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Intestino e digestione

Pulire l’intestino, cosa sapere sull’idrocolonterapia

24/10/2018

Sappiamo che per tenerlo in forma serve una dieta equilibrata, a base del giusto quantitativo di acqua e fibre, e una regolare attività fisica. Quando invece l’intestino risulta disturbato da una serie di problematiche più o meno serie, è più difficile capire come comportarsi. Con gli specialisti di Humanitas, abbiamo parlato delle tecniche per tenere l’intestino pulito e sano.

 

L’importanza di saper leggere l’intestino

Feci con consistenza troppo molle e maleodorante oppure, al contrario, dure e caprine sono fra i segnali più evidenti che il nostro intestino può inviarci per dirci che non è in salute. Ma i disordini intestinali, accompagnati dalla produzione eccessiva di gas intestinali e spasmi, sono spesso il campanello d’allarme di disordini alimentari, di una dieta squilibrata o di un livello di stress eccessivo. “Leggere” l’intestino è quindi il primo passo. Il secondo è sapere come disintossicarlo efficacemente.

 

L’antica pratica della idrocolonterapia

L’idrocolonterapia consiste in un lavaggio dell’intestino effettuato per migliorare il funzionamento del colon grazie all’eliminazione delle tossine e dei residui della digestione. La pratica, diffusa fin dall’antichità, è spesso proposta come rimedio per eliminare i disordini intestinali e i problemi di stipsi. La pratica dell’idrocolonterapia risale al tempo degli antichi Egizi quando si pensava che depurare l’organismo dalle scorie potesse prevenire ogni malattia. Gli Egizi prima, ma poi anche gli antichi Greci e i Romani utilizzavano i clisteri per oltre 20 differenti sintomi gastrici e intestinali. Oggi, anche se mancano evidenze scientifiche che possano avvalorarne la prescrizione, il lavaggio intestinale trova indicazioni come coadiuvante nella preparazione per la colonscopia e in alcune condizioni fra cui la stipsi ostinata, le lesioni del midollo spinale, in casi di alterazione della flora batterica, nelle allergie cutanee. Non vi sono, tuttavia, dati scientifici che consiglino l’uso dell’idrocolonterapia in soggetti sani.

Uno studio del 2011 della Georgetown University, Stati Uniti, ha inoltre esaminato i possibili effetti collaterali e le controindicazioni. Gli effetti collaterali possono essere lo sviluppo di una alterazione elettrolitica, a seguito di una eccessiva diarrea, o una perforazione provocata dal posizionamento del tubo all’interno del colon. Le controindicazioni sono principalmente rappresentate dalle patologie acute intestinali, come le diverticoliti, o dalle malattie infiammatorie croniche intestinali. L’idrocolonterapia è inoltre sconsigliata nei pazienti immunodepressi.

 

Temi e modi del lavaggio intestinale

Si consiglia l’idrocolonterapia solo in casi selezionati, in particolare in pazienti con problemi di stipsi ostinata non responsiva a terapia medica. Tale tecnica non è risolutiva del problema, può piuttosto essere utilizzata come procedura palliativa per migliorare la qualità di vita del paziente, ma presenta un effetto limitato nel tempo. Non è tuttavia consigliabile eseguire molto spesso tale procedura per il rischio di poter sviluppare degli squilibri idroelettrolitici.

Spesso i centri medici propongono questo trattamento: ma è bene fidarsi dei pacchetti di sedute proposti? È necessario valutare con attenzione il tipo di procedura proposta e l’intervello tra le somministrazioni, onde evitare possibili complicanze.

FodMap, la dieta che mette a riposo l’intestino

FodMap è un acronimo che sta per Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols, ovvero oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli, zuccheri che possono fermentare nell’intestino grazie all’azione dei batteri intestinali.

Questi componenti sono presenti ovunque, in diversi tipi di frutta e verdura, in alcuni formaggi e derivati del latte e nei cereali. Tra gli alimenti da evitare, proprio perché altamente fermentabili ci sono per esempio carciofi e cavolfiore, funghi, aglio e cipolle, mele e pere, latte di mucca, capra e pecora.

Tra i prodotti low-Fodmap, quindi a basso contenuto di queste molecole fermentabili e ammessi dalla dieta australiana, ci sono invece ceci e lenticchie in scatola, zucchine, zenzero, ravanelli, broccolo, finocchi e lattuga, latte e derivati senza lattosio, frutti di bosco, kiwi e uva.

Per migliorare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, spesso caratterizzati proprio da gonfiore, crampi e alterazione della regolarità intestinale, questo tipo di dieta è accredita come una valida opzione. Ad averla messa a punto sono stati due ricercatori della Monash University di Melbourne, un gastroenterologo e una dietista. Dalla sua prima pubblicazione, oltre dieci anni fa, l’efficacia della dieta è stata validata da diverse ricerche scientifiche ed è entrata nella pratica clinica.

 

Integratori e probiotici

Numerosi integratori a base di fibre, probiotici e prebiotici, vengono proposti per migliorare la funzionalità dell’intestino. In particolare, le fibre migliorano lo svuotamento intestinale; i probiotici sono micro-organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, favoriscono un miglioramento dell’equilibrio microbico intestinale tramite inibizione di batteri patogeni, apportando un beneficio alla salute del paziente; i prebiotici sono sostanze organiche non digeribili, capaci di stimolare selettivamente la crescita e/o l’attività dei batteri benefici presenti nel colon.

 

Il parere di Humanitas

Non esiste un metodo “di purificazione intestinale” accreditato, uguale per tutti i pazienti e non è necessario programmare una “purificazione intestinale” se la funzionalità è regolare. In casi selezionati, per esempio nei pazienti con stipsi ostinata è consigliabile l’utilizzo di lassativi per “ripulire” l’intestino, prima di valutare l’utilizzo di tecniche invasive come l’idrocolonterapia. Nei soggetti con alterazione del microbiota o sovracrescita batterica è consigliabile l’utilizzo di terapie antibiotiche selettive per l’intestino e successivamente l’utilizzo di probiotici, per ripristinale la corretta flora batterica intestinale, “ripulendo” in tal modo l’organismo dai batteri “patogeni”.

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