Amianto, gli sviluppi della ricerca

Il mesotelioma, un tumore aggressivo ma molto raro, si contrasta con diagnosi sempre più precoci.

L’impiego dell’amianto e le patologie ad esso legate sono tornati di grande attualità. Un problema affrontato da alcuni anni in molti paesi (e l’Italia è tra questi) attraverso l’introduzione di normative per le necessarie bonifiche dei luoghi e settori dove l’amianto è stato utilizzato (basti pensare all’edilizia o al settore dei trasporti, utilizzato come materiale isolante), ma ancora oggi sottovalutato in alcune nazioni in via di sviluppo.
I rischi per la salute derivano dalla possibile dispersione nell’aria di fibre microscopiche che possono essere inalate dall’uomo, con malattie conseguenti sull’apparato respiratorio.
Il dott. Giovanni Luca Ceresoli, responsabile della Unità di Oncologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ci spiega la relazione tra l’amianto ed una delle principali patologie da esso causate, il mesotelioma, un tumore delle vie respiratorie aggressivo ma fortunatamente molto raro. Una patologia sulla quale le prospettive di cura e le ricerche in corso, specialmente in ambito diagnostico, possono indurre ad un cauto ottimismo.

Dottor Ceresoli, quali sono i reali rischi per la salute causati dall’esposizione all’amianto?
“Principalmente il mesotelioma, un tumore fortunatamente raro ma molto aggressivo che colpisce la pleura e più raramente il peritoneo. L’insorgere di questo tumore è strettamente correlata all’esposizione all’asbesto, una fibra minerale più comunemente conosciuta come amianto.
Fortunatamente questa malattia non colpisce tutti gli individui esposti all’amianto, ma solo una minoranza. Milioni di persone nel mondo sono stati negli ultimi decenni esposti: in modo diretto, se hanno lavorato a contatto con l’amianto, per esempio nelle attività estrattive o in cantieri navali o in cementifici; oppure indirettamente, se hanno vissuto vicino a zone interessate all’estrazione o alla lavorazione dell’amianto come miniere o industrie”.

Esistono altri fattori che possono far sviluppare il mesotelioma?
“È ancora poco chiaro quali siano i co-fattori correlati allo sviluppo del tumore. Tuttavia, i casi di mesotelioma sono aumentati negli ultimi anni e sono destinati a crescere ancora. L’incidenza del mesotelioma nei paesi europei varia da 15 a 33 casi ogni milione di abitanti (in Italia è di 19 casi per milione di abitanti). Secondo uno studio di alcuni anni fa pubblicato sul New England Journal of Medicine, nei prossimi 40 anni sono previsti 250.000 decessi per mesotelioma in Europa, 72.000 negli Stati Uniti, 103.000 decessi in Giappone e 30.000 in Australia. Dati preoccupanti arrivano soprattutto dai Paesi in via di sviluppo, come l’India, dove le attività di estrazione e lavorazione dell’asbesto riguardano ancora un numero considerevole di addetti, e dove solo recentemente sono state intraprese rigorose misure di prevenzione”.

In Italia, invece?
“In Italia la legge 257/92 ha imposto la cessazione dell’impiego dell’amianto, ma esposizioni avvenute anche 30-40 anni prima possono causare l’insorgere di questa patologia.
Fortunatamente, rispetto a soli pochi anni fa, le possibilità di diagnosticare e di trattare questa malattia sono migliorate, così come la prognosi dei pazienti da essa affetti”.

Anche per questo tipo di tumore la diagnosi precoce può essere determinante ai fini della guarigione?
“Dal punto di vista diagnostico, l’uso della video toracoscopia ha consentito di arrivare ad una diagnosi sicura e alla identificazione dei pazienti candidabili ad un approccio chirurgico. In questo senso, le TAC di nuova generazione e la PET (Tomografia ad emissione di positroni) hanno dato un contributo fondamentale alla definizione dello stadio di malattia, e quindi alla impostazione terapeutica”.

Quali farmaci si hanno a disposizione per contrastare il mesotelioma?
“Importanti passi avanti sono stati fatti nella cura di questa malattia. Nei casi precoci e in soggetti giovani, l’integrazione multidisciplinare di chemioterapia, chirurgia e radioterapia (con nuove tecniche quali la IMRT, radioterapia ad intensità modulata) consente in casi selezionati di aumentare sensibilmente le prospettive di vita.
Nella malattia più avanzata, che viene trattata con la sola chemioterapia, sono disponibili ora trattamenti antitumorali meglio tollerati e con risultati sovrapponibili alle terapie precedenti, come la combinazione di carboplatino e pemetrexed, alla cui affermazione hanno contribuito in modo importante gli studi pubblicati dagli oncologi di Humanitas. Gli studi sul mesotelioma stanno proseguendo con la valutazione di una nuova associazione di chemioterapia e farmaci anti-angiogenetici, grazie ad uno studio multicentrico italiano che ho ideato e coordinato dall’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano sotto la guida del dott. Armando Santoro, responsabile del Dipartimento di Oncologia”.

Vi sono altri filoni di ricerca promettenti, attualmente?
“Si sta evidenziando come la PET sia uno strumento importante per valutare l’efficacia del trattamento terapeutico e quindi personalizzare l’intensità delle cure. Facendo seguito a studi già pubblicati sul Journal of Clinical Oncology e sul New England Journal of Medicine, due delle più prestigiose riviste mediche internazionali, gli oncologi di Humanitas, in collaborazione con l’Unità Operativa di Medicina Nucleare di Humanitas, e con ricercatori australiani del Charles Gairdner Hospital di Perth, hanno recentemente presentato al Congresso mondiale sul Mesotelioma tenutosi ad Amsterdam lo scorso settembre i dati di un nuovo studio sulla misurazione del tumore con la PET, che utilizza un nuovo algoritmo che consente di valutare meglio l’estensione della malattia. I dati aggiornati saranno a breve presentati in un nuovo congresso internazionale di specialisti di Medicina Nucleare che si terrà in giugno a Toronto, Canada”.

Di Massimo Fellini

Redazione Humanitas Salute: