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Cuore, la sindrome delle nonne orfane

12/07/2011

Perdere i genitori in età avanzata dovrebbe essere fisiologico, allora perché è spesso devastante, specie nelle donne. Tanto da causare sintomi simili all’infarto?

Una delle conseguenze dell’allungamento della vita media è che alla generazione degli attuali 60-70enni accade sempre più spesso di perdere i genitori. Un evento che dovrebbe essere ‘fisiologico’ e dunque privo di gran parte delle forti implicazioni emotive che un lutto familiare comporta. Ma non sempre è così. A volte, al contrario, è devastante e ha conseguenze anche fisiche gravi. “L’invecchiamento comporta inevitabilmente indebolimento e, spesso, malattia – spiega Patrizia Presbitero, responsabile Emodinamica e Cardiologia Interventistica dell’Istituto Clinico Humanitas -. Questi ‘figli anziani’ si trovano pertanto a prendersi cura, per anni, dei propri ‘genitori vecchi’. E la cura comporta attenzione, tempo, risorse di ogni tipo. Con il pensionamento e l’allontanamento dei figli, per i nostri 60-70enni questa può diventare un’occupazione molto importante, se non dal lato pratico (a volte ci si riesce ad appoggiare alle badanti) certo dal lato emotivo. Anche perché con l’avanzare dell’età inevitabilmente si diventa più apprensivi, e si tendono a rafforzare i legami familiari prima trascurati a causa dell’attività lavorativa o di mille altri impegni. Così, alla perdita dei genitori segue uno smarrimento che dura a lungo e una melanconia che diventa una condizione quasi permanente”.

È successo ad esempio a una donna di 60 anni, senza problemi fisici pregressi, che dopo la morte della madre ha accusato sintomi simili a quelli causati da un infarto: malessere generale, sudorazione fredda, senso di oppressione toracica. Sottoposta a coronarografia d’urgenza, le è stata diagnosticata la Sindrome di Tako-Tsubo, un’improvvisa paralisi di una parte del muscolo cardiaco, causata da una scarica di adrenalina endogena provocata da un serio stress fisico o psichico. Quale, appunto, un grave lutto familiare.
Diventare orfani a 60-70 anni può essere molto più traumatico che a 40. “Prima, infatti – prosegue la dottoressa Presbitero – c’è davanti tutta una vita ancora da vivere, una carriera da completare, dei figli da crescere, la casa da finire… Tutte ‘spinte’ per andare avanti che in qualche modo contengono la perdita così dolorosa di un proprio caro, in particolare della madre. Dentro di noi, la barriera alla morte è rappresentata dai genitori. Finché ci sono, questi ci pongono inevitabilmente nelle condizioni di figlio e in quanto tale protetto da un adulto. Quando vengono a mancare, diventiamo – o meglio, ci accorgiamo di essere – vulnerabili, esposti alla possibilità della morte, esattamente come in seguito a una grave malattia. Questa è di per sé una condizione di fragilità che genera ansia e insicurezza e, a volte, sintomi che coinvolgono l’apparato cardiovascolare: tachicardia, crisi di panico, crisi ipertensive. In casi estremi, Sindrome di Tako-Zubo, che, è importante sottolineare, riguarda quasi esclusivamente le donne”.

La Medicina di genere ha già spiegato come vi siano delle differenze biologiche importanti tra maschi e femmine e malattie che colpiscono per lo più le donne e non perché riguardano organi presenti solo nella popolazione femminile (come le mammelle o l’utero). “Ne sono esempi il lupus, l’artrite reumatoide, l’ipertensione polmonare primitiva o ancora, in ambito cardiaco, la stenosi mitralica – spiega ancora la dottoressa Presbitero -. Si tratta quasi sempre di malattie legate all’immunità, ossia alla risposta dell’organismo a un’aggressione che proviene dall’interno o dall’esterno del nostro corpo. La Sindrome di Tako-Tsubo rientra in questa diversità di risposta delle donne a un grave stress emotivo o fisico. Una diversità legata ad una differenza genetica e fisica che è necessario studiare e approfondire ulteriormente, per poter offrire alla popolazione femminile le migliori cure mediche”.

A cura della Redazione

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