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Cervello, la sedentarietà lo fa “restringere”?

11/03/2016

Sedentari da grandi, con un cervello “ristretto” da anziani? Un nuovo studio che arriva dagli Usa pubblicato su Neurology ha associato la scarsità di attività fisica al “restringimento” del cervello almeno 20 anni dopo.

Lo studio è stato condotto su poco più di mille partecipanti di circa 40 anni non affetti da demenza o malattie cardio-cerebrovascolari. Il livello di attività fisica è stato misurato nell’arco di 5 anni con delle sedute di allenamento al tapis roulant ed è stato valutato il suo impatto sulla pressione arteriosa.

Dopo circa due decenni i volontari si sono sottoposti a sessioni d’allenamento meno impegnative, hanno risolto dei test cognitivi e il loro cervello è stato osservato con una risonanza magnetica per misurare il volume cerebrale. Con quali risultati? Chi al tapis roulant aveva fatto registrare una frequenza cardiaca maggiore o valori maggiori di pressione diastolica (la “minima”) aveva un cervello più piccolo a distanza di anni. Inoltre, chi con il passare del tempo era diventato cardiopatico o aveva cominciato ad assumere farmaci beta-bloccanti (assunti ad esempio in caso di ipertensione o aritmia), mostrava più segni di invecchiamento cerebrale nella seconda sessione di test.

(Per approfondire leggi qui: Stili di vita, cibo e sport per il cervello: scopri i trucchi per una buona memoria)

Sebbene i ricercatori non abbiano definito un rapporto causa/effetto tra sedentarietà e volume del cervello, comunque con questo studio suggeriscono l’importanza dell’esercizio fisico in età adulta per promuovere anche la salute cerebrale da anziani.

«Il “restringimento” del cervello altro non sarebbe che l’atrofia cerebrale, un fenomeno che si verifica naturalmente con il passare del tempo e che fa sì che il cervello cambi come struttura e come funzione», spiega il dottor Bruno Bernardini, responsabile di Riabilitazione Neurologica dell’ospedale Humanitas.

Mantenersi attivi è comunque un bene per il nostro cervello?

«È stato dimostrato che l’attività fisica aiuta a mantenere una funzione mentale normale o il più a lungo normale dal punto di vista cognitivo e affettivo. Chi svolge attività fisica conserva e migliora le proprie performance cognitive, ma non solo. Migliora anche la situazione emotiva e affettiva: sappiamo che un’attività fisica adeguata si accompagna a un miglioramento del tono dell’umore e a una minore incidenza di problemi come la depressione», conclude lo specialista.

(Per approfondire leggi qui: L’attività fisica che fa bene al cervello)

Nel tempo è dunque importante conservare un buono stato di attività fisica. Cogliamo l’occasione per metterci in movimento per celebrare la Settimana del Cervello (dal 14 al 20 marzo) dedicata proprio al “tempo”, a cui aderiscono sia la Società italiana di Neurologia che l’ospedale Humanitas.

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