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Il virus A avanza, servono contromisure condivise

17/06/2009

Il virus A/H1N1 non arresta la sua corsa a livello planetario ed aumenta il numero delle infezioni. Il prof. Alberto Mantovani spiega l’importanza di saper prendere rapidamente contromisure valide ma anche la necessità di condividere una quota significativa delle nostre armi di difesa con i paesi più poveri.

Continua a diffondersi nel mondo il virus della nuova influenza: sono oltre 29 mila i casi umani segnalati nel mondo, e 145 i morti, in 74 Paesi. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha alzato l’allerta pandemica al livello 6, il massimo, che corrisponde ad un aumento della diffusione geografica del virus, ma non ad un aumento della sua gravità.

“Ci troviamo di fronte ad una minaccia reale, questo è certo – spiega il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e docente all’Università degli Studi di Milano -. Quello che non sappiamo è se l’ondata di pandemia arriverà, quando esattamente e quanto questa sarà grande. Al momento però non ci sono motivi di panico: è importante essere preparati, e noi lo siamo.
Di questo virus abbiamo imparato molto, e in pochissimo tempo. Sappiamo che è relativamente stabile, e questo è molto importante in vista della produzione di un vaccino”. Che al momento procede bene. Dei giorni scorsi l’annuncio che è stata completata con successo da una grande farmaceutica italiana la prima partita di un vaccino contro l’influenza A/H1N1, ricorrendo ad una produzione per coltura cellulare, più rapida rispetto a quella basata su uova. Questa prima partita di dieci litri di vaccino sarà usata per condurre test preclinici. Test clinici sono programmati in luglio e la multinazionale spera di ottenere una licenza entro l’autunno (fonte: ANSA, 12 giugno 2009).

“Il sistema internazionale messo in moto e rodato con le minacce di SARS e Aviaria – prosegue il porf. Mantovani – è oggi molto efficiente ed efficace, in grado di prendere rapidamente delle contromisure valide contro un’eventuale pandemia. La sorveglianza continua, un monitoraggio efficiente e la ricerca scientifica costituiscono, per usare un’espressione dello scienziato Rino Rappuoli, uno dei maggiori esperti al mondo di vaccini, la nostra migliore ‘assicurazione sulla vita’.
In passato, molte morti o malattie gravi associate all’influenza sono state causate da altri germi, come lo pneumococco. Al di là del vaccino specifico per il virus H1N1, quindi, altre vaccinazioni raccomandate o comunque disponibili costituiscono oggi un’importante barriera per i cittadini. Questo, tuttavia, non vale per i paesi in via di sviluppo: e questo ci impone di non dimenticare la parte più povera del mondo, che è anche la più a rischio. Al di là di motivi di etica e di solidarietà, infatti, i problemi di questi paesi, prima o poi, diventano inevitabilmente anche i nostri.
Per riuscire ad arginare un’eventuale futura pandemia ed essere davvero al sicuro, quindi, non sarà sufficiente riuscire a produrre un vaccino efficace e decidere se e a chi fornirlo, con quali tempi e modalità. Dovremo anche essere capaci di condividerne una quota significativa con i Paesi più poveri. In modo tale da salvaguardare i sistemi sanitari locali da un vero e proprio collasso che li annullerebbe, con conseguenza drastiche per l’intero pianeta”.

A cura della Redazione

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