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Ginecologia

Artrite reumatoide, che impatto ha la contraccezione sul rischio?

06/09/2017

L’artrite reumatoide è una delle malattie autoimmuni in cui è netta la differenza di genere: l’incidenza è infatti due/tre volte maggiore nel sesso femminile. Per questo, sul rischio di insorgenza della patologia, potrebbero avere un ruolo anche gli ormoni e le variazioni ormonali tipiche del genere femminile. Secondo una recente ricerca realizzata tra Svezia e Stati Uniti, l’assunzione di contraccettivi orali per sette anni è associata a una riduzione del rischio. Ne parliamo con il professor Carlo Selmi, Responsabile di Reumatologia e Immunologia clinica dell’ospedale Humanitas e docente all’Università degli Studi di Milano.

Oltre alla contraccezione gli autori della ricerca pubblicata su Annals of the Rheumatic Diseases hanno indagato anche la relazione tra il rischio di artrite reumatoide e l’allattamento al seno. Il team di ricerca ha analizzato i dati relativi a oltre 2600 donne colpite da questa patologie messi a confronto con quelli di circa 4100 donne che facevano da gruppo di controllo. Tutte le donne, con almeno diciotto anni d’età e residenti in Svezia, avevano preso parte a un precedente studio. In un campione di sangue era stato misurato il livello di anticorpi anti-citrullina (ACPA), anticorpi altamente specifici per l’artrite reumatoide.

(Per approfondire leggi qui: Malattie reumatiche, perché è importante mettere il cuore al sicuro)

È emerso che le donne che avessero assunto dei contraccettivi orali avevano un rischio di sviluppare l’artrite reumatoide inferiore a chi non lo avesse mai fatto: più basso del 15% nelle donne che stessero seguendo la terapia anticoncezionale e del 13% nelle donne che lo avessero fatto prima di prender parte allo studio. L’associazione era significativa per le donne testate positivamente per gli anticorpi anti-citrullina.

L’assunzione della “pillola” per poco più di sette anni (la durata media tra le partecipanti) era associata con una riduzione del rischio del 19%, sia che il test ACPA avesse dato esito positivo che negativo.

Cosa può spiegare questa associazione?

«Il meccanismo potrebbe essere lo stesso che spiega il miglioramento dell’artrite reumatoide durante la gravidanza. Sono gli ormoni femminili, in particolare gli estrogeni, ad avere un possibile impatto non negativo sulla paziente colpita da artrite reumatoide», risponde il professore. «In ogni caso – sottolinea – non è possibile sostenere in alcun modo che la contraccezione ormonale possa rientrare nella terapia dell’artrite reumatoide».

(Per approfondire leggi qui: Artrite psoriasica, con la gravidanza migliorano i sintomi?)

Dalla ricerca emerge un altro dato importante: «Sebbene la sieropositività agli anticorpi anti-citrullina non diano la certezza di sviluppare artrite reumatoide, i soggetti positivi a questo test potrebbero sviluppare una forma di artrite reumatoide più severa».

Stile di vita e rischio artrite reumatoide

Lo studio, di natura osservazionale, che quindi non conclude in termini di causa ed effetto, non ha trovato infine alcuna associazione significativa tra l’allattamento al seno e il rischio di insorgenza di artrite reumatoide.

Quale consiglio poter dare per la prevenzione di questa patologia infiammatoria? «L’unico comportamento virtuoso che si può adottare per questo scopo è l’astensione dal fumo di sigaretta», conclude il professor Selmi.

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