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Falconi: il federalismo accentua le differenze

25/06/2002

Al puzzle sul federalismo in sanità mancava il tassello riguardante una categoria fondamentale di operatori sanitari, i medici di medicina generale. Humanitas Salute ha intervistato il dott. Mario Falconi, segretario generale della loro Federazione, la FIMMG.

E’ in vigore la legge sul federalismo e all’orizzonte si profila la cosiddetta “devoluzione”. Che cosa succederà o é già successo nella sanità italiana?
“L’attuale assetto del federalismo nella sanità sta accentuando “esponenzialmente” le differenze tra le varie regioni. Per questo molti parlano di una Sanità con vestito di Arlecchino…”

Pare che vi siano alcuni rischi per il servizio sanitario nazionale, che sta perdendo o ha perso le sue principali connotazioni riguardanti specialmente l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto alla tutela della salute. Quale é il suo punto di vista?
“Un modello di federalismo “forte e giusto” ha assoluta necessità di uno Stato centrale “forte e giusto”, al fine di garantire a tutti i cittadini livelli uniformi ed appropriati di assistenza. Non essendo in presenza di un tale scenario, ritengo che inevitabilmente i cittadini italiani saranno premiati o discriminati a seconda della loro residenza geografica”.

Nel quadro dei sistemi sanitari regionali quale ruolo possono e debbono svolgere i medici di Medicina Generale nel processo di razionalizzazione della spesa, soprattutto per quel che concerne la lotta agli sprechi, più volte denunciati dal ministro Sirchia?
“In un Paese, che ha bisogno di salute esponenzialmente crescente e risorse limitate, il tema dell’appropriatezza o dei processi di razionalizzazione della spesa deve riguardare tutti gli operatori sanitari, medici e non, ma anche i cittadini”.

Crede essere diffusa la tendenza di non pochi medici di famiglia a “delegare” a segretarie o addette di studio la prescrizione di farmaci senza il loro intervento diretto?
“Non conosco casi nei quali medici di famiglia prescrivono farmaci senza un loro diretto intervento. Se questo dovesse malauguratamente avvenire, non ho dubbi sul fatto che detti medici debbano essere censurati e puniti”.

Ritiene positivo il sistema di accreditamento “misto” che vede le strutture sanitarie private “competere” con quelle pubbliche?
“Credo molto in una sana integrazione competitiva pubblico-privato. E non credo ad un privato parassita delle inefficienze del pubblico”.

Come valuta i siti Internet che sempre di più si occupano di salute e che forniscono spesso ottime consulenze in “second opinion” ai cittadini che le richiedono?
“Internet é una delle più grandi invenzioni dell’era moderna. Non ritengo sia possibile, in questo campo, selezionare l’offerta, anche se, attraverso organizzazioni internazionali, occorrerebbe certificare i siti, soprattutto quando si occupano di delicati temi della salute. Le ottime consulenze ai cittadini in “second opinion” sono appropriate soltanto nel caso in cui, a monte di esse, vi sia un saldo rapporto fiduciario tra cittadino-paziente e medico di famiglia”.

Serve ancora più privato nel servizio sanitario nazionale o bisognerebbe ridurlo?
“Sì, a condizione che si “canalizzi” e si indirizzi verso gli interessi e gli obiettivi del servizio pubblico”.

A cura di Raffaele Bernardini

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