Si chiama “SMAC”, acronimo di Smokers Health Multiple Actions. È il progetto avviato a settembre 2018 da un team di esperti, fra cui la dottoressa Giulia Veronesi, Responsabile della sezione di Chirurgia Robotica Toracica dell’Istituto Clinico Humanitas, con lo scopo di diagnosticare tempestivamente malattie polmonari e cardiovascolari nei forti fumatori. Ne abbiamo parlato con la specialista, la quale ha ricordato come il fumo sia da solo responsabile di venticinque patologie, spesso letali, e di come aumenti fino al doppio il rischio di ictus.
Fumo e alimentazione, i pilastri della prevenzione
“Si parla tanto di alimentazione sana ma sembra ci si dimentichi che una delle prime cause di morte nel mondo è proprio il fumo – ha affermato la specialista di Humanitas -. Il fumo è il principale fattore di rischio non solo per quanto riguarda il tumore del polmone, ma anche per diverse patologie cardiovascolari”.
Purtroppo sono ancora tante le persone che, nonostante i rischi risaputi, non smettono con le sigarette: nonostante le evidenze scientifiche infatti, circa il 20% della popolazione continua a fumare. “Questo dipende essenzialmente dal fatto che i fumatori hanno una percezione del rischio molto bassa, nonostante le campagne informative e i divieti”. È per questo che la dottoressa Veronesi nel settembre scorso ha avviato, insieme con un team di esperti, il progetto “SMAC – Smokers Health Multiple Actions”.
A chi si rivolge il progetto?
“SMAC è un programma di prevenzione e diagnosi precoce delle patologie correlate al fumo – ha proseguito la specialista -. Questo programma è rivolto a fumatori, o ex fumatori di età superiore ai 50 anni che hanno alle spalle una storia di fumo di almeno trent’anni, soggetti cioè ad alto rischio”.
Per ora i soggetti partecipanti sono stati in tutto 900 e in 23 casi (pari al 2,6%) è stato individuato un tumore che non aveva ancora dato sintomi, dando modo agli operatori di intervenire precocemente, quando ancora la malattia era operabile.
“Spesso i pazienti arrivano quando il tumore si è già manifestato e sono quindi minori le possibilità di guarigione – ha aggiunto la specialista – . I primi risultati del progetto, attivo da meno di un anno, ci mostrano quanto sia importante la promozione di uno screening polmonare su larga scala, azione che in Europa si fa con ancora poca convinzione nonostante la grande efficacia dimostrata dai numeri”.
Gli esami e il colloquio con gli esperti del centro antifumo
Chi aderisce al programma viene sottoposto ad un prelievo di sangue e ad una spirometria per valutare la funzione respiratoria. Ai test diagnostici segue il colloquio con gli esperti del centro antifumo e una Tac a basso dosaggio, con lo scopo sia di evidenziare noduli polmonari sospetti, sia di valutare le calcificazioni coronariche.
“La promozione di uno screening su larga scala, come fanno negli Usa ormai da diverso tempo, è fondamentale – ha concluso la specialista, che ha ricordato che grazie alla prevenzione si può guarire -. Un algoritmo ci permette di stilare un referto di prevenzione personalizzato, che offre indicazioni specifiche sui cambiamenti che sono necessari nello stile di vita, su eventuali terapie farmacologiche a base di statine, o altri esami da effettuare”.
Come partecipare al programma?
Per iscriversi al programma SMAC basta scrivere una email a smac@humanitas.it. Saranno i medici a valutare l’idoneità del paziente.
Questi primi risultati del progetto SMAC ci mostrano quanto sia importante, anche a livello di Sistema Sanitario Nazionale, la promozione di uno screening polmonare su larga scala, una realtà che, per esempio, è ormai consolidata negli Stati Uniti. Purtroppo in Europa siamo un po’ in ritardo su questo aspetto della prevenzione, ma da quest’anno il Ministero della Salute ha avviato un gruppo di lavoro per promuovere iniziative proprio in questo campo.