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Quando il fegato si guarisce da sé

22/11/2012

Dal 5 al 7 dicembre in Humanitas i maggiori esperti nazionali e internazionali parleranno di fegato e dei farmaci che stimolano la sua capacità autoimmunitaria. Il dott. Pietro Invernizzi, responsabile del Centro per le malattie autoimmuni del fegato, ci racconta i progressi fatti in questa direzione.

La ricerca relativa alle patologie del fegato sta cominciando a dare buoni risultati, sia dal punto di vista della comprensione dei meccanismi patogenetici, sia dal punto di vista della sperimentazione di nuovi farmaci. Si parlerà di questo nel corso del meeting “Liver Immunology”, dedicato all’immunologia e autoimmunità del fegato, in programma al Centro congressi di Humanitas dal 5 al 7 dicembre 2012. Si tratta del primo congresso nazionale – ma con la presenza di molti esperti internazionali di alto livello – che vede riunite per la prima volta AISF e SIICA, le due società italiane di riferimento su fegato e immunità. Il dott. Pietro Invernizzi, Responsabile del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato di Humanitas, ci spiega quali sono le principali novità del settore.

Ci può raccontare in che modo la ricerca sta facendo progressi?

«Se parliamo dell’aspetto immunologico delle epatiti B e C, oggi conosciamo molto meglio  i meccanismi patogenetici dell’infezione e del danno epatico causato dal virus e dalla risposta immunitaria contro i virus. In questo ambito, da un punto di vista clinico e terapeutico i maggiori progressi sono stati compiuti a livello pre-clinico, e siamo comunque già in grado di trattare queste infezioni agendo sul sistema immunitario, ed è questa la novità più rilevante. Sapendo come il sistema immunitario, da solo, interviene per eliminare questi virus possiamo capire in che modo stimolarlo artificialmente per risolvere l’infezione».

Per quanto riguarda le vaccinazioni, quali sono le novità?

«Anche in questo campo non mancano. Il settore della virologia epatica è ricco di dati pre-clinici anche per quanto riguarda le vaccinazioni terapeutiche. Ancora non esistono farmaci di questo tipo che possono essere acquistati e quindi utilizzati, ma siamo comunque già in una fase di sperimentazione avanzata, che coinvolge ormai anche l’uomo».

E se invece parliamo di altre patologie, come per esempio la cirrosi?

«La cirrosi biliare primitiva e l’epatite autoimmune, sono malattie causate da un’auto aggressione del sistema immunitario. Per queste patologie si stanno facendo progressi importanti perché, dopo anni di sperimentazione e sviluppo di nuovi farmaci in ambito reumatologico, è finalmente arrivato l’interesse dell’industria farmaceutica anche per le malattie autoimmuni del fegato, per cui è iniziata la sperimentazione di nuovi farmaci biologici che riescono a controllare in modo mirato alcuni aspetti del sistema immunitario. La nostra speranza è che entro 3-4 anni questi farmaci siano pronti per la commercializzazione».

Dovendo tirare le somme, in quale campo sono stati compiuti i maggiori progressi?

«Senza dubbio in quello della virologia: entro tre anni nuovi importanti farmaci saranno riconosciuti dal ministero della Salute, mentre da circa due anni sono in corso le sperimentazioni nell’ambito autoimmunità del fegato. Si tratta di un’opportunità importante per moltissimi pazienti».

Qual è il valore aggiunto di questo convegno?

«Intanto, per la prima volta si riuniscono le due principali associazioni del settore. Poi, il meeting è di un livello scientifico molto elevato. Sarà diviso in tre parti: la prima focalizzata sul ruolo del sistema immunitario nelle malattie del fegato, la seconda incentrata sugli aspetti infettivologici e virologici, la terza sull’autoimmunità del fegato e sugli aspetti clinici delle nuove terapie. Infine ci sarà il coinvolgimento di associazioni di pazienti (e familiari) affetti da queste malattie, che avranno l’opportunità di incontrare e dialogare con gli esperti».

A cura di Daniela Uva

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