Obesity day, è sempre più “diabesità”

 

La lotta al diabete di tipo 2 è uno dei messaggi che caratterizzano l’edizione 2013 dell’Obesity day 2013, la giornata di sensibilizzazione nazionale su sovrappeso e salute, in programma il 10 ottobre. L’obesità infatti è stata identificata come il fattore di rischio con la più forte associazione al diabete di tipo 2, e il forte legame tra queste due malattie  testimonia la creazione di una nuova parola, “diabesità”, che accomuna le due patologie in un’unica malattia. I numeri parlano chiaro: oltre il 20% dei soggetti obesi è affetto da diabete di tipo 2, e sono percentualmente pochi i soggetti affetti da diabete di tipo 2 non obesi.

Se in USA e in Europa la malattia sembra da un paio di anni aver raggiunto un plateau (l’obesità colpisce circa il 30% della popolazione, anche se c’è grande preoccupazione che i bambini obesi – in Italia il 36% della popolazione – possano, diventando adulti, alzare di molto il tasso di obesità) nel resto del mondo obesità e diabete di tipo 2 sono ancora più strettamente correlati (in Asia ci sono più obesi diabetici che in Occidente) e la loro prevalenza è purtroppo in aumento. In tutto il mondo la diabesità rientra a pieno titolo tra le malattie cronico-degenerative che maggiormente influenzano la salute dei cittadini e le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono per il 2015 circa 2,3 miliardi di individui in sovrappeso, più di 700 milioni di obesi e più di 300 milioni di diabetici. In Italia sono almeno 3 milioni le persone che hanno problemi di diabete e circa 1 milione che non sanno di essere malati.

 

La chirurgia bariatrica, rimedio contro il diabete di tipo 2

«Il controllo dei livelli di glicemia (lo zucchero nel sangue) entro valori normali – spiega il dottor Giuseppe Marinari, responsabile della sezione di chirurgia bariatrica e del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni – è affidato a un’azione efficiente dell’insulina; nell’obesità questa azione è deficitaria, dal momento che l’eccesso di tessuto adiposo determina insulino-resistenza, cioè una minore efficacia nell’azione dell’insulina nei tessuti periferici. La resistenza periferica all’insulina è a sua volta responsabile di iperinsulinemia (cioè elevati livelli di insulina nel sangue), spesso inefficace nel controllare la glicemia ma causa di molte gravi malattie collegate all’obesità, anche di tipo tumorale».

Un tema questo della “diabesità” al centro anche mesi addietro dell’attenzione della prestigiosa rivista Lancet dove è stato pubblicato uno statement dell’IDF, International Diabetes Federation, che stabilisce dei criteri di trattamento per la diabesità in cui la chirurgia sopra il BMI 35 (l’indice di massa corporea superiore a 35) è il cardine della terapia.

«Dopo un intervento di chirurgia bariatrica, infatti, la vita di un malato obeso affetto da diabete 2 cambia radicalmente: per tutti c’è una forte riduzione della terapia per il diabete e in più del 50% dei casi si possono eliminare completamente i farmaci – aggiunge il dottor Marinari –. Il diabete di tipo 2 incide molto sulla salute di una persona, sulla qualità di vita per il continuo uso della terapia, e perché comporta una serie di complicazioni a carico degli occhi, dei reni, del cuore e degli arti inferiori che possono invalidare in modo molto grave la persona malata. Sicuramente i danni già intervenuti a causa del diabete non possono essere eliminati, però si può fermare la progressione di queste malattie».

Redazione Humanitas Salute: