Stai leggendo Luciano Onder: quando la salute va in TV

Magazine

Luciano Onder: quando la salute va in TV

22/01/2002

Divulgazione medica e promozione della salute passano con sempre più successo anche attraverso il mezzo televisivo. In che modo? E con quali obiettivi? Lo abbiamo chiesto a Luciano Onder, sicuramente il pioniere della comunicazione medico-scientifica in RAI, da 16 anni alla guida di Medicina 33 e da 8 responsabile del fortunatissimo programma quotidiano TG2 Salute.

Cosa significa parlare di salute in TV?
“Chi si occupa di salute e fa di mestiere il comunicatore, in Tv come con altri mezzi, deve possedere una discreta ‘cultura di base’ in ambito medico. Il linguaggio è il primo scoglio. Quando si parla di medicina e salute in TV bisogna essere in grado di comprendere l’entità dei problemi che si stanno affrontando, altrimenti si corre il rischio di essere superficiali ed offrire al pubblico notizie confuse. È necessario avere una conoscenza approfondita in materia, così da comprendere quale sia la modalità di comunicazione più corretta e quali concetti debbano realmente emergere. Altrimenti non si rende un servizio di qualità a chi legge il giornale o guarda la televisione. Il linguaggio comprensibile non è tutto: serve anche avere una mentalità capace di adattarsi alle richieste e ai bisogni del cittadino per fornire consigli e informazioni il più possibile semplici, chiari e diretti”.

A proposito di pubblico: crede sia cambiato in questi ultimi anni?
“Moltissimo, merito di una maggiore diffusione della cultura ad ogni livello sociale. Credo comunque che anche i mass-media facciano la loro parte, in particolare quando si impegnano per esempio in campagne di informazione sui vaccini antinfluenzali o sulla prevenzione di malattie più serie”.

E riguardo ai contenuti, quali temi riscuotono maggiore interesse?
“Per riuscire ad attirare l’attenzione del pubblico, soprattutto di quello televisivo, è necessario toccare temi che interessino davvero un po’ tutti. In ogni caso credo che sia importante soffermarsi su argomenti ‘chiave’ collegati necessariamente ad altri aspetti della salute e della vita sociale. Prendiamo ad esempio l’alimentazione: permette di spaziare notevolmente e trattare temi che riguardano gli stili di vita, i comportamenti, la prevenzione delle malattie più diffuse e, più in generale, il benessere. E’ poi vero che il mezzo televisivo, che ha tempi completamente diversi da quelli della carta stampata, va usato per ciò che effettivamente può dare: non è possibile, infatti, pensare di realizzare una trasmissione di un’ora dedicata ad un unico tema, se non facendo ricorso alle strategie tipiche del mondo dello spettacolo, quindi ospiti famosi e star che raccontano le loro esperienze”.

Internet sta trasformando le abitudini del telespettatore?
“Non credo. Sebbene sia uno strumento con notevoli potenzialità, ritengo che Internet sia ancora alla portata di pochi, cioè di chi ha tempo e la possibilità di utilizzarlo. D’altro canto è pur vero che, nel caso di problemi e serie necessità anche in ambito medico, in Rete è possibile raccogliere ogni tipo di informazione. Ci vuole cautela e una buona capacità di orientamento”.

Come sono trattati secondo i temi della salute dalla stampa?
“Negli ultimi anni si è verificata una continua evoluzione degli strumenti di informazione con sempre maggiore serietà e attenzione, in particolare nella carta stampata. Tuttavia bisogna ammettere che stampa e TV si condizionano a vicenda, anche perché le fonti cui entrambe attingono sono in realtà le stesse. Ciò che mi preoccupa di più sono le notizie “esplosive”, che si rilevano per nulla attendibili o controllabili e che comunque non vengono gestite da esperti di informazione medica”.

Che succede quando la cronaca si occupa di salute…
“In alcuni casi può ad arrecare gravi danni ai cittadini, come è accaduto per il ‘caso Di Bella’ o per il Lipobay. Chi infatti si occupa di salute pur non avendo competenze adeguate è interessato esclusivamente a ‘fare notizia’, a tutti i costi. Prima di fornire qualsiasi informazione, invece, bisognerebbe avere l’obbligo ‘morale’ di verificarla e, soprattutto di esporla in maniera approfondita, per evitare che a farne le spese siano soltanto i pazienti”.

A cura di Walter Bruno

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita