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Ginocchio, in quali casi può essere indicata una protesi?

05/02/2018

A volte per poter recuperare la funzionalità del ginocchio può essere necessario un intervento che prevede l’impianto di una protesi. La sostituzione dell’articolazione potrà essere parziale o totale e l’intervento sarà seguito da un programma di riabilitazione per il recupero della mobilità articolare. In quali casi si ricorrerà all’applicazione di una protesi? Ne parliamo con il dottor Enrico Arnaldi, Responsabile di Ortopedia artroscopica e ricostruttiva del ginocchio di Humanitas.

I primi impianti protesici al ginocchio sono stati eseguiti negli anni ’70 e con il tempo si sono  perfezionati notevolmente, con il ricorso a tecniche mini-invasive e con un tasso di complicazioni molto basso. Le protesi con materiali di ultima generazione hanno infatti raggiunto una durata più lunga, anche oltre i 20 anni: «Le tecniche chirurgiche, inoltre, sono più rispettose delle strutture anatomiche intra e periarticolari. Si ottengono così risultati migliori, con la possibilità, per il paziente, di ottenere prestazioni funzionali più elevate», spiega il dottor Arnaldi.

I tipi di intervento

Il paziente candidato per un intervento protesico è un individuo che, solitamente, avrà superato i cinquant’anni, affetto da un processo artrosico che limita la stabilità, la funzionalità e la mobilità articolare. Quando i trattamenti conservativi per l’artrosi saranno falliti, sarà pertanto necessario l’intervento. Sono le condizioni del paziente a orientare la decisione verso l’impianto della protesi: «La protesi è inevitabile quando l’articolazione è molto usurata e ha ormai perso la sua funzionalità. Con la riduzione dell’escursione articolare il paziente non riesce a estendere e a piegare il ginocchio e dunque a camminare correttamente.

L’indicazione all’intervento deriva dal grado di usura articolare misurato anche solo con semplici esami radiografici che, oltre all’artrosi – aggiunge il dottor Arnaldi – rilevano anche presenza di alterazione dell’asse meccanico, con il ginocchio deviato in varo o valgo».

L’intervento consiste nella rimozione delle superfici ossee e cartilaginee usurate, e nell’impianto di un rivestimento protesico. Nella protesi parziale sono sostituite solo le superfici ossee del compartimento interno (o mediale) o esterno (o laterale) del ginocchio, più raramente di quello femoro-rotuleo. «Ecco perché in questo caso si parla di protesi monocompartimentale. Sono “small implants”, protesi più conservative indicate in caso di usura limitata ad alcuni tessuti articolari in un ginocchio che avrà mantenuto parte della sua funzione fisiologica».

Con l’inserimento di una protesi totale del ginocchio le superfici ossee sostituite con le parti in metallo sono quelle di tibia e femore: «L’impianto, indicato per artrosi tricompartimentale, più grave, rivestirà il ginocchio nella sua completezza e,  a differenza delle “small implants”, permette  anche di correggere le eventuali deformazioni dell’asse biomeccanico del ginocchio, riallineando l’articolazione».

Il recupero

Dopo l’intervento sarà avviato un programma di riabilitazione per il recupero, nei limiti del possibile, della mobilità articolare. Il movimento sarà incoraggiato quanto prima per poter tornare tempestivamente alle attività di tutti i giorni: «Nel breve termine l’obiettivo è una precoce ripresa funzionale e dello schema motorio. La sera dell’intervento, se possibile, si cercherà di “verticalizzare” il paziente per permettergli di camminare quanto prima. In quattro giorni o sette/otto giorni, rispettivamente dopo un intervento di protesi monocompartimentale o totale, viene dimesso. Una delle prime preoccupazioni di chi ha subito l’intervento è quando può tornare a guidare. Ebbene, anche nell’arco di un mese potrà farlo».

Tra gli obiettivi della riabilitazione ci sarà anche il recupero di un tono muscolare adeguato per sostenere il movimento e sarà possibile anche eseguire degli esercizi a casa. L’importante è che la riabilitazione sia graduale: «Nell’arco di sei mesi il paziente torna a una vita normale anche con possibilità di eseguire attività ricreative, naturalmente con le limitazioni legate alla presenza della protesi. Infatti, se da un lato la corsa è sconsigliata, non lo sono invece lo sci, il tennis, il golf e l’escursionismo, un’attività, quest’ultima, che può rientrare anche nella riabilitazione», conclude il dottor Arnaldi.

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