Stress, i prebiotici proteggono l’intestino e il suo microbioma?

Prebiotici anti-stress. Le sostanze alimentari contenute in alcuni alimenti come avena e asparagi potrebbero diventare un alleato della salute intestinale, aumentando la presenza di batteri “buoni” e proteggendo il microbioma dagli effetti negativi indotti dallo stress. È quanto suggeriscono dei ricercatori della University of Colorado (USA) in una ricerca pubblicata su Frontiers in Behavioral Neuroscience.

I prebiotici sono fibre non digeribili contenute nei legumi o in alcuni ortaggi, come gli asparagi, di cui si nutrono i probiotici. Alcuni microrganismi si nutrono anche di altre sostanze diverse dalle fibre come la lattoferrina, una sostanza che agisce come prebiotico e che si trova nel latte materno.

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Lo studio è stato condotto su modelli sperimentali. Il team ha valutato gli effetti di una dieta ricca di prebiotici che ha dato risposte positive su quanto i ricercatori stavano indagando. Un regolare apporto di prebiotici – suggeriscono in conclusione – potrebbe favorire la presenza di colonie di batteri buoni nell’intestino, oltre a proteggere il microbioma e aiutare a recuperare la regolarità del sonno dopo un periodo stressante.

In che modo lo stress incide sulla flora intestinale?

«I primi mediatori rilasciati dal nostro sistema nervoso in risposta a un evento di stress sono ormoni come catecolamine e cortisolo, capaci di alterare la crescita e la diversità della flora intestinale», risponde la dottoressa Stefania Vetrano, ricercatrice di Humanitas e docente di Biologia applicata di Humanitas University.

«Uno studio di qualche anno fa – prosegue – ha dimostrato che un evento di stress psicologico come la preparazione di un esame riduce la presenza di lactobacilli, batteri buoni che colonizzano non solo il nostro tratto intestinale, ma anche il tratto vaginale. Infatti Lactobacillus casei così come Bifidobacterium sono ampiamente assunti come probiotici per rafforzare la flora buona intestinale. Uno studio condotto su studenti universitari in preparazione di esami ha rivelato una notevole riduzione dello stato di ansietà e dei livelli di cortisolo dopo l’assunzione giornaliera di Lactobacillus casei Shirota confermando la stretta associazione tra stress emotivo e alterazione del microbioma».

I prebiotici possono dunque proteggere il microbioma?

«I prebiotici sono sostanze di origine alimentare non digeribile dal nostro organismo, ma solo dai batteri. Possiamo banalmente definirli come il cibo selettivo per batteri. La loro principale funzione, infatti, è quella di favorire la crescita di un tipo o più batteri, in particolar modo di quelli buoni. Sono importanti per la salute dell’uomo perché, promuovendo selettivamente la crescita di batteri buoni come bifidobacteria e lactobacilli, si stimola positivamente il nostro sistema immunitario a produrre sostanze antimicrobiche e rafforzare le nostre barriere di difesa intestinale; si migliorano le funzioni di assorbimento di alcune sostanze e si riduce la permeabilità intestinale; si ripristina la biodiversità del microbioma inibendo l’attacco/presenza dei batteri patogeni intestinali. È proprio l’alterazione di questa biodiversità del microbioma, fenomeno noto come disbiosi, ad essere alla base di molte patologie non solo gastrointestinali».

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La relazione tra stress e intestino richiama quella tra microbioma e cervello

«La cosa molto interessante, e che pochi sanno, è che esiste un’interazione bidirezionale tra sistema nervoso centrale e microbioma intestinale. Questo significa che il microbioma può essere regolato dal sistema nervoso ma anche influenzare direttamente alcune sue attività. Basti pensare che il microbioma intestinale modula lo sviluppo del nostro cervello influenzando varie attività neurologiche fondamentali come cognizione, apprendimento e memoria, per capire quanto sia realmente importante l’asse cervello-microbiota intestinale nell’uomo. Oltre a regolare indirettamente la sintesi di neurotrasmettitori come la serotonina, alcuni batteri sono capaci di sintetizzare loro stessi dei neurotrasmettitori, i quali influenzano l’attività del sistema nervoso enterico e, di conseguenza, molte funzioni intestinali», conclude la dottoressa Vetrano.

Redazione Humanitas Salute: