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Laboratorio, la salute in una goccia di sangue

22/01/2007

Un altro settore nel quale ricerca e attività di laboratorio trovano un importantissimo terreno di incontro è quello dei tumori. Spiega il dott. Alessandro Montanelli, responsabile del Laboratorio di Analisi di Humanitas: “Oltre alle ricerche cui offriamo supporto ci sono anche attività di studio che vengono proposte da noi e condotte, poi, in stretta collaborazione con altri reparti dell’ospedale. In particolare il settore della citogenetica, affidato alla dottoressa Daniela Bettio, sta lavorando, assieme al reparto di Onco-Ematologia, alla messa a punto di un nuovo sistema diagnostico e prognostico per alcune neoplasie. Stiamo utilizzando l’ibridazione in situ fluorescente, tecnica che consente di rilevare anomalie nei cromosomi non identificabili con altri mezzi della citogenetica. Serve a intercettare anche in pochissime cellule quelle anomalie che possono indicare la presenza di un tumore. Si tratta di un importante strumento di diagnosi precoce che, per ora, stiamo applicando nelle neoplasie delle vie urinarie, ma ci sono indicazioni che questa metodologia possa funzionare anche per il distretto polmonare. Questo approccio, così minuzioso, ci consente anche un altro risultato importante: la possibilità di classificare varianti diverse, ossia caratteristiche differenti di uno stesso tumore. In questo modo è possibile individuare la terapia più idonea o il dosaggio migliore per sconfiggerlo”.

In lotta con i microbi
Con l’arrivo del freddo, virus e batteri aggrediscono con violenza il nostro apparato respiratorio. Mentre contro i virus la difesa migliore resta il vaccino, nei confronti dei batteri inizia una lotta serrata a colpi di antibiotico, una continua rincorsa del microbo ad adattarsi e del medico a trovare nuove molecole per combatterlo. Un aiuto concreto in questa guerra può arrivare dalle attività e dalle ricerche compiute in laboratorio. “Nel settore della microbiologia stiamo contribuendo a un progetto regionale che si prefigge di arrivare ad un uso più razionale degli antibiotici, sia all’esterno sia all’interno delle strutture ospedaliere. Per quanto riguarda molti degli agenti patogeni presenti sul territorio, e di cui noi abbiamo riscontro nei campioni raccolti, siamo in grado di dare molte informazioni utili. Quindi, nel caso in cui siano segnalati germi particolarmente pericolosi, vorremmo che fossero facilmente disponibili, per tutti i medici coinvolti, indicazioni sul tipo di epidemia e sui farmaci più idonei per contrastarla – dice Montanelli –. Sempre in ambito microbiologico stiamo per sperimentare un sistema di identificazione rapida degli agenti batterici, da utilizzare nei casi più critici. Si tratta di patogeni che potevano essere individuati soltanto con l’emocultura, che richiede alcuni giorni, mentre l’obiettivo è quello di ottenere il risultato in poche ore. Un vantaggio notevole per pazienti in condizioni precarie di salute”.

L’uomo è sempre al centro
Un’organizzazione complessa, un’enorme massa di analisi da eseguire con la massima precisione e velocità, un quantità altrettanto vasta di dati da gestire ed elaborare per restituire referti sempre più completi e, infine, ricerche condotte con metodiche avanzatissime. Una miscela virtuosa di competenze specialistiche, tecnologia, informatica, biochimica, genetica, insomma di tutte le discipline che ci stanno portando nel futuro della scienza medica. In tutto questo l’uomo sembrerebbe contare sempre di meno. Secondo Montanelli è solo un’impressione e ci sono elementi chiave di questo lavoro che hanno bisogno della mente e del cuore umano al massimo delle loro potenzialità: “Grazie ai progressi scientifici e tecnologici e alla professionalità del personale abbiamo praticamente azzerato i margini di errore. Ma per ottenere quel qualcosa in più, quell’intuizione che la macchina non ti può dare e che ti induce a indagare in una direzione, dopo aver visto i risultati di un’analisi, ci vuole un approccio culturale diverso, basato sull’esperienza, la conoscenza della materia, un grande entusiasmo e una certa sensibilità umana. Certe volte, poi, per contribuire a risolvere un problema di salute non bastano le migliori tecnologie, occorre ancora la parola del medico. Quando ci chiamano dall’ufficio referti perché c’è un paziente che chiede un chiarimento, se parto dal presupposto che si tratta di una mera questione di dati clinici, diventa difficile trovare il tempo per dare una risposta, ma se penso che dall’altra parte c’è una persona che ha un’esigenza ed è in difficoltà, mi sento chiamato in causa come medico e so che qualche minuto di attenzione può essere importante. Non è sempre facile in un reparto dove girano milioni di provette ogni anno, ma questo è il tipo di approccio che cerchiamo di costruire qui in Laboratorio”. Le riflessioni di Montanelli fanno tornare alla mente quello che disse un grande medico americano, Francis Weld Peabody, durante una lezione agli studenti di medicina della facoltà di Harvard, nel lontano 1927: “Una delle qualità fondamentali del clinico è l’interesse per l’umanità, perché il segreto per curare sta nell’avere a cuore il paziente”.

Di Carlo Falciola

Nella foto, l’équipe del Laboratorio di Analisi Cliniche di Humanitas

La salute in una goccia di sangue/1
La salute in una goccia di sangue/2

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