I pericoli del disastro ambientale nel Lambro

E’ “marea nera” nel Lambro, per circa 10 milioni di litri di gasolio e olio combustibile riversati nel fiume. Legambiente Lombardia: “Fermiamo l’emergenza prima che arrivi al mare”. Ma quali possono essere i problemi per l’ambiente e per la salute?

Petrolio nel fiume Lambro: circa 10 milioni di litri di gasolio (per autotrazione e riscaldamento) e olio combustile si sono riversati in parte nel fiume. Un disastro ambientale che altera l’intero ecosistema con ripercussioni a medio e lungo termine ancora difficili da predire. Ma ci saranno, perché il danno non è legato solo a ciò che si vede (il petrolio che galleggia in superficie), ma soprattutto a quello che sedimenta nei fondali. Un atto doloso senza senso che ha anche inondato di olezzo le città lungo gli argini del fiume e che in questi giorni è arrivato fino al Po. E da lì, il corso arriva nel mare Adriatico. Quali possono essere i problemi per l’ambiente e per la salute? Ne abbiamo parlato con il dottor Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia e con il dottor Michele Lagioia, Vicedirettore Sanitario di Humanitas e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva.

Dottor Di Simine, qual è l’appello di Legambiente?
“Fermiamo l’emergenza prima che arrivi al mare. L’onda nera di idrocarburi, partita martedì dalla ex raffineria di Villasanta, in provincia di Monza, ha già percorso centinaia di chilometri, lasciandosi alle spalle una terribile devastazione ecologica. Ora sta drammaticamente colpendo il Po. Si deve immediatamente provvedere al risanamento e liberare il corso d’acqua dai veleni. Lo dico con dolore e con rabbia. E’ una selvaggia aggressione al fiume Lambro, alle sue sponde e al fragile ecosistema che, faticosamente, stava cercando di recuperare vitalità dopo decenni di inquinamento. Il problema non riguarda solo il fiume Lambro, ma tutta l’asta del Po fino al delta. E’ necessario che l’opera di risanamento sia coordinata a livello nazionale. Per questo l’appello è rivolto a Regione Lombardia affinchè chieda al Governo la dichiarazione di stato di emergenza ambientale nazionale”.

Quali sono i problemi sull’ambiente?
“E’ un fatto mai accaduto in Italia in un fiume, quindi difficile da prevedere. Ma sicuramente limita l’ossigenazione dell’acqua con conseguente asfissia dei pesci. Inoltre, le pelli degli uccelli diventano più sensibili e sottili togliendo l’impermeabilizzazione, quindi soffrono (e muoiono) di freddo”.

Dottor Lagioia, quale impatto può avere sulla salute dell’uomo?
“Purtroppo non c’è nessun effetto diretto. E spiego meglio cosa intendo con ‘purtroppo’. Il fatto che le ripercussioni sulla salute dell’uomo non siano dirette e immediate sta portando ad una disattenzione eccessiva sull’impatto che la ‘marea nera’ sta provocando sull’ecosistema senza considerare, invece, che tutto è correlato come in una catena e l’inquinamento lo subiremo per anni. Ci tengo a sottolineare che si può stare tranquilli perché la Protezione Civile sta lavorando al meglio per cercare di ridurre l’impatto sull’ecosistema. Inoltre, l’irrigazione dei campi è stata bloccata per cui la filiera alimentare non è stata intaccata e contaminata. E anche gli acquedotti sono stati chiusi e non verranno riaperti prima del loro risanamento. Ma non si sa cosa si depositerà sul fondo e questo è il problema maggiore, oltre a quello visibile che galleggia (la macchia nera)”.

Cosa può succedere?
“L’impatto della sedimentazione sui fondali è a medio-lungo termine. Significa, infatti, devastare la nutrizione di ogni forma vivente subacquea. E questo ha una influenza anche sull’uomo: la pesca, per esempio, per ora non è stata vietata. E anche dovessero vietarla, non è prevedibile fino a quando. In questi giorni si decideranno le misure opportune per intervenire anche in relazione al fatto che il petrolio viaggia ad una velocità predefinita e si riesce a prevedere quando arriverà al mare. Da queste misure dipenderà l’impatto ambientale”.

Ci saranno problemi di balneazione?
“Gli enti governativi e non (come le Capitanerie) sono deputati al monitoraggio della depurazione delle acque da cui dipendono anche le famose bandiere blu del mare pulito. A breve sapremo se e dove questo disastro avrà compromesso la qualità chimica dell’acqua. Al momento è imprevedibile conoscere le correnti quando il fiume sfocerà dal Po. Potrebbe contaminare le coste romagnole come quelle croate. Ed è difficile prevedere se ci saranno rischi sulla salute anche se si troveranno zone in cui le macchie di petrolio saranno ancora ben visibili dato che non ne avviene il riassorbimento. Si pensi a quanto successo nel Salento decenni fa: ancora oggi alcune zone scure e nere si affiancano a un mare stupendo. In linea di massima, comunque, si possono escludere irritazioni o dermatiti alla pelle anche se sicuramente non è l’ideale fare il bagno in un mare inquinato. Anche per i timori riguardo l’inalazione, visto il forte olezzo lungo gli argini, si può tranquillizzare: il gas è irritante e neurotossico, ma l’ambiente aperto ne diluisce gli effetti fino a renderli pressoché nulli. Diverso sarebbe il caso di un ambiente chiuso dove si può addirittura morire per avvelenamento. Certamente, comunque, può provocare malessere generale e mal di testa. Starei, insomma, alla larga in questo periodo dagli argini del Po”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

Redazione Humanitas Salute: