Emorroidi e ragadi anali: i sintomi e come si curano

Le emorroidi e le ragadi anali presentano una caratteristica comune, ovvero la loro localizzazione nell’area anale, e condividono alcuni fattori di rischio. Queste sono patologie comuni e benigne che possono manifestarsi a qualsiasi età, ma spesso non vengono discusse apertamente nemmeno con il medico. È importante sottolineare che nonostante la loro comune presenza, non si tratta mai di disturbi banali.

 

Ne parliamo con il professor Jacques Lucien Megevand, Responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia Generale di Humanitas San Pio X.

 

Cosa sono le emorroidi e le ragadi?

Le emorroidi, conosciute come tessuto emorroidario nel contesto medico, sono presenti naturalmente nel corpo umano. Questo tessuto è ben vascolarizzato e svolge un’importante funzione che è quella di ammortizzare il passaggio delle feci nell’ultima parte del retto. È solo quando il tessuto emorroidario si dilata a causa di diversi fattori, tra cui predisposizione individuale, che può causare sanguinamento interno e fuoriuscita (prolasso) dal canale anale.

Le ragadi anali sono invece piccole lesioni simili a lacerazioni che si verificano sulla mucosa che riveste l’ano.

 

Emorroidi e le ragadi anali, le cause

La dilatazione del tessuto emorroidario, comunemente nota come emorroidi, può essere causata da una predisposizione familiare legata alla lassità del tessuto connettivo che sostiene il tessuto emorroidario stesso. In pratica, il tessuto emorroidario si appoggia su un tessuto poco tonico e, nel corso del tempo o a causa di sforzi, tende a cedere. Ad esempio, nelle donne predisposte, durante la fase di espulsione del parto, le emorroidi possono dilatarsi e fuoriuscire. La stitichezza, dovuta allo sforzo durante la defecazione, così come la diarrea cronica, che causa l’acidità delle feci, possono rappresentare fattori di rischio sia per le emorroidi che per le ragadi anali.

 

Nel caso delle ragadi, le feci dure o l’infiammazione associata alla diarrea sono responsabili delle piccole lacerazioni che si verificano nella zona anale.

 

Emorroidi e ragadi: i sintomi

In generale, le emorroidi che fuoriescono esternamente sono individuabili al tatto, come escrescenze, al momento dell’igiene intima, ad esempio, e sono visibili durante la visita proctologica. Talvolta, chi soffre di emorroidi riferisce la sensazione di mancata pulizia della zona anale, e sanguinamento a seguito della defecazione, con o senza dolore: tuttavia, in caso di sanguinamento, tracce di sangue sulla carta igienica o sul WC, è bene rivolgersi al proprio medico. Nei casi di grave prolasso del tessuto emorroidario, dopo la defecazione la persona deve riportare manualmente all’interno le emorroidi fuoriuscite.

 

Le ragadi anali sono caratterizzate da un dolore intenso e prolungato dopo ogni evacuazione, spesso accompagnato da sanguinamento. In entrambi i casi, la qualità della vita delle persone che ne soffrono può risultare compromessa.

 

Come curare emorroidi e ragadi?

Le emorroidi e le ragadi anali non devono essere considerate come disturbi banali, ma come patologie che, se trascurate, possono richiedere interventi chirurgici, soprattutto nel caso delle ragadi non trattate. Quando si manifestano dolore o fastidio nella zona anale, è consigliabile consultare un medico per una visita e una diagnosi proctologica, evitando l’autotrattamento o la diagnosi fai-da-te.

 

La visita sarà condotta con la massima delicatezza e includerà l’ispezione e l’esplorazione della cavità anale. In alcuni casi, potrebbe essere necessario eseguire un’anoscopia per visualizzare l’ultima parte del retto più vicina all’ano. Dopo la visita, lo specialista potrà prescrivere una terapia conservativa che potrebbe comprendere l’uso di farmaci topici, creme o pomate, modifiche dello stile di vita e terapie fisiche come l’utilizzo di un dilatatore anale nel caso delle ragadi anali.

 

Alimentazione e stile di vita in caso di emorroidi o ragadi

La terapia conservativa e il periodo post-operatorio per le ragadi e le emorroidi richiedono un’attenta considerazione dello stile di vita e dell’alimentazione. Tra i consigli generali per i pazienti, è fondamentale evitare diete liquide o a basso contenuto di fibre, e invece favorire una dieta mediterranea equilibrata e un’adeguata idratazione giornaliera. È importante anche evitare o limitare l’assunzione di alimenti considerati irritanti, come gli insaccati, le fritture, il cioccolato, la caffeina, gli alcolici e superalcolici.

 

Ragadi: i trattamenti

Nelle fasi iniziali, le ragadi anali possono essere trattate con farmaci topici, creme specifiche idratanti e protettive o anche semplicemente con l’uso di vasellina. Un altro approccio terapeutico consiste nell’utilizzo di dilatatori anali, che vengono inseriti nella zona anale per alcuni minuti al giorno per effettuare uno stretching meccanico del muscolo. Solo se la ragade non risponde al trattamento conservativo e ha superato la fase iniziale, potrebbe essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico. Questo intervento viene eseguito in day surgery, con anestesia loco-regionale, al fine di rimuovere la ragade e eseguire una sfinterotomia interna. Rispetto al passato, si tratta di un intervento minimamente invasivo che porta a una completa remissione dei sintomi.

 

Emorroidi: i trattamenti

In genere, il trattamento delle emorroidi è di natura conservativa e prevede l’uso di creme a livello topico. Tuttavia, quando i sintomi diventano difficili da gestire nonostante l’uso delle creme e l’adozione di uno stile di vita adeguato, può essere consigliato al paziente un intervento chirurgico per la correzione delle emorroidi.

Esistono diverse tecniche chirurgiche disponibili, che di solito richiedono un ricovero ospedaliero di una notte, al fine di riposizionare le emorroidi. La scelta della tecnica chirurgica da adottare viene valutata dallo specialista in base alla situazione clinica specifica del paziente.

 

Attualmente, la chirurgia per le emorroidi si concentra sull’utilizzo di suturatrici meccaniche per eseguire la prolassectomia rettale ed emorroidaria, oppure sulla chiusura delle vene emorroidarie mediante l’ausilio del Doppler (tecnica THD). Sia per la chirurgia delle ragadi che per quella delle emorroidi, dopo un periodo di riposo di circa 10-15 giorni e una visita di controllo post-operatoria, è possibile riprendere le normali attività quotidiane.

 

 

Redazione Humanitas Salute: