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Perché ridurre il consumo di patate?

13/05/2017

Le patate sono spesso fonte di discussioni tra chi dice che fanno bene e chi ne demonizza il loro consumo sostenendo che dovrebbe essere ridotto o addirittura evitato. In realtà, se inserite nell’ambito di un’alimentazione varia ed equilibrata, non c’è alcun motivo di dover limitare l’utilizzo delle patate, ovvero tuberi che rientrano nella categoria dei prodotti amidacei come i cereali e i prodotti realizzati con i loro chicchi, principalmente riso, grano, farro, orzo e molti altri meno diffusi – spiega la dottoressa Manuela Pastore, dietista clinico della Direzione Sanitaria dell’Istituto Clinico Humanitas. – Mangiare patate un paio di volte alla settimana, in base alle abitudini e ai gusti personali ma soprattutto evitando condimenti che includano eccessi di sale e grassi per insaporirle, può essere invece una buona alternativa ai cereali soprattutto se le patate vengono inserite in un pasto ricco delle fibre delle verdure. In particolare, l’eccesso di sale usato soprattutto quando le patate sono fritte oppure cotte al forno potrebbe influire negativamente sulla pressione arteriosa. Solo in particolari casi dovrebbe essere consigliato ridurre il consumo di patate: per esempio, per la presenza elevata di amido possono fermentare e contribuire così ad aumentare il gonfiore addominale soprattutto in chi già ne soffre, mentre chi è in sovrappeso dovrebbe utilizzarle al posto del pane o di una quota di cereali perché le patate hanno un elevato indice glicemico, ovvero contribuiscono ad aumentare velocemente i livelli di glucosio nel sangue, cioè la glicemia, a cui l’organismo reagisce aumentando la produzione dell’ormone insulina per riportare la glicemia a valori normali; questo, oltre ad aumentare la sensazione di fame e quindi indurci a mangiare ancora dopo poche ore dal pasto, può contribuire a creare un circolo vizioso che porta ad aumentare il sovrappeso e, quindi, il rischio di malattie metaboliche come il diabete. 

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