L’immunologia nella medicina del futuro

Il 28 novembre al Teatro Studio Auditorium Parco della Musica di Roma, Alberto Mantovani discuterà con gli studenti romani del ruolo cruciale dell’Immunologia nella Medicina, in un incontro organizzato da Sigma Tau.

Perché rigettiamo i trapianti? Perché le nostre difese a volte sbagliano bersaglio e ci aggrediscono? Come si può stimolare il sistema immunitario? Perché e come compaiono nuove malattie prima sconosciute come l’AIDS, nuove versioni di virus influenzali, ceppi tossici del “di per sé innocuo” batterio Escherichia coli – di cui tanto si è parlato nel mese di giugno e che ha causato più di trenta morti in Germania, suscitando grande allarme sui media? Offrire risposte a questi interrogativi è il compito dell’Immunologia, disciplina che studia le difese del nostro organismo. Una disciplina peraltro balzata ai massimi onori della cronaca con l’assegnazione, in ottobre, del premio Nobel per la Medicina a tre grandi immunologi, Bruce A. Beutler, Jules A. Hoffmann e Ralph M. Steinmann, scopritori dei meccanismi biochimici di attivazione del sistema immunitario.
Con questo spirito, a metà tra il didattico e il celebrativo, Fondazione Sigma-Tau ha fortemente voluto creare un’occasione d’incontro d’alto profilo tra uno dei più autorevoli immunologi italiani, Alberto Mantovani, e i giovani, studenti delle scuole superiori. Il 28 novembre alle ore 11, andrà in scena al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica l’ultimo appuntamento del ciclo “Scuola & Eccellenza: incontri e lezioni sulle scuole italiane di scienza”, coordinato dallo storico della Medicina Gilberto Corbellini. Del resto, proprio la ricerca in questo settore della Medicina è uno dei componenti della rivoluzione biomedica che caratterizza la Scienza della fine del secondo millennio e dell’inizio del terzo. Le scoperte effettuate in ambito immunologico hanno infatti avuto un impatto profondo sulle conoscenze scientifiche in generale e sulla Medicina in particolare, causando radicali cambiamenti in diversi settori: genomica, diagnostica, terapia e prevenzione.

Come prosegue lo stesso Mantovani nel suo ultimo libro “I guardiani della vita“, Dalai Editore 2011, “la scoperta degli anticorpi monoclonali, ad esempio, ha rivoluzionato la diagnostica, introducendo ulteriori test e portando ad un nuovo modo di fare analisi. Il test del PSA – per citarne uno – effettuato per verificare lo stato di salute della prostata e valutare il rischio di cancro, è basato su anticorpi monoclonali in grado di identificare questo antigene prostatico specifico (PSA) e di misurarne la quantità nel sangue. Notevole anche l’impatto sulla terapia. 100 anni fa Paul Ehrlich, pioniere dell’Immunologia e della Medicina, aveva sognato di usare gli anticorpi contro il cancro. Oggi il loro utilizzo ha cambiato la vita dei pazienti e ci auguriamo la migliori sempre di più, visto che tra i nuovi farmaci in sperimentazione uno su tre è un anticorpo. E siamo andati oltre: utilizziamo gli anticorpi anche contro malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, malattie infiammatorie croniche dell’intestino e agenti infettivi. Forse, però, il più grande contributo della ricerca immunologica alla salute rientra nel capitolo della prevenzione: sono i vaccini, che hanno permesso di sconfiggere malattie come vaiolo, poliomielite e difterite – che oggi quasi fatichiamo a ricordare – ponendo fine alle epidemie che comportavano. Oggi consentono applicazioni preventive anche contro alcuni tumori, ad esempio del collo dell’utero e del fegato.

Ma non è tutto. Le ricerche in Immunologia hanno cambiato il modo stesso in cui guardiamo alle malattie, facendoci comprendere che perfino patologie ritenute assai distanti dall’ambito immunitario (infarto del miocardio, malattie degenerative del cervello e tumori) hanno una forte componente infiammatoria. Possiamo paragonare il nostro apparato di difesa ad un’orchestra o ad un esercito: due metafore rappresentative di due aspetti differenti ma complementari del modo di funzionare dell’immunità. L’orchestra allude al ruolo di mantenimento di una vita ordinata dell’organismo, con direttori (i linfociti T) che sovrintendono all’armonico funzionamento di tutti i componenti – gli orchestrali e gli strumenti – che non abbiamo ancora finito di identificare. La metafora bellica o poliziesca allude invece al ruolo del sistema immunitario nella risposta all’aggressione da parte degli agenti microbici, proprio come un esercito ben organizzato dal punto di vista delle gerarchie e delle specializzazioni. Sono due i meccanismi chiave del sistema immunitario: riconoscimento e comunicazione. “Riconoscimento” perché deve individuare la presenza di invasori, aggredirli e riparare il danno subito, senza danneggiare i componenti normali dell’organismo, e distinguendo fra microbi buoni e cattivi. “Comunicazione” perché per fare tutto questo nel modo giusto e senza auto-danneggiarsi è necessario un sistema di trasmissione delle informazioni efficace ed efficiente. Numerose e diverse sono le cellule del sistema immunitario, i globuli bianchi (o leucociti).

Ne esistono tipi differenti: ad esempio i neutrofili che circolano nel sangue, i macrofagi presenti in tutti gli organi e tessuti come polmoni, fegato, pelle e intestino, le cellule dendritiche, vere e proprie sentinelle che danno l’allarme al sistema immunitario in presenza di un agente estraneo. Ancora i linfociti, i membri più piccoli della famiglia, divisi in sotto-popolazioni differenti, ciascuna delle quali svolge specifiche funzioni. Tutte queste cellule di difesa, localizzate in diverse aree del nostro organismo, assolvono compiti distinti ma lavorano tutte insieme, in modo armonico, per proteggerci nella maniera migliore. Fondamentale, infatti, il perfetto bilanciamento del sistema immunitario in un complesso gioco di yin e yang che deve garantire la stabilità dell’organismo (omeostasi) anche di fronte a mutamenti esterni o aggressioni. Se questo equilibrio si altera, il nostro sistema di difesa diventa esso stesso un nemico. Le ragioni di questo “tradimento” dei difensori sono in gran parte ancora poco chiare, restano uno dei misteri più grandi per l’Immunologia. Possiamo paragonarlo a quello che nel film Guerre Stellari è il “lato oscuro della Forza” che corrompe i cavalieri Jedi e non fa più distinguere il Bene dal Male. Il risultato è una risposta eccessiva o mal diretta che può arrecare danno ai tessuti e promuovere malattie diverse, perfino tumori”.

A cura della Redazione

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