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Salute, esercizio ‘ad arte’

22/01/2002

Quando le condizioni ambientali o le vicende personali ostacolano la salute, un aiuto può arrivare da una proposta per certi versi singolare, per altri ben documentata e di provata validità: l’arteterapia. Con questo termine si intende l’utilizzo di laboratori artistici di pittura, scultura, teatro, musica, danza allo scopo di favorire il benessere e di accompagnare la guarigione di coloro che vi accedono, migliorando la qualità della vita.

Il fatto di produrre la propria impronta creativa – un segno irripetibile, espressione della “scintilla individuale” (Bernie Warren)- è indice di benessere da parte dell’individuo che afferma la sua unicità. A prescindere dai risultati estetici e dal prodotto finale. Gli studiosi che sostengono tale teoria, trasformandola in abituale pratica, affermano che “la reintegrazione dei processi artistici all’interno di un contesto sociale può favorire la crescita di una persona sana in una società sana”.
L’efficacia terapeutica di tale approccio curativo è oggi legittimata da discipline quali la psicoterapia, la medicina e la psicologia. E’ stato provato che quando una persona è immersa in un processo creativo riceve sollecitazioni a livello fisico, intellettuale, emozionale, spirituale, stimoli che portano a mutamenti organici e psicologici utili ai fini della guarigione. Basti pensare agli effetti del riso e del buonumore su patologie legate allo stress (cardiopatie, ictus) e al sistema immunitario (ad es. il cancro), soprattutto in termini di autoguarigione.

L’attività creativa è quindi in grado di mobilitare energie sopite, o addirittura soffocate da un evento patologico, e di farle circolare in un processo di volontario ritorno alla salute.
Quando un fatto ‘traumatico’ come la malattia entra a far parte della storia di un individuo, l’organismo –così come la psiche- deve far fronte ad una sorta di ristrutturazione di equilibri, forze, pensieri. Occorre imparare a riconoscere la realtà nuova e –passo successivo- a dominarla. La fiducia nelle proprie risorse è un fatto determinante in questa evoluzione e può senza dubbio essere alimentata dalla dedizione a discipline artistiche (attraverso la drammatizzazione teatrale, ad esempio, viene esercitata sia la capacità di comunicare, sia la flessibilità necessaria al cambiamento di ruolo per poter reagire ai mutamenti).

In Canada, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, l’arteterapia è sotto lo stretto controllo della comunità medica. Gran parte degli specialisti in attività creative lavora in strutture sanitarie pubbliche, in centri di riabilitazione, in servizi sociali e affianca il medico in un approccio articolato con il paziente e con la patologia (talvolta i prodotti realizzati durante i laboratori artistici sono studiati ai fini di una diagnosi psicologica).

In Italia, l’arteterapia è utilizzata con ottimi risultati soprattutto nell’educazione speciale o nel recupero di persone disabili. Solo per fare un esempio, il Settore Servizi Socio-Sanitari del Comune di Milano ha dedicato un numero del bollettino “A tempo di Handicap” (ottobre 2001) all’argomento Arte, Cultura, Creatività (a cura del Coordinamento Tempo Libero & Handicap) pubblicando le attività e le proposte di cui i cittadini disabili possono fruire in quest’ambito.
A tale riguardo è preziosa la testimonianza di Roberta Nadeau (psicologa e arteterapeuta specializzata in Sociologia dell’arte, docente all’Università della British Columbia). La studiosa afferma che nel lavoro con le persone con ritardo mentale o con anziani, la creazione pittorica stimola la fantasia perché suggerisce “un che di magico” di cui ci si può impossessare usando colori, pennello e acqua. Lo scopo è “di promuovere l’autostima e l’espressione di sé, oltre che di migliorare le abilità motorie e la salute fisica ed emozionale degli utenti” (R. Nadeau).

La terapia artistica è anche uno dei criteri attraverso i quali la medicina Antroposofica (1920) articola il suo particolare approccio alla malattia (si vedano gli studi di Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia). Tale trattamento è praticato da terapisti qualificati in collaborazione con i medici curanti, allo scopo di trarre beneficio dalla sinergia dei diversi approcci terapeutici legati all’Antroposofia. In Germania e in Olanda gli ospedali di tale indirizzo sono integrati nelle strutture sanitarie pubbliche. Nel nostro Paese è attivo il Gruppo Medico Antroposofico Italiano (Milano) ed esistono ‘Case di Salute’ e Centri d’Arte Medica a Milano, Trento, Roma.

Siamo abituati a pensare che l’arte è il traguardo (l’obiettivo) dell’artista, o anche il punto d’arrivo dell’occhio che contempla l’opera: in ogni caso è una meta. Proviamo invece a considerarla un percorso, un’esperienza in atto, un comportamento che ci coinvolge, occhi, mani, mente e corpo impegnati in un’attività di contatto, manipolazione, trasformazione della materia. Il processo di creazione ‘porta fuori’ l’identità dell’individuo, similmente a quanto avviene al momento della nascita. A tale proposito è bene ricordare –come dice il saggio- che “..non siamo nati abbastanza”.

A cura di Silvia Merico

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