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Angela Finocchiaro: ve la do io la mucca pazza!

18/12/2001

Raccontare il tempo presente non è facile, raccontarlo con la leggerezza sferzante dell’ironia ancora meno. Angela Finocchiaro, innocente e stralunata come una moderna Alice, riempie in questi giorni i teatri italiani con uno spettacolo ispirato agli scritti di Stefano Benni. Articoli pubblicati tempo fa da “Repubblica” che in scena si trasformano in un simpatico e stimolante monologo. Storie così strampalate da essere – paradossalmente – verosimili. Abbiamo incontrato Angela Finocchiaro prima dello spettacolo. Che tra le righe ci ha raccontato come un attore può leggere ed interpretare il mondo della salute.

Due parole per definire il suo ultimo spettacolo?
“Una favola metropolitana. Posso aggiungere qualcosa? Una favola che si trasforma in un recital, una specie di viaggio nel Paese dei Meravigliosi Orrori, dal quale si esce un po’ centrifugati forse, ma non annichiliti. In cui si parla della famiglia tipo che parte per le vacanze intelligenti, delle nevrosi del tecnodipendente, delle catastrofi climatiche, della mucca pazza…”.

Ha un sito personale ad uso e consumo dei suoi fans?
“Per adesso non ci penso, personalmente non gironzolo molto in Internet, vado alla ricerca di ciò che mi serve solo quando necessario. Se avessi più tempo magari…”.

Preferisce il teatro o la tv?
“Visto che siamo in ambito medico, non mi vergogno a dire che il teatro è nel DNA di ogni attore. E’ proprio scritto dentro, perché sul palco non si può che essere protagonisti. Subito dopo viene il cinema. In tv invece è molto difficile partecipare in prima persona ad un progetto, bene che vada si può semplicemente aderire ed essere inseriti in un format”.

Che rapporto ha con gli ospedali?
“Mi fanno paura, probabilmente a causa di cattive esperienze vissute in passato. Sono in partenza diffidente nei confronti dei medici, mi lascio andare solo quando riesco ad intravvedere nel medico il lato più umano ed un approccio che accoglie la persona nel suo complesso. Non mi bastano le semplici informazioni. Secondo me è importante che si crei una specie di alchimia fra medico e paziente basata sull’ascolto reciproco, senza correre, con un po’ di calore. Quando sto male io o chi mi è caro, cerco soprattutto chi mi aiuti e mi offra gli strumenti per capire”.

Utilizza internet per cercare informazioni di carattere medico?
“No, ma conosco chi lo ha fatto e che nel mare magnumha trovato informazioni utili per sé e per i propri familiari”.

Che rapporto ha con i giornali e più in generale i media che si occupano di salute?
“Non leggo sistematicamente i giornali che trattano temi medici ma sono affascinata dalle ricerca e dalle grandi scoperte scientifiche in questo campo. Ho una discreta cura della mia salute: non fumo ma il lavoro, ahime, mi costringe a vivere freneticamente, quindi anche a mangiare e dormire in ore sbagliate. Ci sono naturalmente dei grandi temi di salute che non possono non attirare la mia attenzione. Ad esempio il problema della mucca pazza che ha sconvolto le nostre abitudini, almeno nel periodo più drammatico dell’inchiesta. Noi in teatro abbiamo voluto raccontarlo in un modo un po’ inusuale, dalla parte della povera mucca per esempio….”.

a cura di Walter Bruno

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