Vesalio, il corpo umano in un disegno

Errori, pregiudizi, anche assurdità. Ogni branca scientifica ha coni d’ombra e sprazzi di luce rivelatori. Due opere hanno contribuito a risollevare le sorti di due saperi particolarmente inquinati: il De revolutionibus orbium coelestium (Norimberga 1543) di Niccolò Copernico e l’opera di Andrea Vesalio De humani corporis fabrica, pubblicata a Basilea tra 1537 e il 1543.
Andreas van Wesel, laureatosi giovanissimo a Lovanio, era nato nel 1514 a Bruxelles da una famiglia di medici. Si era trasferito a Montpellier, poi a Parigi; ammiratore della scuola anatomica italiana, giunse a Bologna e poi a Padova, come explicator chirurgiae. Aveva venticinque anni. All’università aveva il compito “di leggere anatomia e di praticare sezioni cadaveriche”. Fu proprio dinanzi al tavolo anatomico che scoprì la falsità degli scritti galenici che Jacques Dubois, anatomista celebre, aveva tentato di fargli accettare come inappellabili.

Vesalio operò una vera rivoluzione scientifica che fu consegnata alle 663 pagine in folio dei sette libri del De humani corporis fabrica, considerato manifesto della nuova anatomia e primo trattato moderno sull’argomento.

Di quest’opera è stata approntata una ristampa anastatica per amatori, da “Les Belles Lettres”, Aragno editore,Torino 2001. I sette libri furono (e sono tutt’oggi) impreziositi dalle oltre trecento illustrazioni dell’incisore fiammingo Jan Stephan van Calcar, contemporaneo e amico dell’autore, molto vicino all’artista Tiziano Vecellio.

La bellezza figurativa del trattato completa l’importanza del contenuto: l’anatomia di Galeno si basava sull’esame di corpi di animali. Con Leonardo da Vinci (1452 ca.-1519) abbiamo le prime dissezioni su corpo umano con le immagini del sistema muscolare, rese celebri in disegni che ancora oggi destano ammirazione per la loro precisione.
Tra i “dogmi” di Galeno e l’opera di “ignorantissimi barbieri”, Vesalio anticipa una visione unitaria della scienza, considerando i danni della “divisione delle discipline”; fa tabula rasa delle nozioni acquisite e considerate certe dai contemporanei, e innalza dal niente la scienza anatomica sulla base dei suoi studi… sul tavolo. Sua convinzione irrinunciabile la loro importanza per comprendere la struttura e la fisiologia del corpo umano; vero è che Galeno fu uno dei più grandi medici dell’antichità, ma fondava le sue ipotesi sul paragone uomo-animale.

Vesalio, con lo studio comparato di animali e cadaveri, comprese la struttura dei diversi apparati dell’organismo umano descrivendo per la prima volta, il decorso delle vene e l’anatomia del cuore, la forma dello sterno e il numero delle ossa che compongono l’osso sacro.
Ricorderà gli anni a Padova come i più fecondi della sua carriera, caratterizzati da una grande libertà di insegnamento e dal contatto con illustri colleghi, come Gabriele Falloppia.
Per questo gli pesò molto il drastico cambiamento dovuto al trasferimento alla corte di Madrid, in qualità di medico dell’imperatore Carlo V, un successo personale ma che lo allontanava dallo spirito della ricerca. Era una vita, quella della corte, avvolta da placida ignoranza, vanità, pettegolezzi! Tutto questo ripugnava al nostro studioso, attaccato da più parti per aver osato infrangere l’ipse dixit galenico, soprattutto da Giacomo Sylvius, cattedratico di anatomia del Collegio di Francia. Il suo trattato si era diffuso con una rapidità incredibile e, nello stesso tempo fioccavano accuse infamanti. Ma Vesalio era interessato a scoprire la verità: “Nessuno più di me apprezza Galeno in ciò che ha di buono, ma là dove sbaglia io metto in luce i suoi errori”. Tuttavia ne usciva fuori l’immagine di un uomo che tramite la professione annegava i suoi bassi istinti “nello scempio del corpo” e la “divulgazione di ignominiosae atque mentognere idee, contrarie allo senso comune et allo insegnamento et alla professione della vera dottrina medica et officinale… al di fuori della Gratia Divina…”.

Per intervento forzatamente ufficioso di Carlo V, accusato di aver praticato la vivisezione, Vesalio venne condannato a morte ma la sentenza venne commutata in un pellegrinaggio, faticoso ed estenuante, alla Città Santa. Sulla via del ritorno da Gerusalemme, il grande scienziato perse la vita in un naufragio nel 1564, vicino all’isola di Zante.
Per saperne di più si può leggere di MEYER FRIEDMAN, GERALD W. FRIEDLAND, Le 10 più grandi scoperte della medicina, Baldini&Castoldi – Milano, 2000 anche se compare un Vesalio fanatico, inquietante e grottesco che armeggia fra resti umani e pretende una esatta riproduzione di quanto sezionato…
“Non mi nascondo che il mio tentativo, a causa della mia età, sarà poco autorevole e non rimarrà senza critiche per la frequente denuncia di assiomi galenici non rispondenti al vero…” Questo scriveva Vesalio, avendo compiuto la sua opera a neanche trent’anni di età, quando insegnanti più anziani tuonavano dall’alto di una cattedra mentre le mani dei barbieri, in funzione di loro assistenti, compivano il lavoro di sezionamento davanti agli studenti.
Teoria, pratica e grande coraggio di sfondare le porte di un sapere precostituito, spazio alla verifica e alla scienza sperimentale, sporcandosi le mani in prima persona, commettendo anch’egli degli errori – soprattutto per la scarsa reperibilità di cadaveri femminili – fanno di Vesalio una figura di grande originalità, uno spirito libero non condizionato dal sapere degli antichi, ma piegato dalle calunni e dunque molto umano. Con le sue debolezze conferma quanto il genio, in qualunque branca del sapere, risulti tale anche nella forza di andare avanti conto corrente, credendo solo nella bontà della propria intuizione.

A cura di Cristina Borzacchini

Redazione Humanitas Salute: