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Cuore e sistema cardiovascolare

Soffio al cuore, se “innocente” può non limitare le attività quotidiane

02/02/2018

In molti casi è una condizione benigna, che può essere rilevata occasionalmente durante una normale visita medica in età pediatrica, durante l’adolescenza o nell’età adulta, e non corrisponde a nessuna patologia. Altre volte è associato a malattie cardiache, che nel tempo possono causare sintomi o quadri clinici anche rilevanti, ed essere opportunamente trattate. È il cosiddetto soffio al cuore. Ne parliamo con la dottoressa Veronica Barbara Fusi, cardiologo di Humanitas.

Cos’è il soffio al cuore?

È sufficiente auscultare il cuore con il fonendoscopio per rilevare un soffio cardiaco. Come suggerisce la denominazione stessa, si tratta di un rumore anomalo che segnala un’alterazione dello scorrimento del flusso sanguigno attraverso le valvole cardiache all’interno delle cavità cardiache o delle strutture vascolari adiacenti, flusso sanguigno che da laminare (e quindi silenzioso) diventa turbolento (e quindi viene percepito). Tale turbolenza di flusso può essere correlata a condizioni cardiache patologiche congenite o acquisite, oppure a situazioni extracardiache contingenti, transitorie, patologiche o fisiologiche.

«Le caratteristiche del soffio cardiaco, come la tonalità, l’intensità o la sua irradiazione, la durata o la tempistica di comparsa durante il ciclo cardiaco – spiega la dottoressa Fusi – possono già indirizzare il clinico sui possibili tipi di meccanismo che generano il soffio stesso o la sua eventuale gravità. Per ipotizzare una causa, il medico dovrà indagare anche su eventuali patologie concomitanti o pregresse, personali o familiari. Nel caso si sospetti un soffio patologico, diventa opportuno consigliare un accertamento strumentale di primo livello come l’ecocardiogramma color doppler transtoracico. In alcune patologie sarà necessario effettuare ulteriori indagini strumentali di secondo livello, quali ecocardiogramma transesofageo, TC cuore, RMN cardiaca o cateterismo cardiaco».

Il soffio organico

Si parla di soffio cardiaco organico, anomalo o patologico, quando è associato a malformazioni congenite del cuore o dei grossi vasi, oppure ad alterazioni della struttura o della funzione delle valvole cardiache, alterazioni che possono essere di natura congenita o anche acquisite nel corso della vita in seguito a infezioni, patologia ischemica o alla semplice degenerazione senile (cardiopatie congenite, post-ischemiche o post-infettive, aorta bicuspide, prolasso mitralico, rottura di corde tendinee, calcificazioni valvolari senili).

Il paziente può spesso presentare anche altri sintomi che segnalano il problema cardiaco correlato al soffio, dal dolore toracico alle palpitazioni, dalla dispnea alla lipotimia o sincope da sforzo, nei bambini può manifestarsi con difficoltà di crescita o inappetenza o cianosi della cute. Altre volte, soprattutto se la patologia è di lieve entità o se l’eziologia non è acuta, il soffio cardiaco può non essere associato ad alcun sintomo.

Il soffio “innocente”

Quando invece il soggetto interessato non presenta anomalie cardiache o valvolari si parla di soffio cardiaco innocente o funzionale, conseguenza di un’elevata velocità di transito del sangue attraverso le valvole o le strutture cardiovascolari. Diverse sono le possibili cause extracardiache che causano la comparsa transitoria del soffio funzionale: dalla gravidanza all’ipertiroidismo, dall’anemia alla febbre, dalla fisiologica tachicardia sinusale presente nei neonati o nei bambini alla tachicardia nel paziente ansioso o con stress eccessivo, dal cuore sportivo dell’atleta alla costituzione magra nel soggetto sano.

Pertanto il soffio cardiaco può essere presente sin dalla nascita oppure può comparire nell’arco della vita, correlato o meno ad anomalie cardiache. Generalmente i soffi anomali sono di entità maggiore rispetto ai soffi innocenti e hanno caratteristiche abbastanza specifiche che permettono di individuarli come soffi patologici. Una corretta raccolta anamnestica da parte del medico deve essere rivolta ad indagare eventuali pregresse patologie, infezioni o la presenza di sintomi e/o segni concomitanti, che potrebbero essere di aiuto nel formulare una diagnosi di sospetto soffio patologico.

Cosa significa avere un soffio al cuore

Quando il soffio è innocente non sarà necessario ricorrere ad alcun trattamento mirato al sistema cardiovascolare, essendo il cuore sano. In caso di soffio funzionale, il trattamento della patologia o della condizione a esso associate spesso comporta la scomparsa del soffio stesso. Il soffio potrà infatti scomparire con il tempo o persistere per tutta la vita, senza creare comunque limitazioni nella vita quotidiana.

Nel caso di soffio patologico, invece, il malfunzionamento valvolare o la patologia cardiaca sottostante richiederanno verosimilmente periodici controlli clinici e strumentali, l’adesione a una terapia di tipo farmacologico, o potrebbero portare, in base al quadro clinico o emodinamico della patologia sottostante, all’intervento chirurgico o percutaneo (ad esempio la riparazione o la sostituzione di una valvola cardiaca malfunzionante oppure la sutura o il posizionamento di dispositivi intracardiaci in caso di difetti interatriali o di patch per i difetti interventricolari, o un intervento cardiochirurgico nel caso di difetti cardiaci congeniti maggiori).

Un soffio al cuore innocente comporta delle limitazioni, ad esempio nell’attività fisica o sportiva? «Un soffio innocente – risponde la dottoressa Fusi – non comporta limitazioni nelle proprie attività quotidiane né nella pratica sportiva, proprio perché non è correlato ad alcuna patologia strutturale cardiaca o valvolare. Solo se ci troviamo in presenza di soffi funzionali concomitanti a patologie extracardiache che creino limitazioni nell’effettuare sforzi fisici rilevanti o malessere generalizzato, si ritiene opportuno avere della cautele nell’attività sportiva di tipo agonistico. Il trattamento della patologia o condizione sottostante (come l’ipertiroidismo o la febbre) determinerà la scomparsa anche del soffio stesso».

Cosa cambia invece per un individuo con soffio al cuore anomalo? «Un soffio organico, anche se lieve, è per definizione correlato a un’anomalia del sistema cardiovascolare (cuore, valvole, vasi emergenti), ma non sempre è associato a sintomi, che possono però comparire quando la patologia sottostante è già di entità moderata o severa».

«Pertanto, indipendentemente dalla presenza o meno di sintomi, è raccomandato un controllo cardiologico annuale, che possa consentire al medico di valutare se  programmare eventuali esami strumentali di follow up per monitorare l’eventuale progressione della patologia associata al soffio (l’ecocardiogramma color doppler è l’esame più frequentemente più richiesto) o l’introduzione di farmaci (ACE-inibitori, betabloccanti, diuretici, antiaritmici, anticoagulanti) mirati a controllare i fattori di rischio cardiovascolari e ottimizzare l’equilibrio emodinamico, i sintomi e la qualità di vita del paziente».

«La progressione della patologia cardiaca o valvolare correlata al soffio, soprattutto se di entità moderata o severa, si accompagna parallelamente a un peggioramento dei sintomi e della qualità di vita del paziente: la terapia farmacologia non è più sufficiente e l’intervento percutaneo o chirurgico diventano l’unica soluzione per curare la malattia o correggere il difetto specifico», conclude l’esperta.

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