Stai leggendo Benessere & Arte

Magazine

Benessere & Arte

04/12/2001

La malattia può schiacciare o, al contrario, rafforzare l’individuo: è un’opportunità di riflessione sul valore della salute e della vita. D’altra parte la salute non è un bene acquisito, bensì una condizione di equilibrio dinamico e presume un processo costante di creatività, l’energia vitale come carburante, la forza interiore come presupposto. Henry Bergson individuava la salute nel desiderio umano di agire, nella volontà di partecipare alla creazione della storia, adattandosi in modo elastico alle vicende della vita e all’ambiente. La salute è quindi legata al concetto di creatività; la creatività ha bisogno di immaginazione; entrambe conducono all’arte.

L’arte non fa ‘guarire’ ma di certo aiuta. Può aiutare a colmare quel vuoto di senso, di affettività, di memoria che la malattia scava intorno a sé. Una persona, reduce da una difficile malattia, ha raccontato che ad un certo punto sentiva di aver perso il contatto con la sorgente della linfa vitale, si era verificato un cortocircuito emotivo. Si percepiva dolorosamente slegata dal resto del mondo, sola, con il suo pensiero fisso, con l’ansia, la paura del domani. Era diventata il centro di un piccolo, claustrofobico pianeta. Un giorno, piano, molto dolcemente una sconosciuta sensazione si è fatta largo e ha rilasciato il suo tepore, un sollievo indicibile dentro l’anima. Riusciva ad appoggiare il suo stanco pensiero su qualcosa di diverso da sé. Qualcosa di piacevolmente silenzioso eppure tutt’altro che muto, qualcosa che consola senza sforzo.
E’ possibile – si chiedeva – che sia stata proprio quella scultura acquistata da poco a provocare questo benessere (una sensazione che fino ad allora sembrava solo un ricordo)? Eppure l’aveva già guardata altre volte. Ma adesso lei parlava, con le sue linee, il suo dolce profilo, la sua corporeità che sembrava venire da molto lontano, attraverso le accidentalità che lo scultore vi aveva lasciato con la sgorbia. Come è stato possibile che un uomo sia riuscito ad imprimere un tale senso di infinito in un oggetto appena creato?

Un’opera d’arte ha elargito benessere a questa persona in difficoltà, ha mobilitato energie sopite, anestetizzate dalla malattia. L’immaginazione è una fonte preziosa di benessere: gli esseri umani hanno bisogno di pensarsi diversi da come si sentono perché, lo sappiamo, il pensiero crea. E’ la facoltà di formare ed elaborare il contenuto di un’esperienza sensoriale senza seguire regole o legami logici, è il presupposto dell’invenzione artistica. L’arte è fatta di immagini, di opere frutto di un pensiero che trova dimora nella materia; le genera dall’energia universale che ci contiene e ci attraversa. Di più, è un’attività creativa cui si riconosce un valore estetico, da cui deriva il godimento dei nostri occhi e della nostra mente. E i suoi prodotti restano, non hanno tempo se non quello della fruizione. L’opera d’arte è la realizzazione delle nostre migliori facoltà immaginifiche. La contemplazione dell’opera d’arte ci mette in relazione con la migliore cifra stilistica dell’umanità e allo stesso tempo relativizza l’osservatore, i suoi pensieri, nel caso del malato, le ansie e le paure. In quanto ‘assoluto’, l’arte mi rende un ‘relativo’, definisce il mio limite e parla la lingua che scelgo di comprendere.

Il nostro sistema di cura, anziché integrarla, ha imparato a confinare la malattia al di fuori del ritmo della vita quotidiana. Ecco perché molti pazienti lamentano quella penosa sensazione di ‘invecchiare’ un minuto dopo l’altro in corridoi d’ospedale e sale d’aspetto. Si vive una sorta di estraneità al flusso del tempo, al palpito del creato, anonimi prigionieri di un ginepraio di cure, appuntamenti, attese, diagnosi. Come se la vita vera non debba essere contaminata dallo spettro del dolore e, viceversa, il luogo del dolore non possa ospitare manifestazioni di vita quotidiana.
Sarebbe un passo significativo verso la guarigione se gli ospedali comprendessero spazi dedicati all’arte, offrendo alla contemplazione dei frequentatori opere di pittura e scultura o, perché no, della buona musica. Sono il segno della vittoria dell’uomo sulla morte, sull’effimero, costituiscono un simbolo al quale può far bene consegnare le umane fragilità.
Scrisse Paul Klee nel saggio Vie allo studio della natura : “Si potrebbe ancora ragionare sull’effetto benefico esercitato dall’arte, dicendo che la fantasia, mossa da stimoli istintivi, ci finge situazioni le quali sono più ricche di suggerimenti e incoraggiamenti delle situazioni terrestri a tutti note..”.

Silvia Merico

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita