Cervello, ecco perché chi balla il tango non si calpesta i piedi

Scoperta l’area del cervello che permette ai ballerini di tango di coordinare alla perfezione i movimenti. È il solco intra-parietale anteriore sinistro del cervello, individuato da un gruppo di ricercatori della Fondazione Santa Lucia e della Sapienza-Università di Roma. Qui sono regolati i movimenti complementari tra due partner che condividono uno stesso scopo, dicono i ricercatori, come ad esempio l’esecuzione di una performance di tango: così nessuno dei due, sempre che siano abili ballerini, schiaccerà i piedi all’altro.

Nello studio, pubblicato di recente su Nature Communication, i ricercatori si sono serviti di un partner virtuale, un avatar che interagiva con i soggetti coinvolti nella ricerca. I 26 partecipanti dovevano afferrare un oggetto a forma di bottiglia in sincrono con questi avatar: una volta in maniera complementare, afferrando l’oggetto in un punto diverso dal partner, un’altra volta in maniera imitativa, copiando cioè il movimento del soggetto virtuale.

Nei test gli scienziati hanno inibito con metodi non invasivi diverse aree del cervello. Inibendo proprio il solco intra-parietale anteriore sinistro, veniva pregiudicata proprio la capacità dei partecipanti di svolgere azioni complementari, ma non quelle imitative, con il partner. Pertanto, i ricercatori hanno potuto individuare in questo solco la parte del cervello che consente di integrare un movimento con quello di un altro. I ballerini di tango, ad esempio, devono essere in grado di incastrare alla perfezione i loro movimenti e, anzi, di prevederne con un pizzico d’anticipo le mosse.

A differenza di altre ricerche che avevano già studiato i meccanismi neurali alla base di questo tipo di interazione, ma solo con osservazioni passive, lo studio italiano li ha analizzati durante interazioni attive.

Ballare il tango significa mettere in atto una serie di gesti nella loro sequenzialità

Cosa indica questa ricerca? «Questo lavoro testimonia ancora una volta la complessità del cervello. Un aspetto rilevante a tal proposito – spiega il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas LAB – è la prassia, una funzione importante del nostro cervello, visto sempre nel suo complesso».

«La prassia è la capacità di compiere i gesti nella loro sequenzialità e mirati a uno scopo preciso. Questa capacità fa riferimento alla progettazione, preparazione, esecuzione e coordinamento di determinati atti. Chi ha delle lesioni neurologiche, seppur mantenendo la capacità motoria, si dice infatti che è aprassico: non riesce a organizzare e coordinare i movimenti».

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«Ballare il tango significa mettere in atto una serie di gesti nella loro sequenzialità. Per compierli si fa ricorso a un programma motorio scritto nel cervello che può essere migliorato nella pratica e che poi diventa automatico. Ma questo è reso possibile dal coinvolgimento di tutte le strutture cerebrali. Oltre ai vari lobi è importante la connessione tra essi: è il corpo calloso a connettere i due emisferi e a regolare la coordinazione», conclude lo specialista.

 

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Dott. Vincenzo Tullo: