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Ossa, scoperto un meccanismo responsabile della loro crescita

25/11/2015

La crescita delle ossa ha meno segreti. Merito di un gruppo di ricercatori dell’istituto Telethon di Pozzuoli che ha condotto una ricerca su un particolare meccanismo biologico, l’autofagia, importante per il funzionamento di alcuni tessuti dell’organismo. È stato scoperto che l’autofagia è coinvolta anche nel processo di crescita ossea. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature.

I ricercatori si sono soffermati sui fattori di crescita, i cosiddetti FGF, che regolano il corretto sviluppo scheletrico. Se questo è irregolare, possono sorgere malattie come l’acondroplasia, una patologia rara e una delle più comuni forme di nanismo. L’irregolare processo di crescita ossea è dovuto proprio al malfunzionamento di questi fattori di crescita. Come hanno dimostrato gli scienziati, questi fattori regolano anche l’autofagia nei condrociti, le cellule coinvolte nella crescita delle ossa. L’autofagia è un meccanismo che previene l’eccessivo accumulo di alcune componenti cellulari e produce l’energia richiesta per affrontare situazioni di stress cellulare.

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La crescita delle ossa è regolata dai cosiddetti fattori di crescita

La ricerca è stata condotta su alcuni modelli sperimentali. Laddove uno dei fattori di crescita non era presente, l’autofagia non si attivava regolarmente. Di conseguenza le cellule coinvolte nella crescita ossea non funzionavano correttamente e dunque la crescita ossea era difettosa. Stimolando l’autofagia con un farmaco, invece, ecco che il difetto osseo regrediva.

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«Questo lavoro evidenza il ruolo dell’autofagia (cioè della cellula che mangia se stessa) dei condrociti (cellule della cartilagine) nella regolazione della crescita dell’osso mediante un fine controllo dei livelli di collageno di tipo II nella matrice extracellulare. In particolare FGF18, un fattore coinvolto nella regolazione della produzione di collageno di tipo II, sarebbe coinvolto nell’induzione di tale processo aumentando il numero di vescicole autofagiche», spiega la dottoressa Anna Villa, ricercatrice a capo del Laboratorio di Genoma Umano dell’ospedale Humanitas.

Una nuova terapia per le patologie scheletriche?

Come sottolinea l’istituto Telethon, grazie all’utilizzo di farmaci si può pertanto attivare l’autofagia e correggere il difetto di formazione delle ossa, in particolare della matrice cartilaginea, causato da geni mutati dei fattori di crescita.

«L’individuazione di questo meccanismo e delle molecole in esso coinvolte, in particolare del ruolo svolto da FGF nella regolazione della placca di accrescimento – conclude la dottoressa Villa – apre una nuova speranza alla terapia di forme di displasia scheletriche. Nuove molecole che colpiscono questo pathway e agiscano promuovendo il processo autofagico nei condrociti potrebbero quindi essere sviluppati e portati in clinica».

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