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Cuore e sistema cardiovascolare

Flebite, quali sono i fattori di rischio?

05/09/2017

Anche in giovane età, in particolare nel sesso femminile, le vene possono andare incontro a un processo infiammatorio. Quando le pareti di questi vasi sanguigni si infiammano sorge la flebite, un disturbo vascolare che interessa principalmente gli arti inferiori. Quali sono i suoi fattori di rischio? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Maria Grazia Bordoni, Responsabile di Chirurgia vascolare di Humanitas.

La flebite può colpire tanto le vene superficiali quanto quelle più profonde (in questo secondo caso si parla più esattamente di trombosi venosa profonda) e può essere associata anche alla formazione di un trombo, ovvero di un coagulo di sangue. In quest’ultimo caso si parla dunque di tromboflebite. I sintomi che potrebbero far pensare a una flebite sono il dolore, a intensità crescente, lungo il decorso della vena ma anche la tumefazione, l’arrossamento dell’area in cui scorre la vena colpita e l’immobilità. Anche le braccia possono essere soggette a flebite ad esempio a seguito di un trauma oppure dopo una iniezione endovenosa.

Tra le condizioni che favoriscono l’insorgenza dell’infiammazione delle vene c’è sicuramente il sovrappeso, la sedentarietà obbligata a seguito di un intervento chirurgico oppure la prolungata permanenza in posizione seduta, come ad esempio durante un viaggio aereo della durata di molte ore, e quelle patologie che alterano la circolazione sanguigna.

Anche l’assunzione dei contraccettivi orali e la gravidanza sono fattori di rischio di flebite: «Nei soggetti predisposti queste due situazioni possono esporre ad insorgenza più frequente di flebiti», aggiunge la specialista.

Attenzione anche se si è interessati da varici

«La presenza di varici, di vasi dilatati e con scarsa elasticità di parete, predispone all’insorgenza di flebiti superficiali, specie con la stagione calda e durante periodi di scarsa mobilizzazione. In questi casi l’uso di calze elastiche adeguate e il mantenimento di una buona e costante attività fisica, migliorano la circolazione venosa del sangue e riducono la possibilità di una infiammazione dei vasi», risponde la dottoressa Bordoni.

Cosa fare per prevenire l’insorgenza di una flebite in caso di immobilità prolungata per viaggi o per lavoro? «In caso di immobilità forzata, come può accadere per un trauma o un intervento, sarà il medico a suggerire la migliore profilassi che si avvale di due principali strumenti: l’uso di appropriate calze elastiche e la somministrazione di anticoagulanti in dose e modalità specifiche per ciascuna situazione».

Un po’ di moto se si è in viaggio per ore

«Diversa è la condizione di immobilità temporanea, come in un lungo viaggio, o di lavoro sedentario (lunghe ore alla seduti alla scrivania o in piedi): in questi casi in generale, nei soggetti sani, sono sufficienti alcune piccole abitudini per scongiurare il rischio di una flebite. Alzarsi dalla sedia ogni tanto, fare qualche movimento di flessione del piede e della gamba, camminare nel corridoio dell’aereo o del treno, fermarsi con l’auto per “sgranchirsi le gambe” sono già un buon aiuto. Il medico specialista potrà consigliare l’uso di calze elastiche o la somministrazione di farmaci nei casi più particolari», conclude la dottoressa Bordoni.

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