Tumore al seno, mangiare tanta carne affumicata o alla griglia aumenta la mortalità?

Le donne che hanno consumato molta carne rossa cotta alla griglia o al barbecue o affumicata prima e dopo una diagnosi di tumore al seno potrebbero correre un maggior rischio di mortalità. Lo suggeriscono dei ricercatori della University of North Carolina at Chapel Hill (Usa) e pubblicato su Journal of the National Cancer Institute.

Lo studio ha valutato dieta e stato di salute di 1508 donne con tumore al seno. Sono stati ricavati dati riferiti al consumo di carne alla griglia, al barbecue e affumicata, sul suo apporto in ogni decade di vita e in quali stagioni fosse maggiore. Le rilevazioni sono state ripetute cinque anni dopo. Metà delle donne sono state seguite per circa 17 anni e di queste poco meno del 40% è deceduta per tumore al seno.

Rispetto alle donne che consumavano poca carne, a un suo alto apporto prima della diagnosi era associato un rischio aumentato del 23% di mortalità generale. In particolare a un alto consumo di carne affumicata, di bovino, agnello o maiale, era associato un aumento del rischio del 17% di mortalità generale e del 23% di mortalità per tumore al seno. L’alto apporto di carne rossa cotta con queste tre modalità, prima e dopo la diagnosi di tumore, era associato infine a un aumento del 31% di mortalità per ogni causa.

(Per approfondire leggi qui: Carne rossa e rischio cancro: “L’importante è moderare il consumo”)

Correlazione anche tra insaccati e tumore al colon

Lo studio presenta alcune limitazioni dovute alle modalità di raccolta dei dati: le abitudini di consumo erano autoriferite dalle donne e non erano specificate porzioni e apporti settimanali. In ogni caso lo studio supporta l’ipotesi di una correlazione tra maggior consumo di carne rossa così cotta e mortalità dopo un tumore al seno.

«Il dato che un alto consumo di carne rossa, specie se affumicata, possa incrementare il rischio di tumore era già noto. Già precedenti studi epidemiologici hanno infatti evidenziato che il 20% circa dei tumori al colon è probabilmente legato al consumo di carni rosse e insaccati, e così il 3% di tutti i tumori», ricorda la dottoressa Giovanna Masci, oncologa dell’ospedale Humanitas. «Lo studio dei ricercatori della University of North Carolina ha pertanto ulteriormente confermato la correlazione tra incidenza di tumore, in questo caso del seno, con l’alto consumo di carne rossa, particolarmente se affumicata».

«Lo studio in oggetto ha suggerito il ruolo che gli idrocarburi aromatici policiclici hanno per lo sviluppo del tumore al seno. Essi sono noti fattori cancerogeni ambientali, oltre a essere presenti nel fumo di sigaretta e nei gas di scarico, tendono a formarsi nei processi di carbonizzazione ad alta temperatura, come la cottura alla griglia o fritta delle carni», aggiunge la specialista.

Per ridurre il rischio oncologico meglio mangiare meno carne rossa e più carne bianca e pesce?

«Per ridurre il rischio oncologico, oltre che ridurre il consumo di carne rossa, è meglio anche fare attenzione al sistema di cottura delle carni. È utile evitarne una cottura eccessiva, rimuovere le parti nere bruciacchiate e prediligere una forma di cottura più sana come quella al vapore e al forno. In linea generale una dieta varia, ricca di frutta e verdure, di cereali e legumi e povera di carne rossa, in particolare salumi e insaccati, è in grado non solo di prevenire l’insorgenza di cancro ma anche di tenere sotto controllo la crescita tumorale in diversi stadi della malattia. Per un adeguato apporto proteico è preferibile ricorrere a cibi come carni bianche, pesce e legumi», conclude la dottoressa Masci.

(Per approfondire leggi qui: Diverticolite, rischi anche da una dieta ricca di carne rossa?)

Redazione Humanitas Salute: