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Il successo di GAVI in Uganda

18/03/2008

La meningite da Hib è stata praticamente debellata tra la popolazione infantile dell’Uganda a soli cinque anni dall’introduzione nel Paese della vaccinazione di massa contro l’Haemophilus influenzae tipo b (Hib); il risultato è emerso da uno studio indipendente sulla situazione sanitaria del Paese.
L’Haemophilus influenzae tipo b è una delle cause principali di polmonite e meningite, un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Ogni anno l’Hib provoca la morte di circa 400.000 bambini di età inferiore ai cinque anni, la maggior parte dei quali vivono in Paesi in via di sviluppo. Inoltre, è responsabile di circa tre milioni di casi di malattie gravi che, a lungo termine, portano a conseguenze quali sordità, paralisi, ritardo mentale e difficoltà di apprendimento. I risultati positivi ottenuti grazie alla vaccinazione di massa sono illustrati in uno studio che verrà pubblicato nel numero di aprile di The Bulletin of the World Health Organization, una rivista internazionale indipendente in materia di salute pubblica che vanta articoli e collaborazioni di illustri scienziati.

Dopo aver attentamente monitorato la casistica del numero dei malati di meningite batterica da Hib, nel periodo che va dal 2001 al 2006, gli autori dello studio hanno riscontrato un significativo declino dei casi di infezione. Il tasso di incidenza, laddove monitorato, è diminuito dell’85% già quattro anni dopo l’introduzione del vaccino, per passare poi a zero nel quinto anno. Gli autori ritengono che l’introduzione del vaccino nel programma di immunizzazione dell’Uganda prevenga attualmente quasi 30.000 casi gravi di Hib ed il decesso di 5.000 bambini sotto i cinque anni ogni anno; tali cifre sono paragonabili ai successi ottenuti nel controllo dell’epidemia di morbillo nel Paese.
I finanziamenti per la somministrazione del vaccino Hib in Uganda della GAVI Alliance (già Global Alliance for Vaccines and Immunisation), l’alleanza mondiale tra istituzioni e privati che fornisce vaccinazioni ai bambini dei Paesi più poveri, rappresentano una percentuale significativa del programma internazionale di sostegno allo Stato africano. Grazie ai fondi GAVI, tra il 2002 ed il 2006, l’Uganda ha potuto distribuire 16,5 milioni di dosi di vaccino Hib in tutto il territorio. Il governo ugandese ha scelto di avvalersi della pentavaccinazione, ovvero di un’iniezione pentavalente che, oltre al vaccino Hib, comprende anche quelli contro la difterite, la pertosse, il tetano e l’epatite B.

“Il sostegno di GAVI – spiega il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano, membro del board di GAVI – è determinante per il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio relativo alla salute infantile, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015. Dei 10 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni che muoiono ogni anno, 2,5 milioni muoiono a causa di malattie prevenibili con i vaccini attualmente disponibili o con nuovi vaccini”.
“La GAVI è particolarmente orgogliosa di questo eccellente risultato – aggiunge Julian Lob-Levyt, Segretario esecutivo della GAVI Alliance – . Grazie alla collaborazione del Ministero della Sanità ugandese, dell’OMS, dell’UNICEF e di altri partner, possiamo affermare di essere riusciti a controllare questa malattia mortale che troppo spesso ha mietuto tante giovani vittime”.
L’Uganda è stato uno dei primi Paesi che, in conformità ai criteri stabiliti dalla GAVI, ha adottato il vaccino Hib, anticipando quella che è oggi una tendenza diffusa a livello globale. Secondo un recente rapporto dell’OMS, del Centers for Disease Control and Prevention e dell’Hib Iniziative, tra il 2004 e il 2007, la percentuale dei 72 Paesi più poveri, eleggibili secondo i criteri della GAVI, che utilizzavano o avevano approvato l’utilizzo del vaccino Hib è aumentata dal 18 al 65%. Lo scorso novembre il Board della GAVI ha approvato lo stanziamento di nuovi fondi per la vaccinazione contro l’ Hib, portando così il totale dei Paesi con proposte già approvate a 44.

