Per alleviare i sintomi associati alla menopausa un contributo potrebbe arrivare dal finocchio. A suggerirlo è una ricerca realizzata in Iran e pubblicata su Menopause i cui risultati però dovranno essere confermati da ulteriori studi condotti su popolazioni più ampie. Ne parliamo con la dottoressa Annamaria Baggiani, Responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center.
Il finocchio è un’erba officinale usata come rimedio naturale per i disturbi della digestione. Secondo gli autori di questa ricerca potrebbe essere utile anche per placare i sintomi che caratterizzano l’uscita dal periodo fertile come le vampate di calore, la sonnolenza, la secchezza vaginale e l’ansia.
Finocchio, oli e fitoestrogeni
Lo studio è stato condotto su un piccolo campione di donne, 79, tra 45 e 60 anni di età. Le partecipanti hanno assunto delle capsule contenenti 100 mg di finocchio due volte al giorno per otto settimane. A quattro, otto e dieci settimane sono state messe a confronto con un gruppo di controllo. Tramite un questionario sono stati valutati i sintomi postmenopausali ed è emersa una significativa riduzione della loro severità, a differenza del gruppo di controllo.
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«Il finocchio – ricorda la dottoressa Baggiani – contiene oli essenziali e ha delle proprietà fitoestrogeniche dimostrando di ridurre in modo significativo i sintomi più comuni della menopausa, come vampate, insonnia, irritabilità e secchezza vaginale, il tutto senza determinare effetti collaterali. Lo studio iraniano presenta dei risultati molto incoraggianti ma recluta un campione esiguo di donne, in un periodo breve, pertanto è sicuramente necessario uno studio randomizzato più ampio e duraturo nel tempo per capire quali siano i benefici e gli effetti collaterali del finocchio nel lungo periodo».
«Negli ultimi anni ha iniziato a prendere piede l’uso della medicina alternativa e complementare anche per trattare i disturbi legati alla menopausa. La terapia ormonale sostitutiva infatti, pur essendo il trattamento più efficace, non è adatta a tutte le donne e molte decidono di non assumerla per i timori dei suoi potenziali effetti collaterali», ricorda la dottoressa Baggiani.
I fitoestrogeni disponibili
«I più importanti sono gli isoflavoni, contenuti principalmente nella soia, i lignani, presenti in alte concentrazioni nei semi di lino e in altri cereali e i cumestani, che si trovano principalmente nel trifoglio rosso e nei germogli. Un’altra sorgente di fitoestrogeni è rappresentata da alcune piante officinali come la cimicifuga e l’erba medica. Il tutto, ovviamente, va affrontato sotto controllo medico, specie se si utilizzano preparati a base di fitoterapici (estratti secchi, tinture madri, macerati glicerici di piante ed erbe) poiché le concentrazioni di principio attivo sono molto più potenti rispetto al cibo e quindi non prive di possibili controindicazioni».
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«Nel controllo dei sintomi menopausali, i pochi studi condotti hanno dimostrato che i fitoestrogeni riducono lievemente la frequenza delle vampate (riduzione media del 15%). Nessun effetto positivo invece è stato dimostrato sulla secchezza vaginale né su altri sintomi spesso presenti in menopausa come i disturbi dell’umore, ansia e spossatezza», conclude la specialista.