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Una lettera ai medici di domani

12/06/2012

In un libro l’oncologa Ada Burrone lscia un messaggio ai medici di domani. Perché la paura è contagiosa, ma lo è anche la speranza.

E’ un appello a donare speranza a chi soffre quello che Ada Burrone rivolge ai futuri medici nel suo ultimo libro Lettera ai medici di domani. La paura è contagiosa, ma lo è anche la speranza. Fare diagnosi accurate non è cosa semplice, ma ancor più difficile è comunicare lo stato di salute al paziente nel modo giusto. Non sempre purtroppo i medici riescono a calarsi nei panni dei pazienti e dei loro cari, a mettere da parte la propria figura professionale per far uscire la parte più umana. Questo non significa che il medico sia indifferente alla sofferenza, anzi, la professione medica comporta inevitabilmente ogni giorno un duro lavoro anche sotto il profilo umano. Ma riuscire a trasmettere forza e speranza al paziente richiede un approccio diverso, occorre appunto non chiudersi nel proprio “ruolo” ma aprirsi all’altro, ascoltarlo e comprenderlo.

“Parlare di cancro e morte fa paura – spiega Ada Burrone – poiché la morte, in particolare, è sentita come un tabù, come qualcosa di cui è meglio evitare di parlare. Ma meno se ne parla e più la morte spaventa, più si rifiuta il problema e più ci si sente tormentati. L’argomento va dunque affrontato, con la voce della speranza, anche laddove sembra non esserci più.”Questa deve essere la missione dei medici di domani, ma verrebbe da dire anche di quelli di oggi. Il suo invito ad affrontare il tema della vita e della morte, in partico lare, è rivolto soprattutto ai futuri medici perché per dirla con le sue parole “Anche se voi siete troppo giovani per averla nella mente e nei vostri pensieri, dovrete incontrarla nella professione ed è pertanto necessario che possiate pensare ad essa come a una realtà, che non sempre riuscirete a contrastare o impedire. Ma quella morte non è un fatto a sé: è l’esperienza vivente di una persona che a voi chiede qualcosa, che non è solo la guarigione.”
Ada Burrone, oltre ad essere oncologa è fondatrice di Attivecomeprima, un’associazione nata con lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone colpite dal cancro, attraverso il sostegno umano, psicologico e medico. Il lavoro di Ada Burrone è una vera e propria missione che prende vita dalla propria esperienza di donna, colpita a soli 36 anni dal cancro al seno. Una donna che ce l’ha fatta grazie alle cure e al sostegno del proprio medico il dottor Pietro Bucalossi, che le ha dato la speranza e la forza per continuare proprio nel momento più difficile e così dalla loro collaborazione nel 1973 è nata Attivecomeprima. Una forte motivazione l’ha spinta dunque a scrivere questo libro, nelle cui pagine racconta la propria esperienza personale, vissuta sulla propria pelle e poi la malattia del padre, colpito a sua volta dal cancro, ed infine il proprio lavoro. Da tutte queste esperienze ha tratto un insegnamento che ha deciso di voler condividere con i giovani medici, affinché non abbiano paura del dolore e della morte che ogni giorno incontreranno, poiché fanno parte della vita e ricorda “Ho visto che chi riesce ad esorcizzare la paura della morte, vive meglio. E sostengo che vivere meglio è già vivere di più.”

A cura di Irene Zucchetti

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