“Sono ottime notizie per le generazioni future di bambini ugandesi. In Africa, l’Uganda è stato pioniere nell’adozione di questo vaccino salvavita. Grazie all’esempio di Paesi precursori come, l’Uganda, il Kenia ed il Gambia, numerosi altri Paesi della regione hanno adottato il vaccino Hib. Oggi l’83% dei Paesi africani, che rientrano nei parametri stabiliti dalla GAVI, hanno incluso o includeranno prossimamente il vaccino Hib nei loro programmi di vaccinazione nazionali”, ha dichiarato Rana Hajjeh, Direttore dell’Hib Initiative.
“Siamo fieri dei risultati di questo studio. È incoraggiante sapere che questi tipi di interventi sia in Uganda che altrove forniscono un contributo significativo al raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio relativo alla riduzione della mortalità infantile tra i bambini al di sotto dei cinque anni – ha affermato il dott. Sam Zaramba, Direttore generale del Ministero della Sanità ugandese – il sostegno della GAVI ha fatto da catalizzatore mettendoci in condizione di affrontare questa malattia tempestivamente e con efficacia”.

Il governo dell’Uganda ha recentemente stanziato risorse nazionali per la fornitura del vaccino Hib per il suo programma di immunizzazione infantile, in linea con la politica di co-finanziamento della GAVI. “L’introduzione del vaccino Hib ha cambiato radicalmente l’epidemiologia della meningite batterica in Uganda, riuscendo ad eliminare la meningite da Hib tra i problemi che affliggono la salute pubblica – ha affermato il dott. Kekitiinwa, medico pediatra presso il Mulago Hospital di Kampala, Uganda, e co-autore dello studio -. Il monitoraggio, effettuato secondo standard di elevata qualità, ci ha permesso di capire e di seguire da vicino gli sviluppi volti a garantire l’efficacia del programma di vaccinazione, migliorare la collaborazione tra il personale medico e i laboratori, nonché fornire dati sulla suscettività ai farmaci degli organismi comuni”.
Sebbene i vaccini Hib per l’infanzia siano stati autorizzati per la prima volta nel 1991 e da allora i Paesi industrializzati li abbiano largamente adottati, i Paesi in via di sviluppo non li hanno utilizzati su vasta scala a causa di una serie di ostacoli, tra cui una scarsa conoscenza della malattia, l’incertezza riguardo alle conseguenze della malattia, ed i timori relativi alle implicazioni logistiche e finanziarie circa l’introduzione del vaccino. Da quando è stato autorizzato, ci sono voluti quasi 15 anni prima che il vaccino Hib venisse introdotto nei Paesi in via di sviluppo.

Sono attualmente in corso alcune iniziative per colmare questo divario e ridurre il numero di anni che i Paesi in via di sviluppo devono aspettare per usufruire di nuovi vaccini. Nel 2007 è stato lanciato un Advanced Market Commitment (AMC), progetto pilota che mira ad accelerare l’introduzione di nuovi vaccini nei Paesi poveri. I risultati conseguiti in Uganda sono in linea con i successi registrati in Bangladesh, Kenia, Cile, Gambia, Regno Unito e Stati Uniti. Tutti gli studi sull’argomento sono giunti alla stessa conclusione, ovvero che il vaccino riduce l’incidenza della malattia causata dall’Hib dell’88% o più nell’arco di 3-5 anni. Nel 2007, uno studio condotto in Bangladesh ha dimostrato che la vaccinazione sistematica della popolazione infantile con un vaccino Hib polivalente ha contribuito a prevenire oltre un terzo dei casi di polmonite con conseguenze potenzialmente mortali e circa il 90% dei casi di meningite da Hib.
Uno studio condotto in Kenia nel 2006 ha invece dimostrato che il vaccino Hib ha permesso di ridurre l’incidenza della malattia dell’88% nell’arco di 3 anni. Gli autori sostengono che la vaccinazione contro l’Haemophilus influenzae tipo b (Hib) ha permesso di evitare il ricovero in ospedale di circa 3.370 bambini keniani nel 2005. Gli autori sottolineano inoltre come studi precedenti abbiano dimostrato che per ogni bambino colpito da meningite da Hib nei Paesi in via di sviluppo ve ne possono essere altri 5 o 10 con polmonite da Hib, una malattia che può essere anch’essa prevenuta grazie al vaccino. Per ottenere risultati in tempi più brevi, nello studio sul vaccino contro l’Hib, l’OMS raccomanda di vaccinare i bambini a maggior rischio, cioè quelli al di sotto dei due anni, somministrando il vaccino contro l’Hib in concomitanza delle altre vaccinazioni.

www.gavialliance.org
www.hibaction.org

A cura della Redazione

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