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Gomito, una caduta può causare la frattura del capitello radiale

15/11/2017

La frattura del capitello radiale è la frattura più comune a carico delle ossa del gomito. Secondo l’American Academy of Orthopaedic Surgeons, circa il 20% delle fratture che colpiscono questa articolazione interessa il capitello radiale, ossia la parte più prossimale del radio che si articola nel gomito. Tale frattura è quasi sempre conseguenza di una caduta: «Il trauma può essere diretto al gomito o indiretto – spiega il dottor Lorenzo Di Mento, traumatologo di Humanitas. Infatti, quando si cade, istintivamente, si cerca di proteggersi mettendo le mani in avanti ed ecco che il trauma alla mano può avere conseguenza anche sull’articolazione del gomito».

Pertanto il rischio di andare incontro a una frattura del capitello radiale è reale per chiunque, dalla persona più anziana al soggetto giovane che pratica sport: «Sono in particolare gli sport di contatto che espongono a un maggior rischio di frattura del gomito. Più raramente – sottolinea il dottor Di Mento – questo infortunio può riguardare chi pratica discipline come il ciclismo o il rugby in cui è invece la spalla l’articolazione più soggetta a lesioni».

Dopo una caduta, che fare?

Il dolore è il sintomo più comune avvertito dal paziente dopo una caduta che coinvolga direttamente o indirettamente il gomito: «A differenza del dolore, il gonfiore al gomito non è sempre presente mentre spesso l’individuo non riesce a muovere l’avambraccio. Questo perché il radio, attraverso il capitello, scorre sull’ulna e questa articolazione permette la prono-supinazione dell’avambraccio, ossia il movimento che sfruttiamo per girare una chiave o aprire una maniglia di una porta».

Dopo il trauma è bene immobilizzare l’articolazione, «anche con un semplice bendaggio al collo, e poi andare subito in Pronto soccorso per sottoporsi a radiografia. Questo esame strumentale fornirà preziose informazioni sull’entità del danno subito».

Il trattamento

La frattura del capitello radiale può essere composta o scomposta e da questo dato dipende la scelta del trattamento: «In caso di frattura scomposta, infatti, si interviene con la chirurgia. Si ricorrerà al trattamento chirurgico – ricorda l’esperto – anche nel caso in cui la frattura sia associata ad altre lesioni più complesse a carico del gomito».

Dopo quanto tempo si potrà recuperare la funzionalità del gomito? «I tempi di guarigione sono simili tanto per il trattamento chirurgico che per quello conservativo, in quanto dipendenti dalla guarigione biologica dell’osso. Dopo 6-8 settimane dal trauma il paziente potrà tornare alle attività quotidiane».

 

Il recupero potrebbe essere difficoltoso solo in un caso: «Quando la frattura è pluri-frammentaria o la riduzione chirurgica insufficiente, può esserci una limitazione nella prono-supinazione. Se la frattura è composta o la chirurgia porta a una riduzione anatomica, spesso il recupero è invece completo». In quest’ultimo caso è utile non tenere ferma l’articolazione: «È bene non tenere bloccato il gomito. Il consiglio è di muovere gomito e avambraccio il prima possibile per prevenire la rigidità dell’articolazione», conclude il dottor Di Mento.

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