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Cefalea a grappolo: che cos’è e perché peggiora nei cambi di stagione

05/10/2021

Le cefalee a grappolo sono una tipologia di cefalee dette “primarie”, insieme a emicrania, cefalea muscolo-tensiva. Si distinguono da quelle secondarie, ovvero le cefalee che rappresentano un sintomo di altre patologie. 

Cosa comportano le cefalee a grappolo, e come mai sono particolarmente fastidiose durante i cambi di stagione?

Approfondiamo con il dottor Vincenzo Tullo, Neurologo e Responsabile dell’Ambulatorio sulle cefalee in Humanitas.

Cosa comporta la cefalea a grappolo?

«La cefalea a grappolo è definita una patologia rara in quanto si verifica tra lo 0,2 e lo 0,3 della popolazione generale. Generalmente affligge pazienti maschi tra i 20 e i 30 anni», spiega il dottor Tullo.

Il suo nome deriva dall’alternanza di periodi attivi della patologia – chiamati appunto grappoli, che durano circa un paio di mesi, e che causano al paziente un susseguirsi di attacchi di mal di testa particolarmente severi – e periodi di remissione, che possono essere molto brevi o durare mesi o persino anni.

Anche gli attacchi di cefalea a grappolo possono avere una durata variabile: in alcuni casi possono susseguirsi con cadenza giornaliera, durare dai 15 minuti alle 3 ore e, possono arrivare anche a 7-8 episodi nel corso di un’unica giornata. 

Quando i periodi di remissione sono particolarmente brevi, la cefalea a grappolo viene considerata cronica.

Cefalea a grappolo: i sintomi

«La cefalea a grappolo provoca al paziente un dolore unilaterale, localizzato nella zona dell’occhio, che può provocare anche arrossamenti oculari, lacrimazione, rinorrea (naso che cola), ptosi palpebrale e sudorazione facciale e frontale», continua il dottor Tullo.

«Questa sintomatologia è accompagnata da un più generale senso di agitazione e irrequietezza, provocato dalla severità del dolore e dal disagio che lo accompagna. L’unica via possibile per limitare il dolore è rappresentata dall’assunzione di farmaci antidolorifici specifici. A differenza dell’emicrania, pratiche come lo sdraiarsi in un luogo buio e silenzioso con gli occhi chiusi risultano completamente inutili».

Cefalea a grappolo e cambi di stagione: quale correlazione

I pazienti interessati da cefalea a grappolo risentono particolarmente dei cambi di stagione, a causa della fluttuazione dell’alternarsi delle ore di luce e di buio. La cefalea a grappolo coinvolge l’ipotalamo, struttura del sistema nervoso deputata alla regolazione di ritmi biologici e, dunque, è interessata dalla fluttuazione di luce e buio. 

«Chi è affetto da cefalea a grappolo ha un’alterazione strutturale dell’ipotalamo posteriore, una condizione che potrebbe associarsi a una minor produzione di melatonina. La patologia si associa anche a un’alterazione del cortisolo, ormone che aumenta in relazione allo stress psico-fisico, con innalzamento della produzione circadiana in fase di grappolo».

La terapia farmacologica

La cefalea a grappolo è una patologia dalla gestione complessa che non prevede ancora cure definitive per quanto riguarda le sue forme croniche.

Generalmente si interviene sulla cefalea a grappolo «con antidolorifici mirati, tra cui il sumatriptan, iniettato per via sottocutanea che in 10-15 minuti riesce a controllare il dolore, l’indometacina e l’ossigeno. La terapia preventiva per questa patologia, invece, prevede all’esordio del grappolo l’assunzione di farmaci specifici atti a diminuire il numero delle crisi, come il litio, il verapamil, il cortisone e gli antiepilettici». 

Inoltre è in sperimentazione in fase avanzata una nuova terapia che prevede l’assunzione di un anticorpo in grado di bloccare il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), una sostanza coinvolta nella cefalea a grappolo», approfondisce il dottor Tullo.

Cefalea a grappolo: il trattamento chirurgico

In alcuni casi è possibile intervenire sulla cefalea a grappolo anche per via chirurgica, tramite stimolazione cerebrale profonda (deep brain stimulation). Si tratta di un intervento invasivo, che interviene sull’ipotalamo posteriore, riservato a pazienti critici e farmaco-resistenti.

Altre opzioni meno invasive prevedono la stimolazione del nervo grande occipitale e l’iniezione di anestetici e cortisone nel nervo grande occipitale e nel ganglio sfenopalatino, un ganglio nervoso del nervo trigemino situato nelle fosse nasali.

«I pazienti interessati da cefalea a grappolo devono prestare particolare attenzione allo stile di vita, prediligendo una dieta sana ed equilibrata, evitando l’alcol e il fumo, mantenendo un ritmo sonno-veglia regolare e contenendo entro la norma lo stress psico-fisico», conclude il dottor Tullo. 

 

 

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