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Ansia, paura e fobie: da dove nascono?

02/02/2015

Sono 40 milioni nel mondo le persone che soffrono di attacchi d’ansia, paure e fobie. Paure incontrollabili, irrazionali. Tra le più comuni ci sono l’agorafobia, (paura di trovarsi in strade o piazze), la claustrofobla, (l’ansia per i luoghi chiusi o affollati), l’acrofobia (il timore dell’altezza) e l’aracnofobia (quella degli insetti).

Ma da dove nascono queste patologie? A studiare il circuito nervoso responsabile dei disordini di ansia e fobie, due gruppi di ricercatori: uno guidato da Bo Li, del Cold Spring Harbor Laboratory (Cshl) di New York, l’altro, con a capo Gregory Quirk, dell’università di Porto Rico. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature”, ha dimostrato che ansia e fobie hanno lo stesso interruttore al centro del cervello. Nonostante risulti complicato immaginare come un’emozione intangibile come la paura sia codificata all’interno di circuiti nervosi, in realtà sarebbe proprio così.

«Questo studio – spiega Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr – ha identificato il funzionamento dei circuiti nervosi responsabili dell’ansia e della paura nel nostro cervello. Si tratta del circuito formato dall’amigdala, una parte del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura, e il nucleo paraventricolare del talamo (Ptv), una regione del cervello estremamente sensibile alle sollecitazioni esterne (percezione sensitiva).  

 

I fattori neurotrofici, già studiati da Rita Levi Montalcini

Gli scienziati hanno inoltre identificato una molecola, la proteina BDNF (Brain-derived neurotrophic factor) che svolge un ruolo cruciale nella regolazione di questo circuito. In particolare essa permette al Ptv di esercitare il controllo sull’amigdala. Il fattore neurotrofico cerebrale BDNF è una neurotrofina particolarmente espressa nel cervello (dove svolge un ruolo importante nei processi di apprendimento e memoria) che riveste un compito fondamentale nella crescita, differenziazione, mantenimento e sopravvivenza dei neuroni e delle sinapsi. A indagare per prima su questi fattori neurotrofici fu proprio la scienziata italiana premio Nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini. Questo fattore è implicato in diverse patologie psichiatriche, fra cui la schizofrenia e il disturbo bipolare ed è stato dimostrato che un trattamento cronico con antidepressivi oppure con antipsicotici può modificare i livelli di BDNF.

I disordini dell’ansia e delle fobie – conclude la dottoressa Menna – hanno un forte impatto negativo sulla qualità della vita. La conoscenza molto precisa del funzionamento di questo circuito e l’identificazione della molecola chiave per la sua regolazione apre la possibilità di poter modulare l’attività di questo circuito farmacologicamente e quindi in ultimo di “sviluppare un trattamento ad hoc” per i disturbi dell’ansia e delle fobie».

 

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