Obesità, “scritta” nella saliva?

La carenza dell’amilasi salivare, un gene che si trova nelle saliva, può aumentare il rischio di obesità. La scoperta è frutto di uno studio internazionale pubblicato su Nature Genetics. Secondo gli studiosi del Cnrs/Institut Pasteur di Lille/Imperial College London – coordinati dal francese Philippe Froguel –, un apporto ridotto dell’amilasi salivare, gene utilizzato nella digestione degli zuccheri complessi, favorirebbe l’obesità. Lo studio infatti ha evidenziato come le persone con un numero di copie minore di questo gene e poco enzima d’amilasi nel sangue moltiplica del 20% il rischio obesità. Il perché però non è ancora noto.

 

Il commento del dottor Giuseppe Marinari, responsabile della Chirurgia bariatrica e direttore del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni.

 

Commento a cura del dottor Giuseppe Maria Marinari

responsabile della Chirurgia bariatrica e direttore del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni

«La ricerca è senz’altro interessante ma non ci dice ancora quali possano essere le ricadute cliniche sulla cura di questa malattia. Si è sempre saputo che l’obesità ha una componente genetica e una ambientale; però su quali geni si basasse questa affermazione continua a essere oggetto di indagine. Ci sono oggi diversi studi che parlano di recettori cerebrali che permettono o meno ad alcuni ormoni presenti nel tubo digerente di farci sentire fame e sazietà; ora si aggiunge un altro gene (quello delle amilasi), e si arricchiscono quindi le nostre conoscenze ma, purtroppo, non sappiamo ancora come tradurre tutto questo nella pratica clinica».

 

 

 

 

 

Redazione Humanitas Salute: