Un Nobel per valutare la ricerca di Humanitas

Il Premio Nobel Rolf M. Zinkernagel sarà a Rozzano con altri sei scienziati di fama internazionale per valutare le attività dei ricercatori di Humanitas. Il 2012, come gli anni precedenti, ha visto la produttività scientifica dell’Istituto in costante crescita quantitativa e qualitativa.

Dal 13 al 15 dicembre sarà ospite dell’Istituto Clinico Humanitas il professor Rolf M. Zinkernagel, di nazionalità elvetica, Premio Nobel per la Medicina (insieme al collega Peter Doherty, nel 1996, per aver scoperto negli anni ’70 come funzionano i linfociti T, i direttori d’orchestra del sistema immunitario). Zinkernagel presiede l’Advisory Board internazionale di Fondazione Humanitas per la Ricerca che ha il compito di valutare il lavoro dei ricercatori dell’ospedale. Alla site visit partecipano, oltre al prof. Zinkernagel:

  • Fabio Cominelli, Digestive Health Center of Excellence, University of Virginia
  • Charles Dinarello, Department of Medicine, University of Colorado, Denver
  • Pietro De Camilli, Eugene Higgins Professor of Cell Biology and Professor of Neurobiology; Director of Yale Program in Cellular Neuroscience, Neurodegeneration and Repair
  • Napoleone Ferrara (Oncology Research, Genentech, Inc., South San Francisco, USA
  • Göran K. Hansson, Experimental Cardiovascular Research, Karolinska Institutet University Hospital, Stockholm, Sweden
  • Lorenzo Moretta, Direttore Scientifico Ospedale Gaslini di Genova.

 

Una ricerca “a Km zero”

«La valutazione per Humanitas rappresenta una vera cultura – spiega il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca –. Per questo ci siamo dotati da alcuni anni di un Advisory Board internazionale per la Ricerca, che in questi giorni è ospite presso il nostro Centro per valutare le nostre attività».

La Fondazione focalizza i suoi sforzi nella ricerca nel settore dell’immunità e infiammazione: 200 ricercatori, insieme agli oltre 500 medici degli ospedali Humanitas, sono impegnati nello studio e nella cura di malattieche hanno grande impatto sociale, come tumori, infarto, ictus e patologie autoimmuni. Una ricerca “a Km zero” per trasformare, giorno dopo giorno, le conquiste di laboratorio in cure per tutti.

 

I risultati della Ricerca di Humanitas

Il 2012, come già gli anni precedenti, ha visto la produttività scientifica di Humanitas in costante crescita quantitativa, mantenendo livelli di qualità molto elevati, come emerge dagli indici bibliometrici. Sono 1.875 i punti di Impact Factor nel 2011, con un fuoco coerente nell’area immunodegenerativa, in cui l’Istituto è riconosciuto come IRCCS.Un settore cruciale per la Medicina contemporanea, che va a impattare su aree cliniche diverse, dal cancro, alle malattie cardiovascolari, dalle patologie infiammatorie a quelle autoimmuni.

«Abbiamo ottenuto risultati importanti e significativi – spiega Mantovani – dalle scoperte di laboratorio fino alla conduzione di studi clinici di qualità che analizzano e validano procedure diagnostiche e terapeutiche. L’utilizzo di tecniche di genomica al servizio del paziente, in settori diversi, ha consentito di identificare possibili bersagli di intervento diagnostico e terapeutico mirato nelle malattie autoimmuni, e di validare terapie mirate e guidate dalle caratteristiche molecolari nel caso dei tumori».

Il valore della Ricerca di Humanitas è riconosciuto, a livello mondiale, anche dalla classifica SIR 2012 World Report, che valuta le istituzioni di ricerca nel mondo sulla base delle pubblicazioni scientifiche raccolte dal database Elsevier Scopus nel periodo 2006-2010. Il Report, oltre a misurare la quantità di articoli pubblicati sulle riviste internazionali, valuta la loro qualità scientifica attraverso l’Impatto Normalizzato (NI – Normalized Impact, misurato attraverso il numero delle citazioni per paper, rapportato alla medie per ogni ambito di ricerca). Il valore NI di Humanitas è pari a 2.1: significa che le pubblicazioni dell’Istituto vengono citate 2.1 volte rispetto alla media mondiale (+5.1% rispetto al 2011).

 

La sfida della dimensione internazionale

«La dimensione internazionale rappresenta per noi una sfida costante – prosegue il prof. Mantovani –: è il contesto naturale in cui fioriscono la ricerca scientifica, che per sua stessa natura non ha confini, e il progresso nella cura dei pazienti. Offrire ai pazienti la migliore assistenza possibile significa infatti anche attrarre i migliori talenti da tutto il mondo, italiani e non solo, e far crescere i medici e ricercatori del futuro, formandoli in una dimensione internazionale. Nei nostri laboratori ospitiamo scienziati provenienti da tutto il mondo: sedici nazionalità di quattro continenti diversi. E ci confermiamo scientificamente attraenti anche per gli italiani stessi: nell’ultimo anno, sono undici i “cervelli italiani rientrati”, tornati a lavorare da noi dopo aver effettuato esperienze all’estero.

A rendere ancor più internazionale Humanitas, il legame con l’Università degli Studi di Milano: l’ospedale infatti è sede di insegnamento dell’International Medical School, corso di laurea internazionale in Medicina e Chirurgia».

Redazione Humanitas Salute: