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Cuore e sistema cardiovascolare

Scompenso cardiaco, quali sono i campanelli d’allarme?

06/10/2017

Una patologia tipica della terza età, e causa frequente di ricovero ospedaliero, è lo scompenso cardiaco. Il cuore non riesce più ad assolvere in maniera adeguata alle sue funzioni di pompa e quindi ad assicurare il giusto apporto di sangue a tutti gli altri organi ed ecco che insorge lo scompenso o insufficienza cardiaca. I sintomi iniziali sono diversi e a volte possono essere ricondotti da chi li accusa ad altre condizioni o patologie.

Tra i sintomi tipici dello scompenso la difficoltà a respirare

È la dispnea da sforzo. La semplice attività fisica moderata può determinare l’insorgenza di questo sintomo che può anche peggiorare fino a essere scatenato da sforzi fisici modesti. C’è anche una dispnea da decubito, che insorge quando l’individuo si trova in posizione supina, ad esempio di notte, interferendo quindi con il riposo notturno: il paziente si addormenta ma poi si sveglia perché sente che gli manca il respiro e si deve mettere seduto.

Oltre alla dispnea anche altri sintomi possono far pensare allo scompenso cardiaco. L’edema, ovvero il gonfiore di gambe, piedi, caviglie, ma anche dell’addome, dovuto all’accumulo di liquidi; la stanchezza.

(Per approfondire leggi qui: Scompenso cardiaco, quali benefici dagli omega 3?)

Non necessariamente questi sintomi si presentano contemporaneamente ma, in ogni caso, la comparsa di dispnea e/o edemi in pazienti con fattori di rischio per scompenso cardiaco devono far scattare un campanello d’allarme. E a proposito di fattori di rischio è utile distinguere le due forme di scompenso che possono essere diagnosticate: lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta e quello con frazione di eiezione conservata. La frazione di eiezione è un parametro che indica quanto efficientemente il cuore riesce a pompare il sangue.

Le malattie che aumentano il rischio di scompenso

I pazienti più a rischio di sviluppare scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta sono quelli con storia di cardiopatia ischemica, in particolare con un precedente infarto miocardico, o valvolare, o affetti da ipertensione, soprattutto se mal controllata. Invece, il diabete, la sindrome metabolica, l’obesità, ancora l’ipertensione e la fibrillazione atriale, oltre al sesso femminile, sono tutti fattori di rischio per lo scompenso a frazione di eiezione conservata.

(Per approfondire leggi qui: Scompenso cardiaco, riacquistare un buon tono muscolare con l’attività fisica)

I sintomi dello scompenso cardiaco possono essere facilmente equivocati. Un individuo obeso, ad esempio, può pensare che le difficoltà respiratorie siano riconducibili al proprio peso corporeo mentre chi fuma (o ha fumato) può imputarle alla broncopneumopatia cronica-ostruttiva. Per questo motivo, in presenza di sintomi, è bene che i soggetti a rischio di scompenso siano sottoposti a una valutazione clinica. C’è poi un esame del sangue che è molto utile per diagnosticarlo ed è il dosaggio dei peptidi natriuretici. Valori normali virtualmente escludono che dispnea ed edemi siano dovuti a insufficienza cardiaca.

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