La mastectomia, l’intervento di asportazione della ghiandola mammaria in toto, è a volte (30% dei casi) la scelta chirurgica necessaria per il trattamento del tumore della mammella. Quando associata a chirurgia ricostruttiva, la mastectomia si accompagna inevitabilmente a dolore post-operatorio più importante che, in genere, rientra nell’arco di qualche settimana. Il dolore viene abitualmente gestito con la somministrazione di antidolorifici, ma a questo approccio di tipo farmacologico, a volte associato ad effetti collaterali quali nausea, pirosi gastrica, ipotensione, potrebbe affiancarsi una strategia terapeutica innovativa: l’elettroagopuntura. L’ospedale Humanitas ne sta testando l’efficacia in uno studio condotto dalla dottoressa Benedetta Basta, anestesista del Day Hospital Chirurgico di Humanitas.
Al momento sono state coinvolte 34 pazienti maggiorenni, con l’obiettivo di arruolarne 40: «Le donne, candidate ad intervento di mastectomia con ricostruzione della mammella mediante espansore o protesi definitiva, sono state sottoposte a due sedute di elettroagopuntura: una il giorno prima dell’intervento e l’altra il giorno stesso, al termine della procedura chirurgica».
In cosa consiste l’elettroagopuntura?
«Come con l’agopuntura tradizionale, si stimolano determinati punti del corpo, solo che in questo caso gli aghi utilizzati tradizionalmente nella medicina cinese vengono collegati ad un elettrostimolatore. L’apparecchio eroga delle leggere scosse elettriche a bassa intensità. L’effetto percepito è simile ad una vibrazione che non deve essere assolutamente dolorosa», risponde la dottoressa. La tecnica dell’elettroagopuntura è ormai collaudata: «La letteratura scientifica degli ultimi 10 anni ha fornito diverse evidenze sull’efficacia di questa pratica nel controllo del dolore post-operatorio dopo, ad esempio, interventi di cardiochirurgia, chirurgia addominale maggiore, chirurgia ortopedica. Mancano invece dati sull’impiego dell’elettroagopuntura nelle pazienti oncologiche sottoposte ad intervento demolitivo e ricostruttivo per tumore mammario».
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Lo studio, in collaborazione con la Breast Unit di Humanitas Cancer Center, ha preso avvio da un’analisi retrospettiva: «Abbiamo considerato i dati del 2015 relativi al controllo del dolore nelle pazienti che avevano subito una mastectomia con parte ricostruttiva. Il dolore viene normalmente valutato con una scala internazionale chiamata NRS (Numeric Rating Scale) che va da 0 a 10 (0 corrisponde all’assenza di dolore, 10 al massimo dolore immaginabile). La soglia di 3 rappresenta il discrimine: con valori superiori a 3, il dolore viene considerato significativo e meritevole di trattamento. Ebbene, delle pazienti operate nel 2015, in oltre 1 donna su 3, pari al 36%, il dolore non era ben controllato, nonostante la terapia analgesica farmacologica prevista per questo tipo di intervento; spesso era stato necessario ricorrere ad una terapia aggiuntiva, con inevitabile incremento degli effetti collaterali (nausea, epigastralgia, ipotensione). Scopo del nostro studio è quello di confrontare questi dati con quelli relativi alle pazienti sottoposte ad elettroagopuntura e vedere se la percentuale dei soggetti che riportano valori superiori a 3 nella “scala del dolore” sarà inferiore».
Al momento come si gestisce il dolore post-operatorio in un intervento per tumore al seno?
«Alle pazienti è garantito un protocollo antalgico standard con la somministrazione di analgesici oppioidi e FANS. Quando necessario, si può ricorrere anche ad una rescue therapy, cioè una terapia aggiuntiva sempre farmacologica, che la paziente richiede in caso di dolore non ben controllato con la terapia standard. Se i risultati del nostro studio e di altre ricerche in corso dovessero dimostrare l’efficacia di questa tecnica (come già abbiamo potuto evincere dai dati iniziali), l’elettroagopuntura potrebbe diventare un’opzione terapeutica aggiuntiva rispetto alla terapia standard con lo scopo di migliorare il controllo del dolore chirurgico, ridurre gli effetti collaterali farmacologici e ottimizzare il percorso perioperatorio», conclude la dottoressa Basta.
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