Il ciclismo è uno sport ampiamente praticato sia a livello agonistico che amatoriale, ed è diffuso tra praticanti di tutte le età. Questa ampia partecipazione lo rende soggetto a una varietà di problematiche fisiche, di tipo meccanico o traumatico.
Quali sono i disturbi più comuni e come prevenirli? Ne parliamo con il dottor Sebastiano Giambartino, ortopedico di Humanitas Gavazzeni e presso i centri medici Humanitas Medical Care.
Bicicletta: i disturbi più comuni
Le problematiche derivanti dal ciclismo si suddividono principalmente in due categorie: le meccanopatie e i traumi.
Le meccanopatie sono problemi legati alla postura specifica assunta sulla bicicletta, indipendentemente dal tipo di bicicletta utilizzata (città, corsa, mountain bike, ecc.). Questi problemi possono includere mal di schiena, lombosciatalgie, ernie causate da una postura scorretta, dolore al piede dovuto all’orientamento errato della tacchetta del pedale, e problemi derivanti da un appoggio inadeguato sul sellino, che negli uomini può causare patologie prostatiche.
I traumi, che comprendono principalmente fratture, strappi muscolari e abrasioni, variano nella gravità a seconda dell’energia meccanica generata al momento dell’incidente. Le fratture sono più o meno gravi a seconda della velocità dell’impatto. Le fratture più comuni includono quella del femore, che può verificarsi quando si cade sull’anca, specialmente se il piede è ancorato al pedale e non si libera. Un’altra frattura comune è quella del polso, soprattutto per chi pratica mountain bike e tenta di mitigare l’impatto appoggiando le mani a terra durante una caduta dal sentiero. Tuttavia, i traumi più comuni in assoluto sono la lussazione e la frattura della clavicola, che possono verificarsi quando si atterra sulla spalla.
Bicicletta: come prevenire gli infortuni?
Per evitare problemi meccanopatici durante il ciclismo, è fondamentale utilizzare una bicicletta adatta all’altezza individuale e prestare attenzione alla posizione in sella, valutabile anche con l’aiuto di un biomeccanico. È essenziale avere una preparazione fisica idonea, che non si limiti all’allenamento sui pedali ma coinvolga anche esercizi in palestra per tutte le parti del corpo. È indispensabile indossare protezioni come ginocchiere, gomitiere, paraschiena e, soprattutto, il casco.
Le biciclette elettriche
L’avvento delle bici elettriche ha reso la pratica del ciclismo accessibile a un pubblico più ampio, compresi molti adulti e anziani. Tuttavia, questa espansione non necessariamente si traduce in una diminuzione degli infortuni. Se da un lato ha permesso a più persone di svolgere un’attività salutare e godere della natura, dall’altro ha esposto ciclisti meno preparati al rischio di incidenti, specialmente durante le discese o su percorsi tecnici che richiedono una buona preparazione fisica e capacità di equilibrio.
Chi non dovrebbe praticare ciclismo?
È innegabile che le persone che hanno subito interventi di protesi all’anca o al ginocchio debbano fare molta attenzione prima di tornare in bicicletta. Per loro è particolarmente sconsigliata la pratica della mountain bike, in quanto può essere molto più traumatica in caso di caduta. Tuttavia, se non possono evitare di praticarla, è fondamentale che si assicurino di indossare tutte le protezioni di cui ho parlato in precedenza, che in questi casi diventano ancor più indispensabili.
Per quanto riguarda l’utilizzo di biciclette per le persone di sesso femminile, si ritiene che non sempre sia positivo. Questo perché la bicicletta favorisce il risparmio articolare, evitando di sovraccaricare le articolazioni. Sebbene questo sia un aspetto positivo dello sport in generale, per le donne predisposte all’osteoporosi può essere controproducente, poiché contribuisce a indebolire ulteriormente la struttura ossea, peggiorando la situazione. In tali circostanze, il ciclismo non può essere considerato una panacea. Sebbene sia benefico dal punto di vista cardiovascolare, non contribuisce purtroppo alla prevenzione delle fratture.