Ictus, risonanza magnetica e riabilitazione: a che punto è la ricerca?

Sfruttare le potenzialità della Risonanza magnetica nucleare (RMN) per definire il recupero dei soggetti colpiti da ictus. È questo l’ambito di ricerca del progetto “Tecniche di RMN per svelare la prognosi dell’ictus”, coordinato dal dottor Marco Grimaldi, responsabile dell’Unità operativa di Neuroradiologia di Humanitas e finanziato anche con i fondi del 5×1000 destinati all’ospedale Humanitas.

«Si tratta di una ricerca multidisciplinare e innovativa che ha raccolto attorno a un unico obiettivo diverse unità operative, dalla neurologia alla radiologia, lanciando un ponte tra la ricerca applicata e la pratica clinica», spiega il dottor Grimaldi. «Al momento – continua – sono stati reclutati 15 pazienti, la metà di quanti ne abbiamo previsti, ed i primi sono già stati rivalutati al termine del percorso di riabilitazione. L’auspicio è di poter presentare dei risultati preliminari all’inizio della prossima estate».

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In che modo guidare il recupero dopo un ictus?

La risonanza magnetica non sarà usata per fare una diagnosi ma per determinare una prognosi, ovvero la capacità di recupero funzionale dei pazienti con deficit motori o cognitivi dopo un ictus. La tecnica sarà impiegata per valutare la capacità residua dei grossi fasci di nervi, in particolare quello cortico-spinale, di trasmettere al midollo spinale informazioni e impulsi motori nonostante le una lesione ischemica. I dati così ottenuti saranno incrociati con i risultati di esami del sangue, alla ricerca di indici di infiammazione, scale di valutazione clinica e risultati funzionali.

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Grazie a questi esami il progetto di ricerca cercherà di individuare dei parametri oggettivi in grado di rilevare meglio l’evoluzione della malattia, tutte informazioni utili per determinare la migliore strategia di recupero del paziente: «L’obiettivo è capire se, dopo un ictus cerebrale, è possibile riconoscere degli indici sia di carattere radiologico che ematochimici che possano guidare il percorso di recupero riabilitativo fisico e farmacologico più adeguato ad ogni singolo paziente», conclude lo specialista.

Dott. Marco Grimaldi: