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Intestino, ecco la barriera che blocca l’accesso dei batteri nell’organismo

30/12/2015

Una barriera “contro” il microbioma dell’intestino. Un team di ricercatori dell’Istituto europeo di Oncologia e dell’Università Statale di Milano ha individuato un’ulteriore barriera intestinale che rafforza le difese del nostro organismo dall’attacco di agenti patogeni. Si tratta di una barriera vascolare che impedisce ai batteri che hanno eluso la barriera epiteliale intestinale di migrare verso gli altri organi attraverso la circolazione sanguigna.

La barriera è stata ribattezzata gut-vascular barrier

Come spiegano i ricercatori, i milioni di batteri dell’intestino che formano il microbioma sono confinati, grazie alla presenza della barriera epiteliale, nel lume intestinale e difficilmente raggiungono organi come fegato o milza. Alcuni microrganismi patogeni, invece, riescono a superare la barriera epiteliale ed entrare in circolo nell’organismo. La gut-vascular barrier fa da schermo al passaggio in circolo di questi organismi, una sorta di seconda dogana molto selettiva che blocca il passaggio dei batteri verso il fegato.

(Per approfondire leggi qui: Microbioma umano, siamo fatti anche di microbi)

Nello studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, gli scienziati hanno osservato che alcuni batteri patogeni come la Salmonella, il microrganismo che causa il tifo, hanno sviluppato dei meccanismi attraverso i quali possono infrangere anche questa seconda barriera intestinale e pertanto diffondersi nell’organismo causando danni.

Si tratta di una scoperta che potrebbe aprire nuove prospettive per la cura della celiachia, del diabete di tipo 2 e delle malattie caratterizzate da danno epatico, spiegano i ricercatori.

Perché anche la celiachia? Una variazione in questa barriera è stata rilevata anche nei pazienti celiaci che presentano alti livelli dell’enzima transaminasi nel sangue pur seguendo una dieta senza glutine dimostrando così che l’inattività di questa barriera può essere causa dei danni al fegato nei pazienti celiaci.

Che impatto potrebbe avere questa ricerca nella pratica clinica, ad esempio per il trattamento delle malattie con danno epatico?

«Sebbene altri studi saranno necessari per capire meglio la funzione della gut-vascular barrier, questo studio apre una speranza a nuove terapie per la cura di malattie con danno epatico, ma anche alla prevenzione di una diffusione in circolo di microrganismi che potrebbero causare sepsi», risponde la dottoressa Stefania Vetrano, ricercatrice del Laboratorio di Immunopatologia gastrointestinale dell’ospedale Humanitas e docente di biologia applicata all’Humanitas University.

(Per approfondire leggi qui: Dai batteri dell’intestino una mano contro l’ansia?)

«Inoltre, poiché l’asse intestino-fegato è il ponte attraverso il quale cellule tumorali del colon raggiungono il fegato formando metastasi, il potenziamento della gut-vascular barrier potrebbe avere una rilevanza nel trattamento di metastasi epatiche».

Cervello e intestino, dopo questa ricerca, sono dunque sempre più simili?

«Sicuramente questo studio dimostra sempre di più le analogie di funzione tra la barriera ematoencefalica presente nel nostro cervello e la gut-vascular barrier presente nel nostro intestino. L’intestino è considerato il nostro “secondo cervello”, non a caso i due organi si somigliano molto in quanto a forma e funzioni. Questa scoperta, pertanto, contribuisce a chiarire alcune le similitudini tra i due organi», conclude la specialista.

(Per approfondire leggi qui: Sindrome dell’intestino irritabile: il legame invisibile con il cervello)

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