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Cuore e sistema cardiovascolare

Prevenire l’infarto guardando il fondo dell’occhio: l’ultima frontiera di Google

19/06/2018

Riesce a “leggere” un paziente attraverso la scansione della retina, rilevando la pressione sanguigna, il genere e se sia fumatore o meno. Il software sviluppato da Verily, società controllata da Google e all’avanguardia nella ricerca in ambito biomedico, è anche in grado segnalare la presenza di rischi per il sistema cardiovascolare grazie a una analisi del fondo dell’occhio computerizzata. La ricerca, pubblicata su Nature, apre la via a un nuovo modo di fare diagnosi. Ne parliamo con i nostri specialisti dell’unità operativa di Cardiologia clinica e interventistica di Humanitas.

 

La ricerca di Verily pubblicata su Nature

Pubblicata di recente sulla rivista Nature, la nuova ricerca riafferma la presenza di Google nel settore dell’industria sanitaria, segnando l’ennesimo punto di congiunzione tra medicina e intelligenze artificiale.

“Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte a livello globale – commentano i ricercatori di Verily – e un importante numero di ricerche ci aiuta a capire che cosa può causarle: tutti i comportamenti quotidiani, tra cui esercizio fisico e dieta in combinazione con fattori genetici, età, etnia e sesso biologico”.
Lo studio dimostra che l’apprendimento dell’intelligenza artificiale, applicato a un’immagine del fundus retinico (la parte più interna dell’occhio), può spesso prevedere e identificare fattori di rischio, fra cui quello cardiovascolare.

 

Un software ancora da perfezionare

L’addestramento dell’intelligenza artificiale è avvenuto tramite l’analisi delle retine e dei dati medici di oltre 280 mila pazienti provenienti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Il software è stato così programmato per cercare autonomamente elementi in grado di suggerire la presenza di condizioni favorevoli al verificarsi di pericoli per la salute. Il metodo però richiede ancora di essere perfezionato: finora è stato in grado di individuare correttamente la retina di pazienti che avevano avuto episodi cardiovascolari nel 70% dei casi. Il risultato è di poco inferiore al 72% dei casi diagnosticati attraverso le analisi del sangue.

“Questi risultati ci fanno apprezzare quanto gli avanzamenti tecnologici e la capacità di elaborare milioni di dati possano avvicinarsi alla scienza medica da sempre considerata appannaggio della sola mente umana e quanto questo in futuro possa contribuire al miglioramento della salute e al controllo delle malattie”. Quanto è stato pubblicato da Nature non aggiunge al momento nulla a quello che si può fare negli ambulatori clinici di tutto il mondo e nulla alle conoscenze mediche che già abbiamo, ma crea una sorta di piattaforma che le “macchine” potranno arricchire forse più rapidamente della mente umana. È sicuramente interessante, richiede riflessioni e lo sviluppo di un contesto etico molto complesso, ma probabilmente rappresenta un ineludibile futuro che potrebbe fare il bene dell’umanità”.

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