intervento oncologico. Per ricostruire si possono utilizzare i cosiddetti device (come protesi o espansori), oppure si ricorre al rimodellamento della ghiandola rimasta, per asportazione solo di un quadrante mammario, oppure all’impiego di tessuti sani cutanei o muscolo-cutanei prelevati dall’addome o dal dorso. Con la tecnica del lipofilling si procede ad aspirare la quantità necessaria di grasso dall’addome o dai fianchi della paziente, per mezzo di una cannula aspirante. Il grasso viene poi depurato e trasferito nel seno. Il lipofilling consente di ricreare i volumi perduti in seguito all’intervento oncologico, contribuendo al rimodellamento del seno e al miglioramento della qualità dei tessuti e delle cicatrici.

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