Scienza e media, un rapporto difficile

La scienza interessa il pubblico, ma non si può dire che goda di buona stampa, perché i risultati della ricerca sono presentati spesso in modo insufficiente o fuorviante, soprattutto nel campo della medicina. E in Italia in modo particolare, anche se per alcuni aspetti tutto il mondo è paese.
A questi temi è dedicato un convegno in programma per giovedì 8 febbraio nella Sala Blu 2 del MIC-Milano Convention Center, in via Gattamelata 34.

In genere, nei dibattiti sull’argomento, la cattiva qualità degli articoli divulgativi viene attribuita a una insufficiente cultura scientifica dei giornalisti. Il limite di questa posizione consiste nel considerare come buon giornalismo scientifico il semplice fatto di riportare senza strafalcioni quello che le fonti (i ricercatori, gli istituti, le riviste specializzate) affermano. In realtà questa è una condizione necessaria (anche se tuttora spesso insoddisfatta), ma non sufficiente.

La vera funzione del giornalismo nella società contemporanea è quella di costituire un controllo indipendente (almeno teoricamente) sugli altri centri di potere, per mantenere l’equilibrio delle parti. Perciò anche il giornalismo scientifico non deve essere solo una fedele cinghia di trasmissione delle conoscenze elaborate dal mondo scientifico, ma soprattutto dovrebbe fornire una informazione critica, cioè capace di dare al lettore anche gli elementi di contesto che lo aiutano a comprendere e farsi un’idea propria. Il concetto è stato ben espresso dal premio Pulitzer americano Jack Fuller: “Dal giornalismo ci si aspetta che illumini argomenti di interesse pubblico, e ciò comprende l’impegno a scoprire informazioni rilevanti che altrimenti resterebbero nascoste. Così il giornalismo deve affrontare il mondo della scienza con lo stesso scetticismo consapevole che riserva a un consiglio comunale o a un uomo politico”.

L’incontro, organizzato da Fondazione Carlo Erba, il Gruppo 2003 e Fiera Milano nell’ambito di “Aspettando MilanoCheckUp”, si propone di mettere attorno a un tavolo ricercatori e giornalisti tra i più qualificati a discutere su casi concreti di informazione cattiva o insoddisfacente, per individuarne le cause profonde e i possibili rimedi. Il workshop sarà introdotto da Pier Mannuccio Mannucci, presidente del Gruppo 2003, per inquadrare il significato etico della posta in gioco, e concluso da una lettura di Lawrence Altman, rappresentante di quel giornalismo anglosassone che rimane per molti un riferimento ideale.

I relatori:

Laurence K. Altaman
Medical Correspondent, The New York Times, USA
Walter Bruno
Responsabile Comunicazione, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano, Milano
Ernesto Carafoli
Gruppo 2003 e Dipartimento di Chimica Biologica, Università degli Studi di Padova
Elena Cattaneo
Direttore, Laboratorio di Biologia delle Cellule Staminali e Farmacologia delle Malattie Neurodegenerative, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano
Franco Cavalli
Direttore, Istituto Oncologico Svizzera Italiana, Bellinzona, Svizzera
Silvio Garattini
Gruppo 2003 e Direttore, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano
Pier Mannuccio Mannucci
Presidente Gruppo 2003 e Direttore, Dipartimento di Medicina e Specialità Mediche dell’Università e Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore di Milano
Alberto Mantovani
Gruppo 2003 e Direttore Scientifico, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano, Milano
Gianna Milano
Giornalista Panorama, Milano
Luciano Onder
Vice Direttore TG2, RAI, Roma
Giuseppe Remuzzi
Gruppo 2003 e Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Bergamo
Riccardo Renzi
Direttore, Corriere Salute, Milano
Roberto Satolli (Segreteria scientifica)
Gruppo 2003 e Agenzia Zadig Giornalismo Scientifico, Milano
www.gruppo2003.org.

Per le iscrizioni: www.fondazionecarloerba.org.

A cura della Redazione

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