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Vaccino HPV, un’arma in più per le donne

23/11/2010

La maggior parte dei tumori dell’utero è causata dal Papilloma virus, che nelle donne è molto frequente. Ecco perché il vaccino e il Pap test sono così importanti.

Il carcinoma della cervice uterina è, per frequenza, il secondo tumore maligno nella popolazione femminile. Uno studio multicentrico dell’International Agency for Research on Cancer ha mostrato che il 93 per cento degli adenocarcinomi e il 96 per cento dei tumori squamocellulari sono attribuibili ad infezione da HPV. Fondamentali dunque la prevenzione e la vaccinazione.
“Degli oltre 120 genotipi di HPV esistenti, circa 40 possono infettare il tratto genitale degli uomini e delle donne – spiega il dott. Domenico Vitobello, responsabile di Ginecologia in Humanitas -. Nel mondo l’infezione da HPV è la più frequente fra quelle sessualmente trasmesse: si stima che oltre il 75 per cento delle donne sessualmente attive si infetti almeno una volta nel corso della vita. Più raramente può avvenire di riscontrare l’infezione in donne che non hanno avuto rapporti sessuali”.

Dott. Vitobello, qual è la relazione tra presenza dell’HPV e neoplasia?
“Circa 15 tipi di HPV sono definiti sulla base di criteri epidemiologici ad ‘alto rischio’, perché più frequentemente isolati in caso di neoplasia cervicale, e circa 12 tipi a ‘basso rischio’, più frequentemente isolati in caso di condilomi o lesioni precancerose che difficilmente evolvono in neoplasia. La cosa più importante però è identificare in tempo le alterazioni provocate dal virus, che sono quelle che cerchiamo con il test di Papanicolau (Pap test). Lo screening citologico attraverso il Pap test rappresenta la strategia vincente da molti anni per la prevenzione del tumore della cervice uterina, essendo in grado di ridurre la mortalità specifica del 60-90 per cento nei luoghi in cui è implementato”.

Cosa bisogna fare in caso di anomalie evidenziate dal Pap test?
“In caso di anomalie riscontrate con il Pap test l’esame successivo consiste nella colposcopia, effettuata con adeguata strumentazione ottica (colposcopio) e con il ricorso ad agenti chimici (acido acetico e soluzione di Lugol) per valutare il collo dell’utero e le pareti vaginali. Anche la ricerca e tipizzazione del DNA del papillomavirus (HPV DNA test), grazie alla riduzione dei costi, è oggi un test molto diffuso e può essere utilizzato per meglio orientare le decisioni terapeutico-diagnostiche del ginecologo”.

Se l’HPV è così diffuso, come si può prevenire l’infezione?
“È molto difficile prevenire l’infezione da HPV in quanto molto comune, soprattutto fra le persone giovani, e il preservativo non garantisce una copertura al 100 per cento. C’è ora però un vaccino contro alcuni tipi di virus responsabili di circa il 70 per cento dei tumori del collo dell’utero. A livello europeo sono stati registrati due vaccini: il vaccino quadrivalente (HPV 6/11/16/18), da somministrare in tre dosi, la seconda due mesi dopo la prima e la terza dopo altri sei mesi, e il vaccino bivalente (HPV 16/18) da somministrare in tre dosi, la seconda a un mese dalla prima e la terza dopo altri sei mesi. Per quanto riguarda gli effetti collaterali le pubblicazioni riportano reazioni locali nel punto dell’iniezione (eritema, dolore ed edema), febbre, cefalea e nausea frequenti tra le donne vaccinate”.

Quali fasce di popolazione si devono vaccinare?
“Per definire la popolazione target della vaccinazione un punto cardine da considerare è che l’infezione da HPV è sessualmente trasmessa e di solito viene acquisita entro i primi anni dall’inizio dell’attività sessuale. Quindi in teoria i vaccini contro l’HPV dovrebbero essere somministrati nelle donne prima che abbiano rapporti sessuali, cioè prima che si espongano al rischio di infezione. I vaccini anti HPV sono pensati per essere usati nelle donne tra i 9 e i 26 anni. I vaccini producono un tasso di sieroconversione (cioè la produzione di anticorpi contro il virus, ndr) elevato in tutte le fasce d’età, ma studi sull’immunogenicità condotti sui due vaccini hanno dimostrato che una maggiore risposta immunitaria si ha nelle adolescenti rispetto alle donne di età superiore ai 15 anni. Ulteriori studi sono in corso per stabilire l’efficacia dei vaccini in donne di età superiore ai 25 anni o in quelle che hanno o hanno avuto l’infezione da HPV 16/18″.

A cura della Redazione

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